martedì 26 dicembre 2023

Giù nella valle

 di Paolo Cognetti

E' Natale, mi concedo (in realtà è un regalo) il lusso di una prima edizione, l'ultimo appena uscito di Cognetti.

Romanzo breve, con struttura interessante in capitoli ognuno con protagonista diverso, cambia anche l'io narrante.

Il primo è un racconto di cani, evidente citazione di Jack London, nei successivi compaiono i due fratelli Alfredo e Luigi e la moglie di questi, Elisabetta.

Giù nella valle (attacco di The River del boss) ogni cosa ha il suo rovescio. C'è la parte al sole e la parte all'ombra, c'è il larice e l'abete, c'è il cane e e il lupo, c'è il fratello buono e quello che se n'è andato in Canada. 

Le persone sembrano avere quello che nel monologo di "Radio Freccia" è chiamato "un buco dentro", e provano a riempirlo come possono, chi con l'alcol, chi con i libri, chi con una donna venuta dalla città per amore.

Il lato oscuro è parte di ciascuno di noi.


domenica 17 dicembre 2023

L'ultimo compagno

di Concetto Vecchio
Un vita che è stato un romanzo, no, un film.
Concetto Vecchio, già bravo nella sua ricostruzione della vicenda di Giorgiana Masi, questa volta ci aggiunge un po' di cuore.
"Meno comunismo, più Emanuele", con questa formula convinse il patriarca della sinistra a lasciarti intervistare per questa "biografia sentimentale", in cui non è la battaglia dei miglioristi l'oggetto principale, ma la vicenda di un uomo che ha molto lottato, molto amato, molto scritto, molto vissuto.
La fanciullezza e l'adolescenza nella Caltanissetta di un secolo fa raccontano di un mondo lontanissimo, fatto di miseria e ingiustizie ancestrali che segnarono la formazione della passione per la politica, per il sindacato, guidate dal desiderio di migliorare le condizioni di vita delle masse disperate dei minatori e dei braccianti.
La sicilianità straborda; emerge questa volta non da estremi che si toccano, ma da una sensualità che non si riesce a contenere, e che porta il giovane militante comunista all'arresto e al processo per adulterio; e dal profilo morale di persone come Boccadutri, Li Causi, La Torre, maestri e compagni di Macaluso.
Vecchio ne racconta descrivendoci i dettagli di un rapporto che diviene di amicizia, con quello che fine all'ultimo non volle essere un monumento, ma si guadagnò la "generale considerazione" che gli venne tributata nei coccodrilli, e che all'epoca ho condiviso.


domenica 10 dicembre 2023

Il peggiore anno che si possa immaginare. O forse no

E anche questa volta arriva il rigore, visto che al 30mo non eravamo ancora sotto.
Poco sarebbe cambiato, ma nelle ultime 4-5 partite con l'Inter abbiamo sempre iniziato con un rigore piuttosto generoso.
Reazione? Manco a parlarne. Neanche il tempo di pensare che bisogna restare in piedi, che ne prendiamo due.
Uno dei motivi per cui facciamo così cagare è questa mentalità perdente per la quale tanto non sono queste le partite in cui prendere punti, e quindi neanche le giochiamo.
Mancanza di ambizione, mancanza di mentalità, mancanza di rispetto per la storia del club e per i tifosi.
Vediamo se riusciamo a chiudere un anno con tre vittorie interne, cinque complessive, una sequela infinita di errori ed orrori.
Impossibile fare peggio? No, vedremo nel 2024.

venerdì 8 dicembre 2023

Il senso di colpa del dottor Zivago

di Pierluigi Battista



Al solito incapace di resistere a proposte commerciali librarie (outlet 70%), mi ritrovo tra le mani questa sorta di biografia di Pasternak, del suo rapporto con l'amante che è impossibile non immaginare nelle sembianze di Lara, ma anche con il potere con il quale, suggerisce Battista, tentò di sopravvivere con scarse prove di coraggio, prima di quella unica e vera della pubblicazione del romanzo.
Con onestà non posso stupirmi che l'editore si trovi buon numero di copie tra gli invenduti, trattasi certamente di opera per vero amatori.

Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del 500

di Carlo Ginzburg
Di questo classico della nostra storiografia mi aveva parlato ancora, sui banchi liceali, l'indimenticabile professore Perini, a proposito di microstoria e di incroci con la storia locale.
Ancora pochi giorni fa, a quasi 50 anni dalla scrittura dell' opera, il professore Ginzburg ha fatto capolino a Montereale, dove dice di sentirsi come a casa.
Microstoria e grandi storici qui a due passi, in quel paese un po' triste che pure dà accesso alla parte più nascosta della vera bellezza.
Il volume, parte della collana Friuli d'autore che il Messaggero editò una ventina di anni fa e che sto cercando di ricostruire, sonnecchiava sullo scaffale da allora, sfidando la mia prontezza ad affrontarlo.
Bisogna pur essere franchi con se stessi: non sono pronto, o forse non sono più pronto. Portato il libro a Roma in un recente viaggio di lavoro, ho iniziato a saltare parti del testo che trovavo indigeribili, per poi risolvermi a interrompere la lettura. 
Tra l'ammirato e il dubbioso mi sono confrontato con la capacità di un autore (come già la Cantarella, in una recente lettura) di estrapolare tutta una serie di conclusioni da indizi come una frase detta o non detta, un libro citato, quei pochi fatti da cui può muovere una reale conclusione storica.
Confermando l'ammirazione e riconoscendo che non altrimenti potrebbe procedere un tentativo di microstoria su vicende e persone di 800 anni fa, ammetto che non fa per un me.

domenica 3 dicembre 2023

L'impero britannico

 di Luigi Bruti Liberati


Come dichiarato nell'introduzione scopi dell' autore era scrivere un testo di lettura godibile, a tratti simile a un romanzo.

La storia dell' impero è quindi suddivisa in capitoli del tutto autonomi tra loro, nei quali è dato rilievo ad alcuni protagonisti delle vicende narrate sui quali ampia è la parte biografica, a tratti al limite dell'aneddotico.

