sabato 31 dicembre 2016

La speranza è l'ultima a morire...

...ma alla fine muore, diceva la vignetta di Altan sull'ultimo numero dell'Espresso.
In un anno caratterizzato dai molti lutti, la speranza che il declino del nostro modo di vivere non sia inarrestabile rischia di essere la vera e più grande vittima.
A mezzanotte ci faremo come al solito gli auguri di un anno migliore.
Sembra facile, visto quello ultimo scorso, ma la mente ricorda l'identico pensiero, un anno fa...

domenica 25 dicembre 2016

Eroi d'infanzia, ma non solo


Quand'ero piccolo, si faceva un gran parlare di Andrej Sakharov, già importante fisico "padre della bomba H", poi premio Nobel quale esponente più in vista della dissidenza sovietica.
Il Parlamento europeo ha istituito Il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, un riconoscimento assegnato annualmente allo scopo di premiare personalità od organizzazioni che abbiano dedicato la loro vita alla difesa dei diritti umani e delle libertà individuali.
A parte questo, Sakharov è del tutto dimenticato nella pubblicistica e anche nei vari "Pantheon" dei movimenti e delle personalità in voga.
In me invece è ben distinto il ricordo di quella volta che udii evocare il suo nome, la sua esperienza, la sua vita, come personificazione della virtù dell'onestà intellettuale.
Virtù di cui appresi l'esistenza in quell'occasione, e che ho da allora sempre ammirato e cercato nel mio piccolo di perseguire, come fra le più importanti di una persona.  

Ancora sui social

Quanta ragione ha Emma Bonino quando sull'espresso spiega perchè non usa Twitter e affini «che hanno certo aspetti positivi ma rappresentano uno dei drammi formativi più pericolosi del nostro tempo: la negazione della complessità»!

Fini nobili, riuscita drammatica

In questo articolo il giornalista Nicola Porro, uno che quando scende nei dettagli, per autocompiacimento e pigrizia prende spesso topiche solenni, dimostra di aver colto l'essenziale del problema tra pubblico e privato nel nostro Paese:

(I politici...)  Per combattere l’evasione, hanno reso la vita impossibile agli onesti. Per combattere l’inquinamento trattano la bottega artigiana come l’Eni. Per combattere il lavoro nero, scrivono norme come quella sul caporalato, che produrranno contenziosi micidiali. Gli obiettivi sono sempre nobili. È il principio che è assurdo. Per colpire pochi casi, ma degni di cronaca, si incasina la vita a tutti.

sabato 24 dicembre 2016

Svolte

C'è un momento nella vita di una generazione in cui le note di una canzone, facciamo "Sarà perchè ti amo" dei Ricchi e poveri, diventano ad una cena di coetanei una cosa che fa emozionare, o forse riflettere, senza un perchè che non sia la presa di coscienza del fatto che stiamo invecchiando.
Del resto il portiere del Milan è nato dopo la nostra laurea.

giovedì 15 dicembre 2016

Un amore così grande

Prima di aprire questo blog condividevo alcune riflessioni calcistiche con alcuni amici colleghi che invariabilmente le subivano senza pensare minimamente ad una replica.



Alcune le ho recuperate qui.

Totò mette dentro il 200mo:
Inviato: lunedì 24 novembre 2014 21:17
Oggetto: In alto i cuori
Ieri grande emozione al Friuli per i veri tifosi bianconeri.L’attesa era stemperata dal parlare d’altro, per ritrosia mista a scaramanzia.
Quando ormai la prima frazione sotto quella che tornerà ad essere la Nord stava per finire senza la solita perla del nostro eroe, gli animi già indugiavano con inquietudine in foschi e preoccupati pensieri: non è che si blocca alle porte del sogno? E se si infortuna? Il nulla prodotto dai dieci onesti pedatori che con lui compongono (dovrebbero comporre) la squadra non aiutava. 
E’ allora che a rompere l’incantesimo ci ha pensato Eupalla, sotto forma di una carambola la cui casualità non sminuisce la bellezza di un gesto tecnico che sublimando rapidità, tecnica e destrezza ha fornito per la speciale occasione il compendio delle doti sensazionali del nostro. 
Tutti i presenti si sono alzati per esultare ancora una volta per l’ennesima magia. L’applauso ha unito ragazzini e tifosi che hanno visto la C, abbonati dai tempi di Zico e i siori dei lounge, cassandre ed inguaribili entusiasti con bicchiere di birra in mano, gli scienziati del “al è mior quant ca non jue Di Nadal” e quelli venuti allo stadio apposta per vedere il suo goal.
Per una volta nessuno ha potuto esimersi dall’ammirazione che purtroppo non è mai diventata l’amore vero e sincero di una città per il suo campione unico.
Un amico, mostrandomi nell’intervallo con orgoglio la ricevuta Snai in cui aveva puntato sula marcatura, l’ha detto chiaramente: “non ci rendiamo conto di che fuoriclasse abbiamo avuto”. 
Gli ho ricordato che nelle nostre ultraventennali elucubrazioni avevamo sempre sognato il campione che diceva no ad una grande e restava con noi, portandoci sempre più in alto. 
E allora non sono le doti tecniche da fuoriclasse assoluto, nè tutti i record che ne fanno l’indiscusso numero uno della storia di una società che ha annoverato almeno altri 5-6 campioni di classe mondiale, tra cui un autentico craque, nè l'incredibile longevità agonistica (152 dei 200 gol segnati dopo i trentanni) a renderlo ai miei occhi eroe inimitabile, ma l'aver voluto incarnare quel sogno. 
 Ho il rimpianto di non aver potuto leggere quale iperbole avrebbe coniato Gianni Brera per cantare le gesta di questo prestipedatore. 
Di certo la sua storia, le sue giocate, i suoi goal raccontano meglio di qualsiasi prosa il calcio nella sua essenza più genuina.
Cari nipoti, se non vi conoscerò, sappiate che quando il numero 10 era indossato da un piccolo grande uomo che con il pallone faceva quello che voleva, io c'ero.




Sconfitta in semifinale di coppa Italia con la Fiore:
Inviato: mercoledì 12 febbraio 2014 16:14
Oggetto: Orgoglio ferito
Un altro giorno dopo in cui l’amarezza toglie le parole.
Come già altre molte volte, nel solco di quello che ormai è il tratto distintivo della nostra storia, la delusione si accoda al senso dell’impresa sfiorata, accarezzata perché a portata di mano e poi sfuggita per errori che inondano i ricordi di “se”.
… se Cappioli avesse segnato…
… se fischiavano il rigore a Pineda…
… se Bertotto metteva quella palla all’ultimo minuto…
… se Zamboni non faceva quel retropassaggio…
… se Domizzi non stendeva Diego…
… se Armero la piazzava… (questa vale per due partite)
… se Di Natale non sbagliava il rigore…
… se il Mago non faceva il cucchiaio…
… se Totò segnava la prima occasione…
Per me partita capolavoro di Guidolin, cosa si può chiedere di più ad un allenatore. Sotto due volte con gol d’autore ma episodici, mette sotto in casa una delle migliori del campionato (pur con assenze di peso), con una squadra che crea 6 occasioni limpide. Preparazione tecnico tattico mentale perfetta.
Tanto per rimestare in quel rimpianto e nell’orgoglio ferito…

A corredo di un Udinese - Napoli del 2014:
Inviato: lunedì 22 settembre 2014 22:43
Oggetto: totalmente dipendente


Gravi indizi di declino per la scombinata combriccola divisa dal fiume fiancheggiato dai tigli.
Alla terza di campionato ancora nessuna traccia del pippone del lunedì del Ciccio.
Il sottoscritto viene a conoscenza al volgere del venerdì pomeriggio che l'indomani si gioca Milan-Juventus, in altri tempi leit motiv di un paio di settimane di preparazione. 

