Al solito lucidissimo e non prono al conformismo Carlo Nordio, una delle menti migliori d'Italia.
Nel tutto sommato composto atteggiarsi dei più nel dopo terremoto non manca di stonare l'immediata apertura di indagini giudiziarie dal finale già scritto da taluni media.
Il giudice veneziano mi risparmia la fatica di trovare le parole, le sue le condivido una a una.
La ragione più forte della "tentazione di veicolare il dolore e la rabbia verso persone e istituzioni"
«Dopo il terremoto - dice Carlo Nordio - si è scatenata una corsa spasmodica alla ricerca del colpevole, si additano presunti responsabili di qua e di là, ma questo meccanismo mi lascia perplesso. Mi pare che la società contemporanea, laicizzata, cerchi il capro espiatorio per superare tragedie che altrimenti sarebbero insuperabili, con il loro carico di morte e di dolore»
«Non sono nato ieri e faccio di mestiere il pubblico ministero, ma segnalo un modo di ragionare che secondo me è distorto. Si parte in automatico alla ricerca del colpevole e, siccome siamo in Italia e tutto viene giurisdizionalizzato, il colpevole diventa imputato a furor di popolo e va alla sbarra. Mi pare che in questi giorni si stia assistendo allo stesso fenomeno»
«No, dobbiamo perseguire la tangente, il falso, l'abuso, ma il disastro colposo non ammette scorciatoie. E poi dobbiamo metterci in testa che nel codice penale non esiste l'imponderabile, anche se nel nostro Paese sono stati processati perfino i professori che non avevano previsto, poveretti, il terremoto dell'Aquila».
Sul solco medesimo, per una volta condivisibile, Sallusti
Di altro tenore le parole di Raffaele Cantone
Il tuttologo a chiamata, presidente a chiamata non manca di manifestare al solito intelligenza e correttezza, ma al servizio di un interventismo comodo soprattutto alla politica della "generazione di fenomeni".
Si ha l'impressione che la differenza da Nordio la faccia il quarto di secolo di differenza anagrafica. Chissà se nel 2040 Cantone ci crederà altrettanto.
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