Un po' autobiografia, un po' intervista, questo libretto è un gradevole ritratto di quell'hombre vertical che fu Bearzot.
Il centro ovviamente è l'epopea del mundial, non solo perchè fu l'apice di una carriera (e della storia del calcio italiano), ma per i riflessi personali di una vicenda in cui il tipo d'uomo che era lui si contrappose alla canea degli altri, avvoltoi e poi opportunisti.
Garanzini che già scrisse, forse con maggiore partecipazione, "La leggenda del Paròn", delinea così le caratteristiche (e quindi la continuità) dei due maestri: "Rocco aveva inventato lo spogliatoio, lui inventò il gruppo".
Non meno interessante il giudizio di Brera: "Predica male, razzola bene".
Costruì una grande squadra, fece due mondiali alla grande vincendo il più difficile di sempre, poi fallì (ammissione) l'appuntamento con il rinnovamento che serviva.
Fu uomo di contrapposizioni: vedere i giudizi su Allodi, Sacchi, Matarrese.
Interessante anche i continui riferimenti alle origini friulane, i ricordi di un piccolo mondo antico che forse non c'è più (grandi analogie, su questo, con il libro di Zoff).
Ingiustamente dimenticato.
Nella foto accanto al Presidente: il più grande allenatore friulano, il più grande giocatore friulano, il capitano dell'Udinese. |
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