Il Pito latita nell'organizzazione della cena programmata da inizio estate, incorrendo nelle ire di Schumacher che lo affronta manco fosse Manuel Amoros.

Il biondino con la camicia di fuori che tanto piace ai Malandrini tace in evidente crisi circa la propria scelta eterosessuale.

Il Branca al solito gigioneggia esibendo la sua conoscenza dei risultati del Rovigo Calcio.
Il Mancio si arrovella su un foglio di calcolo elaborato per dimostrare che tanta inedia nel cazzeggio è frutto di operosità accertativa e si rifletterà in un miglioramento dello step di settembre, ma dal quale emerge invariabilmente che facciamo cagare.
Al Friuli intanto il calcio diventa questo sconosciuto. Dovendo scegliere fra la presunzione di Don Rafaè ed il nulla proposto dai nostri, ma con umiltà da autentici sotans, Eupalla non poteva orientarsi diversamente. Per il tifoso medio la clamorosa involuzione tecnica diventa funambolica occasione per addossarne la colpa al Guido colpevole di difensivismo trasmesso per via ereditaria. Con Totò a secco da 120 minuti già si agitano i fini intenditori che lo vedono unico ostacolo per la corsa scudetto di uno squadrone frenato solo dalla sua zavorra. Del resto la partita è ormai uno stanco contorno nell'attesa che parta il coro TOTALMENTE DIPENDENTE, unica vera attrazione par un popul ca non vueli sparì. Spazio all'attesa spasmodica di un cenno con la mano del vice allenatore più acclamato della storia, che si guadagna la pagnotta con una espulsione al novantesimo da vero capopolo. Nel frattempo allignano le illazioni sul culo (metaforico) di Strama, discusso quasi alla pari di quello (reale) del biondino di cui sopra. 
Chi vivrà vedrà, si spera anche tre passaggi di fila.



Dopo un Udinese Atalanta:
Inviato: mercoledì 29 ottobre 2014 15:59
Oggetto: Sognare ad occhi aperti



Qualche volta si può, anche quando gli anni verdi sono passati da un po’.
Domenica ero allo stadio e dopo la prima mezzora di calcio vero visto quest’anno al Friuli ho accomunato nella mia mente l’atteggiamento volitivo della squadra all’insistente vento che soffiava sulle tribune, sul campo, sul cantiere, accarezzando i mirabili numeri di un piccolo inarrivabile campione.
Il pensiero è corso ad un’altra Udinese – Atalanta, del lontano aprile del 1997, durante la quale la bora spirava così forte che i rinvii dei portieri si alzavano come lunghi campanili. Nella ripresa il nostro condottiero si alzò dalla panchina, mano nel cappotto come un piccolo Napoleone, e disse ai ragazzi di andare all’attacco: “il dio del vento è dalla nostra parte!”. Lo ascoltarono i ragazzi, avanzarono con folate più forti del vento e gliene fecero due. Sotto la Nord esultarono il fromboliere venuto dalla Germania ed il giocoliere brasiliano dalle ossa sottili.

La domenica dopo a Torino, il giorno dell’espulsione del povero Genaux e della nascita della difesa a tre, iniziò la leggenda di quel gruppo che fece la storia, e nelle partite che seguirono mostrò un calcio mai più visto a queste latitudini.

Stasera probabilmente la viola si incaricherà di risvegliarmi dal sogno di rivivere quelle settimane entusiasmanti.

Ma magari una fuga di Muriel, con tiro nell’angolino…

Rievocando l'apice:
Inviato: lunedì 4 febbraio 2013 22:09
Oggetto: La storia siamo noi


Carissimi, facendo seguito all'odierno amarcord non riesco a trattenermi dall'inviarvi documentazione della partita, decisa dal mitico La Forgia, che rappresenta uno degli apici della gloriosa storia friulana.
Con la vittoria ottenuta contro la capoclassifica giocando gran parte della partita in dieci (infortunio del portiere, non c'erano le sostituzioni), ci siamo portati a due punti a quattro giornate dal termine.
Basta leggere la formazione del milan sconfitto per capire che trattasi di storia del calcio
Allego link al filmato e articolo di cronaca del corriere dello sport.
https://www.youtube.com/watch?v=axPlBoux3cs
Di seguito il tabellino

29^ giornata
Domenica 1° maggio 1955
Moretti, Udine

UDINESE vs MILAN 3-2
Reti: 46' Menegotti, 50' Bettini, 52' Vicariotto, 62' La Forgia, 81' Schiaffino

UDINESE: Romano, Zorzi I, Degl'Innocenti, Snidero, Pinardi, Magli, Castaldo, Menegotti, Bettini, Selmosson, La Forgia - All.: Bigogno
MILAN: Buffon, Silvestri, Zagatti, Beraldo, C. Maldini, Fontana, Vicariotto, Schiaffino, Nordahl III, Liedholm, Frignani - All.: Puricelli
Arbitro: Jonni



mercoledì 7 dicembre 2016

I primi bianconeri d'Italia

Sarebbe stato più logico che non entrasse, quella mezza rovesciata di Danilo.
La traversa al 93mo di una partita dominata ma non portata a casa era un'immagine perfetta per descrivere il leit-motiv di una storia, l'arrivare sempre ad un passo dall'impresa.
Abbiamo vinto, a coronamento di una bella festa in cui non le celebrazioni, ma la ritrovata unità fra una squadra e lo stadio hanno ricordato il legame speciale tra questa terra ed il suo simbolo sportivo.

Perfino una coreografia, nella quale dominava una scritta molto azzeccata:

UDINESE CALCIO 1896 - 120 ANNI DI ORGOGLIO, STORIA E TRADIZIONE

L'orgoglio di un popolo:    LA GENTE COME NOI NON MOLLA MAI
Una storia lunga 120 anni: I PRIMI BIANCONERI D'ITALIA                  
Una tradizione di nobiltà:   NON TIFO PER GLI SQUADRONI MA TIFO TE











domenica 20 novembre 2016

We did it!

Il più grande risultato della storia dell'Italrugby, sia pure con degli Springboks al minimo, è al solito un grande ed emozionante spettacolo.
Io e i ragazzi incollati allo schermo, mi sono trovato a urlare "metaaaaaaaa!", in piedi come per uno scatto di Pantani...

domenica 13 novembre 2016

Coreide (1)

Nella mia trentacinquennale frequentazione dello stadio Friuli ho acquisito un profondo patrimonio conoscitivo dei cori da stadio.