Altra scelta è l'attenzione del tutto prevalente riservata a India e Sudafrica; quasi assente è una ricerca del tratto comuni alle varie esperienze e alla politica imperiale vista da Londra, il punto di osservazione è quasi sempre quello delle colonie.

Conosciamo a fondo Livingstone, Cecil Rhodes, Gandhi e Mandela, alla fine risulta godibile anche una lettura separata della guerra anglo-boera piuttosto che di quella delle Falkland, o dell'indipendenza indiana piuttosto che la nascita di Israele.

Più che una visione di assieme ci sono quindi i molti capitoli, tra loro separati, rispetto ai quali il quadro offerto appare soddisfacente.

sabato 11 novembre 2023

Valori in ribasso

In un'idea inscritta in modo inscalfibile nel mio modo di pensare, credo comune a quello della mia generazione, due erano le prerogative personali che maggiormente rendevano meritevoli di stima e buona reputazione.
La prima era l'intelligenza, la seconda la cultura.
Entrambe oggi le sento nominare sempre meno, sostituite da più moderni "valori" capaci di connotare una persona considerata.
La capacità di comprendere le cose oltre le immediate apparenze, di ricercare connessioni, gli universali sembra svalutata dal gran numero di soluzioni precostituite che la rete mette a disposizione: l'unica fatica è scegliere a chi delegare oggi la comprensione di quello che accade. Piuttosto va sempre più di moda l'abilità nel ricercare la nicchia nel quale massimizzare il proprio interesse, del tutto rispettabile quando non diventa miope furbizia da free rider.
Le persone più considerate sono quelle capace di coinvolgere, determinate, dotate di leadership piuttosto che di talento o fantasia: molto raro sentire una frase tipo "però, quello è veramente intelligente!".
Per quanto riguarda la cultura, non parliamone nemmeno.
Per un teenager la virtù di uno che ha letto molti libri, che padroneggia una disciplina, che è in grano di interconnettere grazie alle sue conoscenze ambiti cognitivi diversi, è vista probabilmente alla stregua di come noi consideriamo le capacità guaritive di uno sciamano. 
Il lavoro intellettuale perde in considerazione, i libri sono un oggetto per boomer, l'approfondimento lascia spazio ai riassuntini e alle infografiche.
Aumenta la complessità, si svaluta la capacità di affrontarla.
Non mi ci ritrovo tanto, mi sa che è ora di passare la mano. 

venerdì 3 novembre 2023

Spettacolo: no grazie

Giornalista, tifoso viola, apprezzato opinionista in uno dei "filo diretto" su radio sportiva, Stefano Cecchi è ogni volta sommerso dagli attestati di stima dei veri amanti del calcio di una volta.

Difficile per lui parlare prima di Juve- Fiorentina: ma è uno che ne esce alla grande, rispondendo alla domanda "chi in attacco per la Juve, tra i 4 a disposizione?" così: "Gatti centravanti e Rugani alle sue spalle".

Il suo pensiero sommamente condivisibile è tuttavia condensato dalla risposta successiva.

"...se vuole lo spettacolo le consiglio un bel cinema... il calcio non deve dare spettacolo, ma la felicità".



L'altra faccia della medaglia

Purtroppo è sempre il calcio ad offrire gli esempi negativi.

Allontanato Sottil al culmine di una situazione tanto insostenibile quanto legata a responsabilità altrui, viene richiamata una vecchia conoscenza, l'ultima cui si sarebbe rivolto il permaloso tifoso friulano.

Dopo un esordio che ha fatto balenare qualche speranza a Monza, ecco arrivare la Coppa Italia, ormai non più considerata un allenamento per le seconde schiere ma un vero intralcio.

Normale vedere le riserve e qualche giovane, prevedibile pensare che una trasferta perdente a Milano non fosse nei desiderata; ma se la sconfitta viene perseguita con pervicacia, precludendosi volontariamente ogni possibilità di vincere, allora non è più sport, non c'è rispetto nè per i tifosi nè per il club.

Mi unisco al coro: "meritiamo di più".

martedì 31 ottobre 2023

Guarda che bella medaglia d'argento!

L'ultima partita nella nazionale più leggendaria di tutti gli sport, persa di un punto, dopo aver giocato meglio e sfiorato una rimonta storica, nel match più importante degli ultimi trentanni.

 
Trovare la forza di sorridere, la capacità di comprendere quel molto che si è fatto, quel tutto che è lottare fino allo stremo delle proprie forze e al meglio delle proprie capacità.

Insegnare con un abbraccio a proprio figlio come va la vita.

Essere un campione, Aaron Smith.

sabato 21 ottobre 2023

Sport al massimo livello

I quarti di finale del mondiale di Rugby hanno messo in campo due partite che potevano essere la finale.

Aspetto comune, la lotta punto a punto, un combattimento duro e leale di ottanta minuti, con una disciplina incredibile con quello sforzo e prestazioni sul piano fisico e tecnico ad un livello fenomenale.

Si tratta di atleti che offrono performance straordinarie che accomunano velocità, forza, resistenza, capacità di restare concentrati e necessità di scelte tecniche giuste: forse il massimo che possa offrire oggi una disciplina sportiva.

Gli irlandesi, in una partita che sembra fatta apposta per entrare nella leggenda, con quell'ultima azione di 37 fasi, hanno giocato alla grande dimostrando di essere forse la squadra migliore, ma hanno perso per un paio di sbavature, confermando che a certi livelli gioca anche la tradizione, quella che gli All Blacks stanno onorando con una crescita che si vede di partita in partita.

I sudafricani hanno prevalso in virtù di una panchina lunga, e della capacità di orientare un paio di episodi decisivi di fronte al maggior talento dei francesi.

Entrambe le partite potevano finire con il risultato opposto, in entrambe ci sono state decisioni arbitrali discutibili, ma che sul campo sono state accettate senza battere ciglio.

