Un anno fa sognavamo, sogni belli e sconfinati.
Ci siamo poi svegliati, e la delusione più che grande è stata definitiva.
Con quei presupposti, una società con un minimo di ambizione avrebbe investito per colmare un paio di lampanti lacune, e provato a vivere finalmente un anno da leoni, dopo un decennio di mediocrità.
Se invece di comprare si vende, in un contesto così, vuol dire che non avremo mai più una squadra vincente, abbiamo capito.
Rassegnati come vuole secolare tradizione di popolo periferico e asservito, abbiamo assistito al solito silenti ad uno scempio di girone di ritorno, quattro vittorie di cui due con Samp e Cremonese.
A quella squadra con ritmo da retrocessione sono stati tolti Becao e Udogje, poi in extremis Beto, senza un rimpiazzo che non sia un progetto di giocatore, con caratteristiche tecniche opposte.
L'esperto direttore sportivo, congedato per fare posto ad un ragazzo che (forse) si farà.
Facciamo a meno dei dirigenti, del miglior difensore, dell'unico esterno di qualità, del centravanti. Anche del capitano, recuperato solo all'ultimo.
Non serve niente, nient' altro che il fenomenale know how di una società che, è vero, ci tiene in A da trent'anni.
A mente fredda, la sconfitta di Napoli, come tante altre, conta zero, se si vince domenica la classifica è più o meno a posto.
Ma a Napoli sono dieci anni che perdiamo. È un numero che si spiega e si sposa con il chiaro tratto che ci contraddistingue, la mancanza di ambizione.
Ci basta mantenere la categoria e il fatturato.
I giocatori lo percepiscono questo, se ne fregano se si vince o perde, sono degli impiegati che timbrano il cartellino nell'attesa di andare in una città più grande.
L'aspetto motivazionale è da anni il vero problema di una squadra che costantemente raccoglie di meno di quello che indicano i valori tecnici, ed è dura por rimedio se i primi a non credere e volere un miglioramento sono i vertici della società.
Finora è andata bene, si sono sempre trovate tre squadre più scarse. Quest'anno sembra più difficile, chissà...magari torna Deulofeu, magari i numeri di Samardzic, qualcuno dei ragazzi ha qualità...
Io mi chiedo se le persone che stanno ai vertici queste società che prosperano e guadagnano grazie alla passione dei tifosi si pongano il problema che questa non può in eterno alimentarsi da sola, ha bisogno di un po' di attenzione di cura, di una vittoria a Napoli ogni 5 anni.
"La passione è la nostra forza" era un riuscito slogan che campeggia ancora sulla tribuna del Friuli. Sarebbe più veritiero scrivere "La mediocrità è il nostro orizzonte"
Nessun commento:
Posta un commento