Mi piacciono, li apprezzo come forma d'arte popolare, li infliggo ahiloro ai miei figli.

Ci ho anche ragionato sopra, pratica assai singolare, provando a riconoscere i motivi musicali, a trovare i tratti ricorrenti, a immedesimarmi negli autori.

I cori dei nostri tifosi girano attorno 10-15 parole, sempre quelle, a descrivere il piccolo mondo di noi malati di calcio, che però colora le nostre domeniche.


Udinese e bianconero la fanno da padrone, ovviamente, assieme ai vari Alè, Olè, dai: l'incitamento e il suo oggetto.
C'è poi quello che chiediamo ai nostri beniamini: soprattutto la lotta, e la capacità di non mollare, l'amore per la maglia.
Magari tanti bei goal. E, solo se si può, la vittoria, vincere.
Vincere per il tifoso che è pronto a cantare, la squadra la segue ovunque e non la lascia mai da sola. Pronto a soffrire, ma con tutto l'orgoglio che dà il legame a questa squadra, simbolo di una gente e di una città.
Un amore che durerà finchè vivrà.

Il tutto è mirabilmente condensato nel coro del momento:
Siamo l’armata bianconera,
noi, siamo la curva nord.
Anche nel tuo peggior momento
giuro: io ti accompagnerò.
Bianconero è il color
che ci sale dal cuor
forza vinci solo per la curva nord

I servi sciocchi delle procure


C'è da riflettere, ahimè, su questo questo fondo di Fiandaca che andrebbe letto al primo anno di giurisprudenza, ma forse anche in qualche talk show la volta che c'è Travaglio fra gli invitati.

E' difficile selezionare, in un fluire di argomenti ugualmente penetranti ed importanti, i passi da segnalare.
Parole che pesano come pietre.
E’ un dato di fatto inconfutabile che il processo-trattativa costituisce una esemplificazione straordinaria di  un processo  inscenato nei media e potentemente alimentato da stampa e televisione, specie nelle sue fasi iniziali: con un bombardamento informativo continuo e drammatizzante, tendente ad assecondare come verità assodata ipotesi accusatorie ardite e basate (tanto più all’inizio) su teoremi storico-politici preconcetti, affondanti le radici in “precomprensioni” soggettive e – purtroppo – costruiti anche in vista del perseguimento di impropri obiettivi  lato sensu carrieristici.
Per scienza privata, maturata in una consuetudine ormai lunga di studioso col mondo della giustizia penale, so che qualche pubblico ministero considera più rilevante, in vista del successo di un’indagine o di un processo, l’efficacia della narrazione mediatica rispetto alla stessa fondatezza giuridica della tesi accusatoria. 
A sostegno dell’esigenza di mediatizzazione, qualche pubblico ministero ritiene perfino che il processo penale abbia scopi che trascendono l’accertamento dei reati e l’eventuale condanna, rientrando tra i suoi presunti obiettivi legittimi – tra l’altro – la ricostruzione degli eventi storico-politici, siano o meno ravvisabili ipotesi criminose: anzi, un procuratore aggiunto di Palermo ha esplicitamente sostenuto che il magistrato d’accusa è in condizione di ricostruire la storia meglio di uno storico di mestiere grazie al fatto che il magistrato dispone di strumenti coercitivi di accertamento della verità di cui lo storico non può disporre. Una tesi, questa, che non credo abbisogni di particolari commenti.
 Detto in altre più semplici parole: sarebbe finalmente il caso di prendere spunto dal processo sulla Trattativa per processare larga parte del sistema mediatico; ma sarebbe, nel contempo, auspicabile che siano i giornalisti a fare autocritica e a processare se stessi. In vista di un recupero della funzione critica della stampa e della capacità di indagare autonomamente sui fatti, senza essere servi sciocchi o interessati delle iniziative non sempre ponderate delle procure.

sabato 12 novembre 2016

Il mondo di Donald (6): Not My President

Questi non sono neanche i sinceri democratici di cui sopra.
Non partecipano, non votano, vengono fuori solo quando ci sono da menare le mani: ovviamente in nome ed in forza della loro superiore moralità, di fronte alla quale, cosa volete che siano le stanche procedure della democrazia...

venerdì 11 novembre 2016

Il mondo di Donald (6): la forza dell'America

La forza dell'America è il vero rispetto per le proprie istituzioni. 
Dopo lo scontro più duro che si ricordi, complimenti, strette di mano e collaborazioni.
Perchè, condivise le regole, si accetta il risultato, sicuri che quelle regole tutelino tutti.
Check and balances, ma soprattutto forza morale e istituzioni salde, l'America (che ha metabolizzato ben 8 anni di George Dabliu) può sopportare ben altro che un Trump. 

Il mondo di Donald (5): rimpianti paterni

Ha vinto anche nel Michigan. Scoramento in milioni di genitori che dicono ai figli: "E io che ti ho fatto studiare a Detroit!" 

Il mondo di Donald (4): corsi e ricorsi

E se fosse il nuovo Reagan?
Le analogie non mancano, francamente una ventata di aria nuova ci vuole. Tanto in campagna elettorale ha detto solo guasconate, quello che farà è un mistero glorioso forse anche per lui.

Il mondo di Donald (3): il popolo bue

E' ora di finirla con questa storia che chi vota in un certo modo (Berlusconi, Brexit o Trump) è perchè vive nell'ignoranza, non si informa o ha studiato poco.
Bisogna accettare che a determinare il voto, ed è giusto che sia così, sono soprattutto gli interessi, i valori, e anche le palle piene.
E che quelli/quelle li conoscono, meglio di soloni farisei e pedagoghi, soprattutto i diretti interessati. 

Il mondo di Donald (2): i sinceri democratici

E' pieno di sinceri democratici. Cui la democrazia non piace più quando a vincere non sono loro.

Il mondo di Donald (1): il politicamente corretto

Il politicamente corretto ha talmente rotto le scatole che chi dice cose politicamente scorrette viene premiato anche se si tratta di grosse sciocchezze.

domenica 6 novembre 2016

Mi hai già dato tutto quello che mi serve

Così dice affettuosamente Rory a Lorelai nell'ultima puntata della settima serie di Gilmore Girls, il curatissimo telefilm (si chiamavano così negli anni 80, quando ne ho visto per l'ultima volta uno prima di questo) di cui a giorni Netflix proporrà quattro nuove puntate.