Che grande spettacolo, che esempio per tutto il movimento sportivo.

mercoledì 18 ottobre 2023

Ho voglia di immaginarmi altrove

Di questo documentario dedicato alla memoria di Enzo Tortora e alla vergognosa vicenda giudiziaria che lo ha colpito si è parlato soprattutto in relazione alle polemiche collegate al giudizio negativo di Gaia.
Non ho compreso i motivi del suo disappunto, ma la brava giornalista figlia di Enzo avrà i suoi motivi.
A me quest'opera non pretenziosa ma ricca di testimonianze ha acceso ricordi, fatto scoprire alcuni importanti particolari (il coraggio del giudice Morello) e anche versare qualche lacrima.
Probabilmente sono un animo semplice, di certo non sopporto l'ingiustizia.
Tra l'altro, mai visto tanti radicali tutti assieme.

domenica 15 ottobre 2023

Malga Acomizza

Bando alle cassandre annunciatrici di pioggia, partenza alle 7 speranzosi. Speranza ben riposta, all'uscita dell'autostrada ci accoglie il sole.

Lasciata l'auto poco dopo il paese di Camporosso, ci si inerpica lungo una forestale immersa nel bosco. La pendenza è costante e abbastanza impegnativa, non c'è visuale panoramica ma il piacere di essere immersi nella foresta millenaria, ancora verde anche a metà ottobre vista l'eccezionalità del meteo.

La fatica si arresta a quota 1500, dove ci attende una pausa nella Capanna Cima Muli, prima di intraprendere il sentiero che da lì parte, con pendenza decisamente più dolce.

Sono avvertito che dovremo abbandonare il sentiero principale, ma al momento del dunque non troviamo la deviazione, e proseguiamo sul 508 fino alla malga Acomizza, a quota 1700, nenanche tre ore dalla partenza. La cima è lì, ci separano 100 metri ed un pendio da superare, ma ci riteniamo soddisfatti della vista che si offre sulla vallata austriaca e sul versante sud, a noi ed ai molti ciclisti in MTB che incontriamo, e ci fermiamo.

Un panino sulle panche, esposti al vento che deve essere una costante quassù, ma fortunatamente anche ad un po' di sole, e ci accingiamo al ritorno.



Carta Tabacco 19, dislivello 900, altezza max 1708, ore 5

 

sabato 7 ottobre 2023

Manifesto del libero pensiero

 di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi

L'argomento di cui si occupa questo agile libretto era già parte de "La Mutazione", nel quale si indicava la seconda delle idee passate da sinistra a destra nella difesa della libertà di pensiero, e viene ora condensato in "pillole" che compongono la sorta di "manifesto" che lo denomina.

Resistere alla pressione del "follemente corretto" è cosa non semplice, che richiede un po' di quella che io denomino "personalità intellettuale", la capacità e la voglia di non cedere alla soluzione più semplice che è adeguarsi a quello che impone il pensiero dominante. 

La preoccupazione è che per farlo con velleità non meramente donchisciottesca sarebbe necessario con un ambiente culturalmente attrezzato (ahi) e con una disponibilità all'ascolto dell'altro che sembra essere una prerogativa in recessione sempre maggiore.

Mi è capitato di ragionare su alcuni fatti di cronaca, con persone con cui si può discutere, e sollevare dei dubbi rispetto all'interpretazione dei fatti che loro avevano accolto, in sintonia con il pensiero passato sui mezzi di informazione; e vedermi rispondere che una persona come me può cogliere certi dettagli, e quindi accedere ad un certo tipo di idee e di messaggi, che invece non possono arrivare alla massa.

E' un discorso che non accetto, anche se ne temo la diffusione e una possibile parziale fondatezza in tempi di incultura dilagante.

Nel libro, ad esempio, dà da pensare la riflessione sull'"antirazzismo" (ma potrebbe essere l'antifascismo), con la quale si esemplifica la distorsione generata dal qualificarsi come "anti", automaticamente attribuendo la qualifica negativa (l'oggetto di "anti") ai propri avversari.  Se io sono contro il razzismo, tu che la pensi diversamente da me sei razzista. Peggio ancora, lo sei se non aderisci esplicitamente a tutte le manifestazioni che io metto in campo (giocatori in ginocchio) per manifestare la mia idea.

E non si può non condividere la preoccupazione per il razzismo al contrario, la "reverse discrimination" che viene brillantemente denunciata ricordando quanto sia agli antipodi, ad esempio alle idee di Martin Luther King.

Le idee e gli atteggiamenti che non ci piacciono si combattono con altre idee e modi di essere, non impedendo ad altri di esprimersi.

Dovrebbe essere un  principio universalmente riconosciuto. Una volta lo era. Ora non lo è più. E questo muta la sostanza più autentica del nostro modo di vivere.

Perchè la libertà non è di destra o di sinistra, ma è il principio supremo del nostro vivere civile

giovedì 5 ottobre 2023

Hey Jude

Titolo troppo facile, non pretendo la palma dell'originalità.

In ormai 40 anni da che sono malato di calcio, ho sempre ripetuto, un po' per vezzo, di non aver mai più rivisto un centrocampista completo come Marco Tardelli.

C'era quello più tecnico come Pirlo o Modric, quello più forte fisicamente come Rijkaard, con più (facciamo uguale) grinta come Simeone, più insuperabile come Desailly, più capace di realizzare come Milinkovic o Scholes, più intelligente tatticamente come Guardiola o Paulo Sousa, più carismatico come Deschamps Falcao o Matthaus, più assistman come De Bruyne, quello con infinita classe come Redondo, e tanti altri che tralascio.

Ma come Tardelli, uno che poteva marcare Maradona e poi ti segnava "quel" goal, mai visto uno così versatile, il centrocampista universale.

Forse dovrò riconsiderare l'opinione, dopo aver visto Jude Bellingham, già fenomenale al mondiale, all'opera con un impatto da pallone d'oro già nel suo primo anno al Real.

