La politica può essere l'arte in cui si esercitano i migliori, come dovrebbe.
Ne è un raro esempio Giorgio Napolitano.
Leggere per credere la lectio magistralis tenuta nei giorni scorsi a Pavia sul tema della crisi dell'europa e responsabilità della politica.
La capacità di ragionare ad un livello più alto che si legge in ogni riga del discorso induce grande rimpianto per un'epoca in cui si trovavano dirigenti politici con questa cultura, visione, intelligenza (anche se alla sua altezza non ce ne sono mai stati molti).
Ora abbiamo "quelli che il tweet".
Ecco la chiusura del discorso:
Ma non fermiamoci qui, dominati dal senso delle difficoltà. Se davvero la prova suprema di vocazione e visione politica, la si dà, sia individualmente (ed è stato il caso emblematico di Altiero Spinelli) sia, in qualche modo, su più ampia scala, la si dà ritentando ogni volta l'impossibile, ebbene quello di un'Europa sempre più unita è precisamente l'impossibile che dobbiamo ritentare con tutte le nostre forze. E se si pensa - lasciate che concluda così - al mondo che cambia e ribolle attorno a noi, al mondo che ci ha trasmesso da Parigi il 13 novembre il suo più sinistro segnale, viene spontaneo chiedersi : Europa, se non ora, quando ?
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