Mentre la figlia è intenta ai preparativi per la partenza per il primo lavoro, al seguito della campagna presidenziale del senatore Obama (cui portò fortuna...), la mamma cerca di sconfiggere l'emozione per l'imminente distacco occupandosi "della valigia". 
Prendi quel rossetto, ti darò quella mia maglietta che ti sta tanto bene, non scordare il k-way.
Rory, da sempre la più matura delle due ragazze Gilmore, capisce il momento della madre, al dunque del vedere se il suo compito di genitore cui ha sacrificato così tanto è stato coronato da successo.
E con una sola frase che al tempo stesso dice grazie, non preoccuparti, le fa capire che non le cose materiali le ha dato, ma la consapevolezza e la capacità di cavarsela da sola.
In quella frase c'è la chiave dimenticata di un sano rapporto genitore - figlio, che così poco vedo compresa ed ancor meno vissuta dalla mia generazione, che sta rovinando oltre a parte della propria vita anche i propri figli.
Figli sempre accuditi in tutto, sempre guardati a vista, sempre al centro dell'attenzione, assistiti nei compiti, accontentati nei capricci, accompagnati nei giochi, tifati alle partite, giustificati davanti alle maestre, portati a iscriversi all'università, esibiti come trofei a perplesse coppie di amici senza prole.
Quasi mai trattati come bambini che devono stare con i loro pari età, che devono semplicemente essere aiutati ad essere autonomi, senza un adulto sempre presente che provveda ad ogni cosa.
Noi invece whatsappiamo per chiedere agli altri genitori i compiti per casa che loro dimenticano di segnare, li seguiamo in corteo quando vanno a chiedere dolcetto scherzetto, li applaudiamo a fine partita come dopo una vittoria in Champions, parliamo solo di loro o con loro ai pranzi di famiglia. Applichiamo principi democratici ad un rapporto che non può che essere gerarchico, anche tirannico per il bene del tiranneggiato, fino a quando non è capace di fare la rivoluzione e uccidere il tiranno.
Occupandoci di tutto per loro, risolvendo ogni problema, dirimendo le loro controversie, tenendoli a vista per preservarli da ogni rischio eliminiamo qualche fastidio pratico nell'immediato, e ci laviamo la coscienza. Ma non lo facciamo, il nostro dovere, e alle rotture di palle di oggi domani dovremo aggiungere il rimorso di quando li vedremo fragili e privi di strumenti di fronte alle difficoltà che dovranno affrontare quando non saremo più lì, a tener manina.
Qualcuno ci crede veramente; i più si adeguano alla massa, temendo di passare per genitori disinteressati se non passano il pomeriggio al festino dell'amico a parlare della maestra; molti altri semplicemente non ce la fanno ad affrontare le inevitabili fatiche di dire dei no, di non conformarsi.
E tutti convinti che sono gli altri, a rientrare nella descrizione del genitore talebano.
Giorgio Gaber cantava della sua generazione che ha perso, non era riuscita a cambiare il mondo.
La sconfitta che si profila per la mia è forse peggiore: stiamo rovinando i nostri figli.

martedì 1 novembre 2016

Andiamo a sgarfare

Nel calcio italiano di oggi, i diminuiti valori tecnici amplificano l'importanza dell'allenatore.
Soprattutto in un contesto in cui l'obbiettivo accanto a quello sportivo è la valorizzazione di giovani talenti prelevati in tutto il mondo: che hanno bisogno di chi li guidi, completi e formi quanto di un contesto di squadra organizzata e capace di proporre calcio in cui rendere al meglio e mettersi in mostra.
Per questo, le ben tre errate scelte del dopo Guidolin hanno prodotto 30 mesi di disastro tecnico e morale, azzerando quanto di positivo, anche sul piano dell'entusiasmo del pubblico, poteva portare (e ha portato) il nuovo stadio.
Adesso è arrivato Delneri. Una squadra che aveva giocato in maniera inguardabile e visibilmente con l'autostima sotto i tacchi ha infilato 4 buone partite con 7 punti. 

Giocatori accantonati assurgono al ruolo di trascinatori. Vecchi marpioni tornato al goal e finiscono la partita stremati dalla corsa. Tutti hanno la loro occasione, nessuno la dispensa dal giusto rimbrotto che aiuta a migliorare. Una curva che due partite fa aveva lasciato lo stadio per disperazione ha trascinato la squadra in preda alla rimonta; avesse segnato Zapata all'ultimo di recupero, lo stadio appena finito veniva giù.
E' certo presto per i sogni (che pure il tifoso fa, e non li esterna per pudore e scaramanzia...); una rosa comunque con limiti tecnici evidenti non permette voli pindarici, ma quel che basta sono le magliette sudate, lo sforzo di migliorarsi.
E quel po' di concessione al "cliente" che siamo noi. Sono bastate un paio di battute al mister per mostrare che almeno ci tiene, l'allenatore che è anche un tifoso (oltre che uno dei migliori tecnici italiani, con ottime prove in tutte le squadre medio-piccole in cui è stato). Il suo riferimento alla dignità dello sgarfare ha legittimato in pieno il coro "UNO-DI-NOI-GIGI-DELNERI".
E allora, con quel sogno nel cuore, che nessuno come lui saprebbe interpretare, ANDIAMO A SGARFARE


Odio "i pacchi"

A casa mia guardare  "Affari tuoi" è come gridare "Forza Juve".
A tutti è inibito soffermarsi sulla stucchevole trasmissione dove tirando ad indovinare si può anche vincere mezzo milione.
Ho sempre pensato che premiare in assenza di merito (vale lo stesso, a ben riflettere, per le lotterie) sottenda un messaggio profondamente diseducativo: nella vita studiare o essere bravi non serve, provaci e forse sarai fortunato.
Almeno la TV pubblica, che dovrebbe avere un ruolo latamente formativo, potrebbe forse astenersi.
Nel discuterne con pochi amici ho sempre citato l'esempio dei quiz di Mike, dove chi vinceva era un vero cervellone.
Non senza sorpresa trovo la mia stessa tesi in questa recensione del nuovo Rischiatutto di Fazio (che non ho visto e probabilmente non guarderò).
Solo con le piccole cose, si possono forse cambiare le cose...

giovedì 6 ottobre 2016

Non ho uno smartphone

Non ho uno smartphone.
E non ce l'avrò per quel poco ancora che mi consentirà la regola non scritta che impone a chi vuol far parte di comunità evolute di adeguarsi al livello tecnologico diffuso nella maggioranza della comunità.
Rinuncio alla grande comodità di avere sempre una connessione internet in tasca.
Senza ammantare una piccola scelta di grandi significati, lo faccio perchè non ho bisogno di sentirmi continuamente connesso, per non restare impelagato nei gruppi di whatsup, nelle amicizie, nei like.
Il tempo che dovrei impiegare per curare i rapporti social, preferisco semplicemente che abbia un'altra destinazione,

martedì 4 ottobre 2016

Cedimenti al pessimismo

Sembra proprio che non siamo preparati, come individui e come collettività, ad affrontare la complessità che è la cifra del nostro mondo

martedì 27 settembre 2016

Dicono che siamo tutti fuori di testa...

Anche quelli che hanno messo su il bel sito http://www.footballa45giri.it/

Mescolati l'amore per la musica e per il calcio, bella rassegna di cori italiani e stranieri, con riferimento al motivo musicale di rifornimento.

Si può sballare con la fantastica hincada del San Lorenzo che va fuori di testa.
“Dicen que estamos todos de la cabeza
pero a San Lorenzo no le interesa,
tomamos vino puro de damajuana
y nos fumamos toda la marihuana,
ohh san lorenzo!