Ventanni. Da paura.

domenica 1 ottobre 2023

Campanile di Val Montanaia

Eccolo qui, davanti ai miei occhi, il simbolo della Dolomiti friulane, che accosto al volgere di un anno  (non è ancora finito) che mi ha dato grandi soddisfazioni.

Il momento dell'escursione è stato scelto con cura, per evitare il solleone agostano. E' già un'avventura arrivare al parcheggio, con 13 kilometri di strada che solca la vallata, attraversa il torrente, sfila tra torrioni maestosi e selvaggi, facendo sorgere sincero stupore di fronte a luoghi così insoliti, inesplorati, eppure così vicini.
Non siamo certo gli unici ad aver avuto l'idea, troveremo ampia compagnia nella salita che si conduce interamente nel canalone tra le due file degli "Spalti di Toro " e dei "Monfalconi di Montanaia", ascesa costante, a tratti ripida, non eccessivamente faticosa per chi ha la gamba allenata. Dopo un paio d'ore lo vediamo spuntare, il desiderato torrione, ma per raggiungerlo costeggiarlo e superarlo fino al bivacco Perugini ne passa un'altra, finalmente tra vegetazione e pendenze meno marcate.
Il panorama composto dal ricongiungersi delle due catene, un'anfiteatro di cime che fa da contorno alla star della valle, è pura meraviglia.  E par di stupirsi che questo luogo, pur famoso e frequentato, non lo sia ancor di più. Dove l'hanno portato, Brad Pitt, invece che qui?
La felice collocazione del bivacco nel centro dello spiazzo erboso induce a pensare alla fortuna di quelli che, già prenotato il posto, vi passeranno la notte.
Per il ritorno scegliamo di scartare il percorso ad anello e riprendiamo la via dell'andata.
Dopo una sosta al rifugio Pordenone, è di nuovo tutto un contemplare cime e gruppi sconosciuti.
Se non è questa, la vera bellezza, veramente non so cosa sia.



giovedì 28 settembre 2023

Orizzonti di mediocrità

Un anno fa sognavamo, sogni belli e sconfinati.
Ci siamo poi svegliati, e la delusione più che grande è stata definitiva.
Con quei presupposti, una società con un minimo di ambizione avrebbe investito per colmare un paio di lampanti lacune, e provato a vivere finalmente un anno da leoni, dopo un decennio di mediocrità.
Se invece di comprare si vende, in un contesto così, vuol dire che non avremo mai più una squadra vincente, abbiamo capito.
Rassegnati come vuole secolare tradizione di popolo periferico e asservito, abbiamo assistito al solito silenti ad uno scempio di girone di ritorno, quattro vittorie di cui due con Samp e Cremonese.
A quella squadra con ritmo da retrocessione sono stati tolti Becao e Udogje, poi in extremis Beto, senza un rimpiazzo che non sia un progetto di giocatore, con caratteristiche tecniche opposte.
L'esperto direttore sportivo, congedato per fare posto ad un ragazzo che (forse) si farà.
Facciamo a meno dei dirigenti, del miglior difensore, dell'unico esterno di qualità, del centravanti. Anche del capitano, recuperato solo all'ultimo.
Non serve niente, nient' altro che il fenomenale know how di una società che, è vero, ci tiene in A da trent'anni.
A mente fredda, la sconfitta di Napoli, come tante altre, conta zero, se si vince domenica la classifica è più o meno a posto.
Ma a Napoli sono dieci anni che perdiamo. È un numero che si spiega e si sposa con il chiaro tratto che ci contraddistingue, la mancanza di ambizione.
Ci basta mantenere la categoria e il fatturato.
I giocatori lo percepiscono questo, se ne fregano se si vince o perde, sono degli impiegati che timbrano il cartellino nell'attesa di andare in una città più grande. 
L'aspetto motivazionale è da anni il vero problema di una squadra che costantemente raccoglie di meno di quello che indicano i valori tecnici, ed è dura por rimedio se i primi a non credere e volere un miglioramento sono i vertici della società.
Finora è andata bene, si sono sempre trovate tre squadre più scarse. Quest'anno sembra più difficile, chissà...magari torna Deulofeu, magari i numeri di Samardzic, qualcuno dei ragazzi ha qualità...
Io mi chiedo se le persone che stanno ai vertici queste società che prosperano e guadagnano grazie alla passione dei tifosi si pongano il problema che questa non può in eterno alimentarsi da sola, ha bisogno di un po' di attenzione di cura, di una vittoria a Napoli ogni 5 anni.
"La passione è la nostra forza" era un riuscito slogan che campeggia ancora sulla tribuna del Friuli. Sarebbe più veritiero scrivere "La mediocrità è il nostro orizzonte"

martedì 26 settembre 2023

Grazie Presidente

Forse non è vero che sono sempre i migliori che se ne vanno.

Ma qualche volta sì (lo pensavo già qualche anno fa).

In un anno che ha già visto scomparire Ratzinger e Berlusconi, anche Giorgio Napolitano si aggiunge alla lista.

Nella cerimonia alla camera in cui si è celebrato quello che Gianni Letta ha giustamente definito un "lutto repubblicano", in cui si è parlato di Thomas Mann, di Dante, di Emanuele Macaluso, la scelta degli oratori è la miglior prova di quale gran vaglia sia stato questo "statista italiano ed europeo".  

Uomo delle istituzioni; protagonista della sinistra riformista; leader parlamentare stimato dagli avversari politici; riformista europeo; uomo la cui orgogliosa laicità non impediva il dialogo con le più alte personalità religiose; persona di autorevolezza universalmente riconosciuta, frutto di una cultura vastissima e continuamente alimentata. 
Come ha concluso Amato, "ci hanno fatto credere che la politica è sporcizia, o è lavoro da specialisti; e invece la politica la cosa pubblica siamo noi stessi. Giorgio Napolitano lo ha insegnato a tutti noi".

