La grande Ungheria è un mito che mi porto dentro dall'infanzia, me ne parlava mio padre.
Nell'ambito dell'attuale trip sui libri "balonieri" questo ha visto il ballottaggio su "La squadra spezzata", di cui Mariottini riporta ampi stralci.
Il testo è ben documentato e soddisfa gran parte della curiosità sul fenomenale undici capitanato da Puskas (forse correndo un po' veloce sulla "diaspora" dei campioni).
Il leit motiv del libro è tuttavia il significato politico - sociale che la "Squadra d'oro" assunse nella poverissima e illiberale Ungheria dell'epoca, ed il legame fra la sua sconfitta nel Mondiale di Svizzera ed i terribili fatti del 1956.
Come per il rigore di Faruk nel libro di Riva, la ricerca di un nesso fra la sconfitta sportiva ed i successivi tragici eventi (qui sostenuta con maggiore convinzione) mi appare più ipotizzata che dimostrabile.
Mariottini non è certo Brera, e forse eccede nell'inserire l'episodio finale (forse anche la storia di Florian Albert); il riferimento al Barca nel titolo proprio non mi è piaciuto; infine non sono forse riuscito ad immedesimarmi in un Sandor del 1956 come l'autore auspicava.
Tuttavia la lettura mi ha lasciato quel po' di nostalgia dei personaggi narrati che lasciano i buoni libri.
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