Si può andare alla Bombonera a sfottere gli arcirivali che hanno provato la B
River decime que se siente haber jugado el Nacional.
Te juro que aunque pasen los años, nunca lo vamos a olvidar.
Que te fuiste a la B, quemaste el Monumental, esa mancha no se Borra nunca maaaas!!
Che gallina sos cagon, le pegaste a un jugador, que cobardes los Borrachos del tablón

Si può andare orgogliosi della piccola Udinese anche nel suo peggior momento
Siamo l’armata bianconera
noi siamo la curva nord
anche nel tuo peggior momento
io giuro ti accompagnerò
bianconero è il color
che ci sale dal cuor
forza vinci solo per la curva nord

Si può gridare al mondo che piccolo è bello, altro che gli squadroni
Y dale alegria alegria a mi corazon
la copa libertadores es mi obsecion
tenes que dejarlo todo por el ciclon
tenes que poner mas huevo pa ser campeon
ya vaaaan a ver.. nosotro no somo boca ni river plate
anche nella versione Salernitana

Si può ricordare un amore che è nato un giorno all'improvvviso
Un giorno all’improvviso
mi innamorai di te
il cuore mi batteva
non chiedermi il perché
di tempo ne è passato
ma sono ancora qua
io tifo l'Udinese
e onoro la città
Ale ale ale, ale ale ale..




domenica 18 settembre 2016

Mi hanno rovinato il post

Ero lì che guardavo il cronometro sperando che finisse, ho persino detto a mio nipote "adesso segnano" per scaramanzia, elaboravo la battuta del giorno...
... quel Cacciatore è stato un vero guastafeste!

Vabbè, eccolo:

Oggetto: Risultato rivoluzionario a Udine
Pareggio a reti rosse fra Udinese e Chievo: in gol Zapata e Castro.

sabato 17 settembre 2016

Anche nel tuo peggior momento

Nella sempre più depressa Serie A fra le maggiormente depresse dovrebbe essere la tifoseria friulana, reduce da tre annate orribili e con prospettive di una quarta sulla falsariga (non mentano i due estemporanei successi), salvi miracoli sempre sperati con l'ottimismo/ottusità del vero tifoso.

In tutto questo, complice forse il nuovo stadio, un paio di bei cori trascinanti, l'anno scorso abbiamo fatto un tifo mai visto a queste longitudini. L'amore per la maglia, forse perchè non stimolato dai risultati nè da una squadra che la indossi con dignità, si è fatto sentire più forte .

Il coro del momento ben rappresenta questo stato d'animo:

Siamo l’armata bianconera
noi siamo la curva nord
anche nel tuo peggior momento
io giuro ti accompagnerò
bianconero è il color
che ci sale dal cuor
forza vinci solo per la curva nord


Storia del coro su "football a 45 giri"



mercoledì 14 settembre 2016

Servizio pubblico

La mia trasmissione preferita cambia faccia.



Puntate monografiche, il conduttore interroga uno studioso, partecipano i più  riconosciuti storici italiani. Sapientemente mixati al parlato filmati e frammenti di fiction. 
Si cerca con successo di conciliare l'aspetto culturale e il rigore scientifico ad un linguaggio televisivo accessibile a tutti.

In altri termini, vero servizio pubblico.

Ogni sera la replica su Raistoria de "Il tempo e la storia" è  appuntamento quasi irrinunciabile.
Quest'anno a gran sorpresa cambio di conduzione.
Mi ero affezionato a Max Bernardini, ma buon lavoro a Michela Ponzani!

L'elenco delle puntate su wikipedia

L'elenco delle puntate sul sito di raistoria



martedì 6 settembre 2016

Ma dai!

Tutto vero...

"No ai profughi", sgarbo dei sindaci leghisti a Mattarella: in massa a Brescia disertano l'incontro
La clamorosa protesta contro le posizioni del presidente della Repubblica sull'accoglienza. 

Il Presidente delle Filippine dà del figlio di puttana a Obama
Del resto quell'impertinente aveva osato criticare i suoi metodi che prevedono l'eliminazione fisica di presunti spacciatori e umanità varia.

Un libro sul plebliscito veneto del 1866 "la grande truffa"
La bufala sbarca in Veneto. Non è una mozzarella ma una indigeribile paccottiglia. Pagata con fondi pubblici.

giovedì 1 settembre 2016

Prosopopea e realtà del "modello Friuli"

Ho spesso guardando con fastidio dettato dal pudore l'enfasi che spesso usiamo per parlare del dopo terremoto 1976, nel descriverlo come una storia di successo.
Mi è talvolta sembrato impoprio rivolgersi a persone appena colpite da immane sciagura con il piglio di chi, avendone subita una analoga, mostra quanto bravo è stato a riuscirne.
Che siamo un popolo "salt, onest e lavorador" non dovremmo dircelo da soli.
E tuttavia.
In questi giorni più volte sono state riportate cifre e racconti, fatti da terzi, in cui la comparazione fra le varie ricostruzioni fa realmente risaltare quella post-76 come un punto di riferimento ineguagliato. 
Stamane persino Massimo Bordin, nel citare il "modello Friuli", ha detto: "era giusto il modello, probabilmente... Probabilmente un qualche peso lo ebbe anche il fatto che fosse il Friuli ad aver sopportato quel terribile terremoto. Persone molto serie, molto concrete, ne sono venute fuori rapidamente e con il minimo di fatti corruttivi che sono pure inevitabili".
Forse allora la prosopoea autoincensatoria descrive una realtà di cui non bisogna vergognarsi di essere orgogliosi.
Forse il fastidio ed il pudore derivano dall'inabitudine nazionale a mostrare le cose positive, in favore di una voluttà di autodenigrazione che è costume senza pari negli altri popoli. 

mercoledì 31 agosto 2016

Parce sepultis (vivisque).

Al solito lucidissimo e non prono al conformismo Carlo Nordio, una delle menti migliori d'Italia.

Nel tutto sommato composto atteggiarsi dei più nel dopo terremoto non manca di stonare l'immediata apertura di indagini giudiziarie dal finale già scritto da taluni media.

Il giudice veneziano mi risparmia la fatica di trovare le parole, le sue le condivido una a una.
La ragione più forte della "tentazione di veicolare il dolore e la rabbia verso persone e istituzioni" 


«Dopo il terremoto - dice Carlo Nordio - si è scatenata una corsa spasmodica alla ricerca del colpevole, si additano presunti responsabili di qua e di là, ma questo meccanismo mi lascia perplesso. Mi pare che la società contemporanea, laicizzata, cerchi il capro espiatorio per superare tragedie che altrimenti sarebbero insuperabili, con il loro carico di morte e di dolore»

«Non sono nato ieri e faccio di mestiere il pubblico ministero, ma segnalo un modo di ragionare che secondo me è distorto. Si parte in automatico alla ricerca del colpevole e, siccome siamo in Italia e tutto viene giurisdizionalizzato, il colpevole diventa imputato a furor di popolo e va alla sbarra. Mi pare che in questi giorni si stia assistendo allo stesso fenomeno»

«No, dobbiamo perseguire la tangente, il falso, l'abuso, ma il disastro colposo non ammette scorciatoie. E poi dobbiamo metterci in testa che nel codice penale non esiste l'imponderabile, anche se nel nostro Paese sono stati processati perfino i professori che non avevano previsto, poveretti, il terremoto dell'Aquila».