Purtroppo non dico la doverosa ammirazione, ma nemmeno un elementare parce sepultis riesce a farsi strada davanti alla morte di uomo.
Riconoscere di quello che è stato percepito come un avversario i meriti, se non la grandezza, dovrebbe misurare la stoffa delle persone. E freschi stiamo, a leggere più d'uno dei coccodrilli dell'altroieri. Li ha giustamente stigmatizzati, da par suo, Giuliano Ferrara (altro livello); Quello che il giudizio sgangherato della destra pubblicistica non afferra, quando parla di camaleontismo in morte di Napolitano, è appunto questo: la politica ha regole sue, può essere anche visione o prefigurazione ma non è mai utopia o anarchia, il potere non concede margini ambigui all’antipotere, e non è una questione di metodo ma di essenza dell’arte dello stato e del possibile. La carriera comunista e repubblicana dello statista morto venerdì scorso, dal soviettismo togliattiano al gradualismo riformista e europeista, dunque atlantista, è stata un pezzo di storia perché al contenuto della storia, che non ha senso né significato oltre sé stessa, ha aderito con inaudita e scabra pignoleria analitica, passo dopo passo, cambiamento dopo cambiamento.

Sempre su "Il Foglio", Sergio Soave ha vergato una sorta di lungo epitaffio (sottolineature mie):
Sarà la storia a dire quale sia stata l’influenza di Giorgio Napolitano sulla vicenda italiana. Quello che si può dire fin d’ora è che è stato un uomo delle istituzioni, che ha portato nelle aule parlamentari, nei governi e infine al Quirinale un’esperienza e una serietà politiche maturate in decenni di lavoro intenso e impegnativo, il segno di battaglie condotte con convinzione, ma senza iattanza. Uno degli aspetti del suo carattere, infatti, è stata la ricerca di un metodo di intervento in cui la passione e l’opinione personali venissero espresse attraverso un ragionamento legato all’esperienza comune. Anche nel corso delle controversie più dure che rendevano necessaria l’assunzione di posizioni divisive, come quella per l’approdo riformista e socialdemocratico del corpo del Pci, veniva criticato dai settori più radicali della sua stessa corrente per il modo quasi felpato con cui descriveva posizioni anche assai nette di dissenso dalla maggioranza del partito.
Va detto che, però, se il metodo era dialettico, la tenacia con cui quelle posizioni sono state difese e sostenute è stata altrettanto indiscutibile. Napolitano non è rimasto sempre eguale a se stesso, come ha scritto egli stesso: “La mia storia … non è rimasta eguale al punto di partenza, ma è passata attraverso decisive evoluzioni della realtà internazionale e nazionale e attraverso personali, profonde, dichiarate revisioni”. La sua lezione di serietà e competenza, di riluttanza alla personalizzazione, l’impegno a leggere sempre la realtà nazionale nelle coordinate internazionali, è particolarmente valida oggi, quando proprio le sue indiscutibili virtù sembrano scarseggiare, salvo rare eccezioni, nelle classi dirigenti non solo politiche. E’ difficile credere che la sua eredità sarà raccolta, anche perché affonda le radici in una realtà e in una cultura del secolo scorso, il che non significa che sia superata o obsoleta. Un paese, o se si preferisce una nazione, che non sa far tesoro del suo passato rischia di non capire il presente e di affrontare il futuro senza una bussola.


sabato 23 settembre 2023

Le principesse di Acapulco

 di Giorgio Scerbanenco


Principesse russe, comunisti convertiti dal denaro, ex nazisti, tuffatori messicani. Sempre piacevole la scrittura di Scerbanenco, certo chissà che diverso effetto nel 1970... 

mercoledì 13 settembre 2023

Iof di Montasio

Concludo una tre giorni fantastica coronando un vecchio sogno: il maestoso Montasio.

Ci sono persone che si ricordano di avere, quattro o cinque anni fa, promesso di accompagnarti in una escursione; e lo considerano un impegno da onorare. Ti chiamano qualche giorno fa, dai andiamo, che il tempo ora è ideale. Sì che andiamo, quando mi ricapita questa occasione. Mercoledì, no martedì che al massimo c'è un po' di velatura il pomeriggio.  

Il collega che si è offerto di accompagnarmi è un vero appassionato ed esperto, mi rifornisce dell'attrezzatura necessaria e mi conduce con passo deciso al lungo avvicinamento. 

Siamo al parcheggio alle 9. Un veloce caffè al rifugio, e via. Ci aspettano infatti 1200 metri di dislivello, che percorriamo senza posa, arriviamo senza nemmeno accorgercene alla Forca dei Disteis, a quota  2200. Antonio ha scelto di salire per la via Findenegg, lasciamo allora la via normale per iniziare a inerpicarci sulla cengia che conduce a Nord, iniziando ad arrampicarci prima su pendio detritico poi su roccia, sempre lungo il sentiero costantemente segnalato e mai esposto, arrivando in breve, con lieve prolungamento, al bivacco Suringar. Poco prima inizia la salita tramite il canalone Findenegg, che attacchiamo a quota 2400. Di fatto fin poco sotto la vetta tutta arrampicata su roccia, mai pericolosa, ma costantemente impegnativa, che conduce fino alla cresta, più o meno a quota 2700. L'ultimo tratto in cresta è spettacolare, desta dal vivo esaltazione quanto rivisto in foto un filo di preoccupazione. Quella che non hanno minimamente gli stambecchi che, in buon numero, appaiono ben adusi alla presenza di noi umani.

Dopo 4 ore, sono sulla cima del Montasio; e non credevo ci sarei mai arrivato. Il panorama eccezionale spazia delle vicine vette delle Giulie alle Alpi Carniche di là: chissà se quello è il Coglians, dove stanno gli unici più in alto di noi. Qui in basso, il Grego è piccolissimo laggiù, e l'amata Val Saisera appare più bella che mai. 

Dopo una breve sosta, è tempo di indossare l'imbrago, che servirà per la discesa per la via normale. Dopo un tratto in cresta verso est, in lieve discesa, percorriamo alcuni tratti attrezzati, che ci conducono alla famosa scala Pipan, che Antonio trova molto diversa (più breve e spostata) dall'ultima visita, cinque anni fa. 