Sul solco medesimo, per una volta condivisibile, Sallusti

Il tuttologo a chiamata, presidente a chiamata  non manca di manifestare al solito intelligenza e correttezza, ma al servizio di un interventismo comodo soprattutto alla politica della "generazione di fenomeni".
Si ha l'impressione che la differenza da Nordio la faccia il quarto di secolo di differenza anagrafica. Chissà se nel 2040 Cantone ci crederà altrettanto.

giovedì 25 agosto 2016

Forza azzurri, però...

Olimpiade vissuta intensamente davanti alla TV, pronti a tifare per gli sconosciuti beniamini azzurri.
Onestamente le gare cui tenevo di più hanno lasciato in bocca l'amaro della delusione.
Atroce quella del prode e grandissimo Nibali, titanico anche nella malasorte che l'ha privato di una vittoria degna delle imprese eroiche del grande ciclismo.

Fortissima quella dell'Italvolley, arrivato ancora ad un centimetro dalla vera (e meritata) gloria.

Bravi sì i nostri cecchini, i forti schermidori, i duri lottatori.
Ma negli sport che danno le maggiori emozioni (con forse l'eccezione di Viviani e Paltrinieri) siamo forse mancati.
Bravi tutti, ma...

sabato 30 luglio 2016

Fiumi di parole...

Da alcuni giorni mancano, per fortuna, notizie di nuovi attacchi la cui frequenza rischiava di diventare una abitudine quotidiana.
Tacciono purtroppo anche voci intelligenti in grado di spiegare, distinguere, far comprendere, per lasciare posto a slogan, hastag e trend di varia caratura ma di eguale inutilità, a formulette semplificatorie buone solo per fortificare le opinioni delle opposte tifoserie del pensiero massificato.
Siamo in guerra!
Mi può star bene la capacità della parola di risvegliare le coscienze, ma la domanda che subito farei a chi la pronuncia è: e allora che si fa?
Sospetto e temo che la risposta più sincera potrebbe essere: "facciamoci portare un altro caffè! Corretto al sambuco, grazie".

Azioni terroristiche commesse da pochi uomini pronti a tutti e votati alla morte, soprattutto decisi a uccidere quanti più "nemici" possibile come unico scopo, insanguinano l'Europa. Sono commesse in nome di una religione e per deliberato odio verso la civiltà cui apparteniamo, da persone che vi sono nate. Colpiscono obbiettivi impossibili da difendere, danno un folle "senso" alla vita di disadattati ed esclusi pronti all'estremo sacrificio come momento che riscatta un'esistenza.

Che si fa?

L'impressione sommessa è che per una volta l'operato di chi ci dirige sappia essere più capace di individuare risposte di quanto viene non solo dalla pancia dell'opinione pubblica, ma anche da un ceto intellettuale mai come ora incapace di dipanare la complessità che è la cifra di questa situazione.

Sconfiggere sul loro territorio le milizie dello stato islamico
La risposta militare è in corso, a quanto apprendiamo non senza risultati, con l'avanzata in Siria ed Iraq.
Arrestare i terroristi e prevenire gli attentati
La risposta in termini di ordine pubblico è per forza di cose affidata all'attenzione degli apparati di sicurezza cui dovremo riconoscere mezzi, fiducia, pazienza nel subire piccole limitazioni nella nostra libertà ed abitudini, e anche la possibilità di sbagliare.

Includere, non respingere, i mussulmani d'Europa
Bisogna dar forza alle componenti pacifiche, con politiche concrete che non regalino alla propaganda estremista la maggioranza silenziosa. Sì alle moschee, via gli imam che incitano all'odio e che sono sono arrivati  qua, con i soldi dei paesi finanziatori dei tagliagole, per predicare negli unici luoghi di preghiera consentiti dall'attuale miope politica. Senza pretendere che ad ogni sparo di un islamico milioni scendano in piazza per scusarsi, dialoghiamo con chi è disposto a convivere in pace. 

Non umiliare, ma avvicinare le potenze regionali.
Arroganti illusioni postcoloniali sembrano alimentare la politica estera di alcune delle decadenti "potenze" europee. A Paesi con storia più antica della nostra, abituati per secoli a vedere l'Europa come terra di barbarie, non ci si può accostare con il piglio di chi si pretende portatore una civiltà ed istituzioni superiori (in taluni casi, ormai di dubbia desiderabilità), nè con l'atteggiamento di chi impone la propria legge in nome di una superiore moralità (del tutto dubbia anch'essa). Senza recedere dai principi, con paesi come Russia e Turchia si deve dialogare per portarli dalla parte nostra, come ha fatto l'amministrazione Obama chiudendo lo storico accordo con l'Iran.  Diventa sinistra la sagoma di un Trump, in tempi in cui ci sono già in giro un Putin ed un Erdogan.

Puntare tutto sul nostro way of life.
Lo confermano la dolce vita dei giovani iraniani ed i tragici contrasti fra le ragazze occidentalizzate e le loro famiglie tradizionaliste: è più forte l'appeal della vita, della libertà, di ogni costrizione imposta contro la natura umana. Dobbiamo attendere che trionfi anche in quei paesi ed in quelle famiglie, non imposta ma conquistata da loro, il desiderio di un rossetto e di una minigonna. E aiutarli in questo (vedi il punto precedente).

Non cedere alla paura
Guai a rinunciare a noi stessi, alla voglia di viaggiare, incontrarsi, cenare fuori, leggere una vignetta. Non diamogliela vinta a quelle canaglie. Questa è più facile, nessuno qui è pronto a rinunce personali. 

Le virtù che ci servono come il pane (oltre che dei leader all'altezza) sono più d'una.
Sopra tutte la pazienza, nel senso di capacità di sopportare le inevitabili perdite di una lotta che si protrarrà purtroppo a lungo. 
Tanta, tanta intelligenza.
E la forza straordinaria di cercare nell'altro quello che ci accomuna a lui.

domenica 24 luglio 2016

Scritto appena ieri

Se è vero che in ogni società le idee dominanti sono le idee della classe dominante, in Italia, in presenza di una borghesia sempre più sterile di idee, sembra ormai raggiunto il punto in cui semplicemente è la corruzione della classe dominante ad essere diventata corruzione generale. E così, siamo prossimi al giorno in cui il conformismo borghese ed il conformismo proletario avranno portato a compimento il loro processo di fusione in un unico, informe, straripante conformismo plebeo.
Alberto Aquarone, Alla ricerca dell'Italia liberale, 1972.

sabato 2 luglio 2016

Unità nazionale

E' il 2 luglio, sono le 18, attendiamo la partita, è un raro momento di unità nazionale.
Le partite della nazionale sono l'unico momento in cui ci sentiamo tutti (Marco Travaglio a parte) una cosa sola.
Se si vince.
Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede. (Il buio oltre la siepe - Harper Lee)

domenica 29 maggio 2016

Nuovi eroi

Lo hanno scomodato per decidere se Nibali è meglio di lui.

Lasciate stare Marco Pantani, il posto che ha nel cuore dei tifosi nessuno potrà prenderlo mai, e quello non si misura con i titoli vinti.

Ma la grande impresa di Vincenzo Nibali di ieri, che si innesta di diritto fra le pagine eroiche di questo sport unico, per qualche vecchio appassionato della domenica come me ha rinverdito emozioni antiche, le stesse che Marco ha tante volte suscitato.

Dopo tanti anni mi sono alzato dalla sedia stringendo i pugni per accompagnare uno scatto: dai!, dai!

E' vero, la dea bendata che mai aveva mosso un dito per Marco, questa volta ha aiutato l'audace.

Che però è campione vero, campione unico nella capacità di reagire ai momenti difficili.

Viva Nibali, nuovo eroe.  


sabato 21 maggio 2016

Con un canestro di parole nuove, calpestare nuove aiuole

Ho letto e ascoltato molto, negli ultimi due giorni.
Ho ascoltato Emma disperata prefigurare il futuro di mancanza. Bertinotti non trovare le parole, e poi rendere un commosso e fraterno ringraziamento, Ferrara mostrare persino sincerità nel dispiacere.
Decine di persone ricordare con gratitudine un rapporto che oltre a personale era anche politico, oltre a politico era anche personale.
Ho letto l'affettuoso resoconto che ha fatto Mimum degli ultimi mesi, la fantastica prosa di Merlo indulgere sui ricordi personali, Rutelli provare a razionalizzare le tre rivoluzioni, Scalfari impegnare addirittura un "caro"(prima di cedere alla solita autoreferenzialità), Sofri tutta la sua intelligenza. Feltri riconoscerlo come il migliore, Folli marcare la differenza con l'antipolitica.
Nel ricordo di Marco Pannella si sono esercitati tutti, chi con il mestiere, molti con intelligenza, tanti con il cuore.
Alcuni ricordi si trovano qui
Difficile aggiungere altro, ma ognuno ha il suo ricordo.