Ai piedi della scala mi sento quasi arrivato; ma in realtà mancano 800 metri di discesa. La malga laggiù è ben visibile, ma ci vuole un bel po' a raggiungerla, dopo un passaggio su pendio detritico, una scorciatoia sull'erba ed infine il largo sentiero. In discesa, tutto, sono 3 ore e 20, qui faccio un po' da freno, anche perchè mi fermo spesso a contemplare la vera bellezza, la stessa che da anni campeggia come sfondo su questo blog.

Non pago di avermi offerto l'occasione e fatto da guida, Antonio realizza un vero servizio fotografico. Vuole che mi resti il ricordo di questa giornata: e io spero che capisca quanto gli sono grato.










martedì 12 settembre 2023

Monte Mangart

Settembre di rara bellezza. Ogni mattina a chiedersi perchè ci si dirige a Trieste e non lassù: almeno la domenica ce la facciamo a ritagliare una scappata.

All'ultimo la Cima del lago viene scartata per il troppo dislivello.

Provo ad infilare tra le alternative il Mangart che ne segnala solo 600, la proposta viene accolta.

Una giornata di straordinario sole settembrino, clima davvero ideale, ci accoglie fin dalle rampe della rotabile che dopo il passo del Predil sale (pedaggio 10 euro), sale, sale... fino a quota 1850, a pochi passi dal rifugio.

Quota quindi più bassa di quella preventivata, recuperiamo in fretta i metri mancanti e ci portiamo in un baleno alla sella Mangart. da lì dopo un iniziale errore di percorso attacchiamo la "ferrata italiana", ricca di roccia da risalire con l'aiuto di ampi tratti di corda. A circa 2450 rimango da solo, percorro l'ultimo tratto attrezzato con passamani per poi fiondarmi sull'ultimo tratto di sentiero che porta alla cima, quota 2667, dove mi aspettano diverse decine di persone attirate dalla straordinaria bellezza e dalla relativa facilità dell'ascesa.


Si distinguono facilmente Canin, Montasio, gruppo dello Iof Fuart e di qua la valle dello Slizza ed i laghi di Fusine piccoli piccoli. I molti sloveni presenti guardano a est e sudest, cercando il Triglav.

Un panino e scendo con il cuore contento, negli occhi la vera bellezza; tre ore l'ascesa, due la discesa.

Al rifugio davanti ad una coca ammiro un panorama di struggente bellezza, costituito da una sorta di anfiteatro ai piedi della grande cupola, mentre il sole scalda le ossa. 

Vien voglia di restare qui per sempre: ma tornare a valle si deve.






domenica 3 settembre 2023

Sentiero botanico Bila Pec

Gita programmata con famiglie, alla fine in formazione rimaneggiata, su percorso iperfacile ma che consente di colmare la clamorosa lacuna del rifugio Gilberti.

Saliamo al rifugio in cabinovia, dopo un caffè imbocchiamo il sentiero botanico in senso antiorario. L'ambiente aspro e roccioso ospita un sentiero ampio e con pendenza regolare, che in 40 minuti conduce alla sella di Bila Pec, dove si apre una magnifica vista sul nostro Montasio. Impossibile resistere alla tentazione di vari fotoritratti, per poi guardare con un po' di saudade la cima del Bila Pec, lì a un passo, un appuntamento rimandato prima di percorrere in discesa il breve anello, e raggiungere di nuovo il rifugio per una pranzo sulla terrazza, la cui magnifica vista non fa che sognare nuove escursioni... a presto






mercoledì 30 agosto 2023

Monte Rest

Questi impegni sportivi dei ragazzi cominciano a diventare un pretesto piacevole.

Per un recupero figlia a Tramonti mi concedo un giorno di ferie: non sono mai stato in quella vallata, e da tempo ho messo nel mirino la facile ascesa al Monte Rest.

All'ultimo decido di arrivare al passo da Ampezzo, strada lievemente più rapida. L'ultimo tratto è stretto ma con asfalto magnifico, evidente lascito di una trappa del giro.

Il tempo è incerto, in altre occasioni avrebbe consigliato di soprassedere. Ma lassù ci devo ancora andare, e allora si parte: sarò assistito dalla fortuna, giusto qualche gocciolina, neanche da baganare il k-way, e senza che la visibilità sia pregiudicata.

L'ascesa alla malga Rest (circa 50 minuti) si svolge quasi interamente su carrareccia cementata, poi pietrosa, salvo un ultimo pezzo in ampio sentiero nella faggeta. 

La malga consta di stalle abbandonate, mentre l'edificio principale è stato restaurato ed è accogliente, lo utilizzerò al rientro per il pranzo.

Si vede piuttosto ravvicinata la cima, al culmine di un pendio erboso, dal lato opposto alla visuale sulle due Tramonti, laggiù. L'ascesa in diagonale, con un unico tornante in prossimità di una statuina della Madonna, mi porta in cima in una mezzora.

Visuale a 360 gradi, fin giù a Tolmezzo e risalendo ad Ampezzo, il Pura e il Tinisa. Da quest'altra parte la val Viellia fa intravedere i due paesi, e di fronte il Valcalda.

Come da impressione ricavata già domenica risalendo la vallata, e forse condizionata dal tempo, è questa montagna austera, aspra, non caratterizzata da ampie e dolci vallate nè dai colossi delle Giulie; forse friulana. Pur sempre vera bellezza.

Parcheggio in abbondanza



Accogliente riparo

La casera

Tramonti di Sotto e Tramonti di Sopra

Ampezzo

Tolmezzo sullo fondo

  

domenica 27 agosto 2023

Parla la Repubblica

Può parlare una Repubblica?

Può, quando la rappresenta una guida alta e ispirata come Mattarella (e come è stato Napolitano), e questa si prende la briga di lasciare al suo destino il vociare indistinto di molti suoi colleghi (sic!), per ricordare alcuni concetti essenziali, come ha fatto nel rimarchevole discorso di qualche giorno fa a Rimini.