Ci mancherai, Giacinto Pannella detto Marco. Mancherai alle persone di questo paese cui hai regalato smisurata intelligenza e l'impegno generoso e totalizzante di una vita, ottenendone in cambio più spesso meri riconoscimenti verbali, quando non scherno e sufficienza,  invece di quello che chiedevi: voti e risorse per nuove battaglie.
Ora il tributo alla tua grandezza è generale quant'altro mai, fors'anche sincero (per Spadaccia non è ipocrisia, ma l'omaggio che il vizio rende alla virtù). Un riconoscimento che hai certo prefigurato e avresti forse gradito, in cui ciascuno richiama uno o più aspetti della tua parabola, quelli caratterizzanti un rapporto che per tutti, anche chi non ti ha conosciuto, è stato non meno personale che politico.
Quando ero bambino, ti ho conosciuto sentendo mio nonno appellarti come un "pupinat" (forse assistendo incredulo ad un digiuno). Il "pupinat" è una specie di bellimbusto che spreca una sacco di parole invece di dedicarsi alle cose concrete della vita, in primis al lavoro. Era troppa quarantanni fa, perchè tu potessi essere compreso, la differenza antropologica fra l'uomo che tu incarnavi e prefiguravi e la generazione che aveva fatto la guerra: troppa finchè le persone non si scontravano singolarmente con i problemi di cui tu parlavi e ti occupavi, avendo inteso per primo che i temi sociali erano questioni non solo politiche ma addirittura di classe.
Qualche anno dopo, quasi ventenne, assieme a mio padre mi imbattei in un tuo comizio in piazza XX settembre. Rimasi impressionato immediatamente da una presenza fisica che, di per sè imponente, proiettava una personalità capace di riempire da sola la piazza. Ascoltai, per la prima volta, parole come libertà, diritti e responsabilità capaci di sistemarsi e sistematizzarsi in un eloquio che affascinava non meno per la forma che per il contenuto.
Fu inevitabile attrazione a farmi avvicinare alla radio, poi al movimento, in cui ebbi anche una breve parentesi in cui provai a dare corpo a quello che Emma ha definito il tuo più grande insegnamento: pretendere da se stessi quello che si chiede agli altri.
La tua opera ha una ampiezza ed una varietà di sfaccettature che rendono compito improbo tentarne una sintesi. Tuttavia alcuni tratti credo meritino di essere ricordati.
La religione della libertà
Al di là del riferimento crociano da te volutamente cercato, la libertà è certo la parola chiave di un'esperienza politica ma, di più, di una vita. E' interessante rilevare come l'integralità delle conseguenze che ne traevi ti impegnava a dichiararti al tempo stesso liberale, liberista e libertario. La coerenza veniva pagata in termine di solitudine, posto che da noi chi professa posizioni liberiste è agli opposti di chi difende posizioni libertarie.
Il posto nella storia dei laici
Il tuo percorso trae le mosse dall'esperienza universitaria e dalla fondazione del partito radicale nel 1954: nell'ambito quindi del milieu del liberalismo di sinistra, laico, anticlericale e anticomunista che in Italia è sempre stato ultraminoritario, e spesso disperso in mille rivoli e collocazioni, con conseguenze gravi sullo sviluppo civile e morale del Paese. Ti viene rimproverato di non aver preso la guida di questo gruppo facendone una grande forza, preferendo modalità di lotta e di organizzazione divisive, ma non è scontato che i risultati che si potevano ottenere fossero maggiori di quelli poi realizzati.
Le realizzazioni.
Ha riconosciuto giustamente Claudio Martelli nella sua autobiografia che, pur compatito come un lunatico sognatore e velleitario idealista, detieni il record delle realizzazioni, delle battaglie vinte a furor di popolo, di cambiamenti reali nella sfera dei diritti e nell'approccio internazionale ai crimini contro l'umanità e contro la pena di morte. E' così. I diritti civili conquistati con le leggi sul divorzio, sull'aborto, sull'obiezione di coscienza hanno cambiato la vita a migliaia di persone. E c'è all'Aja una Corte penale internazionale, competente per i crimini contro l'umanità la cui istituzione si deve all'azione dell'associazione radicale "Non c'è pace senza giustizia". Volevi consentire alle persone di morire con dignità, impedire l'assassinio di stato, sconfiggere il business della droga delle mafie. Non ti battevi per istituire una detrazione fiscale in più o per fare una variante di una statale, ma per cambiare la vita delle persone ed il corso della storia.
La preveggenza.
E' incredibile verificare come alcune tue intuizioni e battaglie anticipino di venti o trentanni la naturale loro maturazione nel resto della società. I diritti degli omosessuali oggi nessuno li mette in discussione: tu li difendevi negli anni settanta. Le soluzioni antiproibizioniste oggi si impongono nel mondo e persino la Direzione nazionale antimafia le propone in documenti ufficiali: tu ne hai parlato (sempre in termini di riduzione del danno, mai ideologici) già nel 1973. Bisognerebbe interrogarsi se tanta intelligenza delle cose non offra, già oggi, le soluzioni migliori per le battaglie che sono ancora in corso, e per le quali invece dovremo aspettare altri trentanni per vedere riconosciute le buone ragioni
Accanto agli ultimi.
I diritti per i quali ti sei battuto sono quelli degli ultimi, degli esclusi, dei dimenticati, delle persone che talvolta non sanno nemmeno di averli. Hai avuto accanto e scelto come compagni "froci" e pornostar, matti, ex terroristi, drogati, disabili, zingari, vittime della giustizia, malati, carcerati. E quanto ai potenti, come ha osservato ieri Adriano Sofri, sapevano che nell'ora della caduta si sarebbero trovati vicino solo te.
La vita del diritto per il diritto alla vita.
E' singolare che un irregolare come te abbia avuto un rispetto quasi sacro per le regole ed il diritto (motivo tra l'altro dell'incontro con Leonardo Sciascia). Molti dei tuoi digiuni erano finalizzati a pretendere dalle Istituzioni il rispetto di regole che loro stesse si erano date. La vita del diritto, lo stato di diritto le consideravi e difendevi come presidio dei diritti dei singoli. Anche delle istituzioni democratiche e repubblicane hai sempre avuto grande rispetto, combattendo le persone che le rappresentavano in un dato momento per difendere la loro funzione.
Conoscere per deliberare
Questa frase in cui si compendia il funzionamento di una democrazia è nel logo di una delle tue creature, Radio Radicale, unico media in cui è possibile ascoltare integralmente e senza mediazione lavori parlamentari, congressi di partiti, processi, e farsi un'idea con la propria testa. Pensavi che se le cose sono spiegate alle persone, queste prendono la decisione giusta: davi fiducia a tutti noi. Per questo davi così tanta importanza agli spazi televisivi negati, cui attribuivi il motivo del tuo mancato successo elettorale. E la tua ultima grande battaglia, non a caso, è per far diventare il diritto alla conoscenza di cosa fanno i governanti in nostro nome un diritto umano riconosciuto dall'ONU.
L'importanza della parola
Hai scritto pochissimo, parlato ininterottamente. Hai probabilmente il record di durata di un intervento alla camera ai tempi dell'ostruzionismo, hai inventato la maratona oratoria, ovunque andavi prendevi la parola e chi te la toglieva più. I dediti a Radio Radicale come me erano abituati ai tuoi interventi fiume a sorpresa, e soprattutto attendevano la conversazione domenicale con Bordin. Due imperdibili ore nette in cui si partiva dal fatto del giorno e si finiva regolarmente a parlare di quando, nel 1960...  In tv venivi male, Marco: solo nelle due ore domenicali il tuo modo di ragionare "fluviale e addirittura vulcanico", permetteva di comprendere l’unicità, la irripetibilità di un pensiero e di un'azione. E forse è un verso della canzone che ti ha dedicato Francesco De Gregori a descrivere meglio di ogni discorso il tuo percorso: "con un canestro di parole nuove, calpestare nuove aiuole". 
Essere, non avere
Sessantanni in politica, e uscirne molto più povero di quando sei entrato. Per Montanelli "odoravi di bucato". Ma oltre l'onestà, hai avuto la forza di vendere tutto, anche il patrimonio di famiglia, per le tue idee. Te ne vai senza niente, ma con una grande eredità.
Un milione di Pannella
Scrive oggi Laura Cesaretti che a stupire nel leggere i coccodrilli del giorno dopo è la quantità di incontri diversi, su terreni diversi, in occasioni diverse, su campagne diverse che ognuno porta in dote: "sembra che siano esistiti circa un milione di Pannella, da un capo all'altro della politica e della geografia, tenuti insieme da una coerenza dura e brillante come quella delle diverse sfaccettature di un diamante"
Umanesimo e dialogo
L'unico politico che si poteva incontrare per strada, e raccontargli i nostri problemi. Da tutti pretendevi il tu, ed eri capace di ascoltare veramente (nelle pause di quando parlavi tu), stabilendo un rapporto umano. Perchè credevi sopra ogni cosa al dialogo, e chiunque, anche il più reietto o il peggior delinquente, lo ritenevi possibile oggetto di interlocuzione.
Nonviolento
Sei stato un grande innovatore del metodo politico. Molte le novità da te introdotte, basti pensare al referendum e all'ostruzionismo, alle associazioni tematiche. La maggiore però è il ricorso alla nonviolenza gandiana, che ti ha portato ai cento e più digiuni, a mettere in gioco il tuo corpo non per morire ma per vivere. Tema complesso e motivo non ultimo di molte divisioni all'interno del piccolo gruppo di persone che ti è stato accanto, questo. Credo sia importante ricordare che hai parlato di nonviolenza in anni in cui la violenza (rivoluzionaria o meno) era data per scontata nella lotta politica, oltre che ampiamente praticata, contribuendo a redimere una generazione.
Crono e cupio dissolvi
Ti hanno molte volte accusato di "mangiare" le tue creature (politiche) non appena assumevano dimensione tale da poterti infastidire, incapace per narcisismo di dare forma ad una struttura politica che potesse prescindere dalla tua persona. E' vero che non hai avuto (programmaticamente) la capacità di costruire un movimento che acquistasse un consenso stabile e significativo; ma le tue vittorie le hai ottenute con un plebiscito, ed il Partito radicale è l'unico che è sopravvissuto alla prima repubblica, il più antico partito italiano. Alcuni dei presunti mangiati, poi, erano veramente indigesti.
Non era antipolitica
Alle ultime politiche il Movimento cinque stelle ha praticamente realizzato il tuo sogno: una forza antiregime che, senza bisogno di spazi televisivi, conquista un consenso immenso. Ma la differenza immensa che ti separa dall'antipolitica, ricordata anche ieri dai commentatori più accorti, è in una cultura e in un metodo nel quale ci si può sempre ri-conoscere, e nella voglia e capacità di costruire.

Molto altro ho tralasciato: il federalismo europeo, la svolta transnazionale, la polemica contro il pacifismo, le battaglie contro la pena di morte, la giustizia giusta. La disponibilità ad allearti con chiunque condividesse un certo percorso in un dato momento. Spes contra spem e la religiosità contro le gerarchie.
Ma forse bastava mutuare per te, che forse passata l'emozione sarai finalmente riconosciuto come un padre della patria, le parole che Bocca spese per Pasolini: diamogli almeno la stima intellettuale che merita (su diamogliela cuori spugnosi e cervellini esangui), diciamolo che è il migliore di tutti .
Forse la prolissità (prevedibile visto l'argomento) poteva essere sostituita da un epitaffio:

Ci ha lasciato Marco Pannella
maestro di pensiero e di azione
ha speso la sua vita per i diritti degli altri
spargendo il seme della libertà. 

Ciao Marco: parzialissima antologia dei ricordi


Il manifesto politico

Il ricordo di Sofri

Facci: Pannella era un uomo che amava troppo

Omaggio di Ferrara: il colosso che sputava fuoco

Gli ultimi giorni raccontati da Mimum

Il giocoliere della lingua

Il ricordo di Taradash

Bordin su La Nazione

Scalfari: addio caro Marco

Spadaccia commosso

La fantastica prosa di Francesco Merlo

Tutto Pannella sul Foglio

Il maestro di Laura Cesaretti

Il ministro Orlando: lo scomodo necessario

Bordin parla della conversazione

Il ricordo al senato con il bel discorso del Ministro Orlando

Intervista a Caporale

Il comizio a Udine

Le 10 battaglie

Le Frasi