I tentativi di trascinare verso il basso della polemicuccia partitica le parole del Presidente non reggono alla chiarezza di una visione che non è quella del "Capo dell'opposizione", ma di una persona che si rende conto di cosa voglia dire rappresentare i valori della nostra Repubblica.

Difficile riassumere; ma si deve provare. 

Si interroga il Presidente: cosa non siamo?

Su cosa si fonda la società umana; la realtà nella quale ciascuno di noi è inserito; la realtà che si è organizzata, nei secoli, in società politica dando vita alle regole - e alle istituzioni - che caratterizzano l’esperienza dei nostri giorni?
È, forse, il carattere dello scontro? È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l‘ostilità verso o il proprio vicino, o il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio che si basa la convivenza tra le persone?
Se avessimo risposto affermativamente, anche, soltanto, a una di queste domande, con ogni probabilità, il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo; e da tempo.

E' proprio l'opposto valore che fonda la nostra Costituzione: 
Uno spirito, analogo, ha ispirato la nostra Assemblea Costituente nella quale opinioni diverse si sono incontrate in spirito di collaborazione, per condividere e affermare i valori della dignità, ed eguaglianza, delle persone; della pace; della libertà.
Ecco, come nasce la nostra Costituzione: con l’amicizia come risorsa a cui attingere per superare - insieme - le barriere e gli ostacoli; per esprimere la nostra stessa umanità.
Per superare, per espellere l’odio, come misura dei rapporti umani. Quell’odio che la civiltà umana ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza.

Superare, espellere l'odio  come misura dei rapporti umani. Ma c'è di più. Nell'omaggiare i suoi ospiti denominando come amicizia quella che forse siamo abituati a definire come solidarietà, come comunità, Mattarella spiega come necessariamente essa debba essere declinata.

L’aspirazione non può essere quella di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili.
Al contrario. Se così fosse, saremmo sulla strada della spinta alla omologazione, all’appiattimento. L’opposto del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a ciascuna persona.

La nostra storia, come quella d'Europa che ha conosciuto i suoi peggiori momenti quando è prevalsa la "la pretesa della massificazione", è lì a dimostrarlo: 
È il valore della nostra Patria, del nostro straordinario popolo - tanto apprezzato e amato nel mondo - frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni; di apporto di diversi idiomi per la nostra splendida lingua; e nella direzione del bene comune.
Amicizia, per definizione, è contrapposizione alla violenza. Parte dalla conoscenza e dal dialogo. Anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica.

I tentativi di negarla, invocando quell'odio, alimentando i contrasti, non mancano. Ma sono pretesti: 
Amicizia, per definizione, è contrapposizione alla violenza. Parte dalla conoscenza e dal dialogo. Anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica.
Non mancano, mai, i pretesti per alimentare i contrasti.
Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; la invocazione di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi.

Gli importanti cambiamenti che vive il nostro tempo, oltre a rendere arduo (e spesso non tentato) "uno sguardo lungo che ci aiuti a comprendere, in profondità, quale sia la direzione della nostra vita", sono nel segno dell'individualismo, non privo di un rischio fatale:
L’auto-affermazione dell’io, nella sua più assoluta centralità in realtà nella sua piena solitudine, appare priva di qualunque senso.
Il concetto di individuo rischierebbe di separarsi da quello di persona.
L’affermazione di sé – uno dei motori della vita comunitaria – vale, in realtà, se è inserita nella comunità in cui si è nati, o in cui si è scelto di vivere; e se contribuisce alla sua crescita.

Il Presidente tocca temi come il diritto alla felicità, connesso alla pace e alla "amicizia sociale", in una temperie in cui vi è la necessità, oltre che di confrontarsi con il tema dell'ambiente, di affrontare l'ineludibile necessità che una pace giusta non possa dimenticare il dramma dei profughi. E' l'occasione per le parole tra le più citate nelle cronache, quelle sui flussi adeguati, che però sono un inciso in un discorso di più alto respiro, il cui cuore è l'affidamento della speranza alle nuove generazioni
La speranza è in voi giovani.
Prendetevi quel che è vostro. Comprese le responsabilità e i doveri.
Voi avvertite, in maniera genuina, tutti questi problemi.
Avete la sensibilità di sentirvi pienamente europei. Più degli adulti.
Avete conoscenze adeguate per affrontare, senza timore, le trasformazioni digitali e tecnologiche che sono già in atto.
Avete la coscienza che l’ambiente è parte della nostra vita sociale. Che non ci sarà giustizia sociale senza giustizia ambientale; e viceversa.
Non vi chiudete, non fatevi chiudere in tanti mondi separati. Usate i social, sempre con intelligenza; impedite che vi catturino, producendo una somma di solitudini, come diceva il mio Vescovo di tanti anni addietro.
Non rinunciate, mai, alle relazioni personali; all’incontro personale; all’affetto dell’amico; all’amore; alla gratuità dell’impegno.
Il mondo è migliore, se lo guardiamo con gli occhi giusti.

Mi rivolgo a Marzio Breda: ma veramente vogliamo ridurre queste parole ad una reazione al libro di Vannacci?

mercoledì 23 agosto 2023

AUTOCENSURA

Ho cancellato 44 post.

Tutti quelli che indicavano "Per chi voto", ed una serie di altri con contenuto critico su taluni comportamenti di politici o movimenti.

Mi costa parecchio, ma il clima illiberale che si respira rispetto alla libertà di espressione mi induce a questa forma di cautela.

domenica 20 agosto 2023

Rifugio Eimblatrim

Con la scusa di portare Riccardo ad Ampezzo, non par vero di organizzare una scappata a Sauris.

Il rifugio Eimblatrim appare meta comoda e alla portata di tutti, anche se si registrano delle defezioni.

Un'oretta tranquilla nel bosco ci conduce all'accogliente struttura, dove ci aspettano degli ottimi piatti serviti con incredibile velocità.

La vera bellezza può essere anche facile-






sabato 19 agosto 2023

Creta di Aip

E' un periodo perfetto per la montagna, ogni mattina mi chiedo come sia possibile andare a lavorare invece che lassopra.

Apparecchio con due amici questa ascensione, giudicata meno impegnativa di quella da me indicata alla Cima del Rio del lago.

Il punto di partenza è Cason di Lanza, che lasciamo questa volta dirigendoci sulla carrareccia che punta nord, e che dopo una scorciatoia su un sentiero in saliscendi riprendiamo poco prima della Casera Val Dolce, presso la quale diverse pezzate pascolano e vivono certo più pacifiche e serene di noi. Qualche centinaio di metri dopo la casera, dopo aver come d'ordinanza sbagliato strada, prendiamo il sentiero che tramite un rapido impluvio porta in un ambiente completamente diverso, dominato da meravigliosi mughi, con la Creta di Aip che si apre di fronte a noi.

Incrociata la traversata carnica, dopo pochi metri il sentiero si inerpica con pendenza decisa. Fa caldo, gli amici non se la sentono di proseguire per la fatica e procedo da solo dopo i 2050. In realtà il tratto impegnativo è quasi finito, dai 2100 il sentiero spiana, e si allunga aggirando la cima, presso la quale un pianoro singolarmente ampio consente una visuale eccezionale a 360 gradi.

Sono un po' dispiaciuto nel lasciare la compagnia, ma mi riesce difficile rinunciare non al piacere di raggiungere il traguardo e una nuova cima, ma all'emozione che mi dà la vista della vera bellezza.

Riduco al minimo la pausa in cima, due panini e via a raggiungere gli altri che mi aspettano al Cason di Lanza. Come spesso mi capita durante la discesca, trovo il modo di stupirmi di quanta strada ho percorso all'andata.

Arrivato nei pressi dell'agriturismo sento una musica... un gruppo di ragazzi suona dal vivo! Musica, bibita fresca, montagne tutto intorno, l'ho sempre detto che Cason di Lanza è un angolo di paradiso.

Carta Tabacco 018, Difficoltà EEA, Tipo di percorso: sentiero Cai (458-403-416-439), traccia segnata su rocce, Dislivello Totale 700 circa, Lunghezza 12 km, Altitudine min 1552, Altitudine max 2279.
Panoramica

Il pianoro sommitale

Pramollo dalla Cima

I mughi la fanno da padrone

Lo Zermula dalla Creta


La Valdolce

venerdì 18 agosto 2023

L'insostenibile leggerezza dell'essere

 di Milan Kundera


Gli ho portato sfortuna, a Kundera. Non era una settimana che avevo messo il suo libro nella pila da portare a Lignano che è giunta la notizia.

I temi filosofici, spesso poi ripresi in vari momenti della narrazione, danno corpo ad una parte iniziale ove si individua la dicotomia leggero pesantezza -  leggerezza come  la più insondabile.

Lo sfondo sono l'ambientazione subito dopo i fatti di Praga del 1968. Il regime, o meglio l'ideologia oppressiva e disumanizzante che lo giustificava e sorreggeva, sono un protagonista silente del romanzo, alcune delle cui pagine migliori sono quelle in cui viene difeso il valore dell'individualità, della libertà dei singoli e di un popolo.

Gli altri protagonisti vanno a comporre coppie che si intersecano, ma non si formano relazioni sulla base delle affinità elettive, bensì rapporti contrastati da cui non possono nascere che incomprensioni, tradimenti, riconciliazioni ed abbandoni. 

Tomas e Sabina la leggerezza, Tereza e Franz la leggerezza; ma nel delineare ciascuno dei personaggi Kundera non manca di tratteggiare un segno dell'elemento opposto, probabilmente a significare che l'opposizione è più apparente che reale, e (dichiaratamente) che i due elementi non sono associabili alla dicotomia positivo negativo.

La costruzione della trama si accompagna a brevi digressioni filosofiche (capitolo iniziale sull'terno ritorno, tanto per scoraggiare il lettore della domenica, e soprattutto il richiamo al ruolo della responsabilità tramite il mito di Edipo), anche filologiche (rimarchevoli quelle sulla definizione del kitsch e sul significato della compassione nelle diverse lingue), citazioni musicali e riferimenti alla psicanalisi, utilizzando il tutto per riflessioni che dicono di noi più di quanto sappiamo (e magari vogliamo), come nella distinzione tra ossessione lirica e ossessione poetica per le donne, o nella teorizzazione della memoria poetica, o delle quattro categorie individuate sulla base del tipo di sguardo sotto cui vogliamo vivere (numero infinito di occhi anonimi; molti occhi conosciuti; gli occhi della persona amata; gli occhi immaginari di persone assenti).

Peccato non essere abbastanza colto da cogliere appieno tutti gli spunti seminati da Kundera.

Ma è proprio il debole che deve saper essere forte e andar via, quando il forte è troppo debole per poter far del male al debole.

La trasformazione della musica in rumore è un processo planetario che fa entrare l'umanità nella fase storica della bruttezza totale.

Perchè le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Solo le domande più ingenue sono veramente serie. Sono domande per le quali non esiste risposta. Una domanda per la quale non esiste risposta è una barriera oltre al quale non è possibile andare. In altri termini: sono proprio le domande per le quali non esiste risposta che segnano i limiti delle possibilità umane e tracciano i confini dell'esistenza umana.

Che cos'è la civetteria? Si potrebbe dire che è un comportamento che mira a suggerire la possibilità di un'intimità sessuale, senza che questa possibilità appaia mai certezza. In altri termini: la civetteria è una promessa di coito non garantita. 

E si disse che la questione fondamentale non era: sapevano o non sapevano?, bensì: Si è innocenti solo per il fatto che non si sa? Un imbecille seduto sul trono è sollevato da ogni responsabilità solo per il fatto che è un imbecille?