Nel calcio italiano di oggi, i diminuiti valori tecnici amplificano l'importanza dell'allenatore.
Soprattutto in un contesto in cui l'obbiettivo accanto a quello sportivo è la valorizzazione di giovani talenti prelevati in tutto il mondo: che hanno bisogno di chi li guidi, completi e formi quanto di un contesto di squadra organizzata e capace di proporre calcio in cui rendere al meglio e mettersi in mostra.
Per questo, le ben tre errate scelte del dopo Guidolin hanno prodotto 30 mesi di disastro tecnico e morale, azzerando quanto di positivo, anche sul piano dell'entusiasmo del pubblico, poteva portare (e ha portato) il nuovo stadio.
Adesso è arrivato Delneri. Una squadra che aveva giocato in maniera inguardabile e visibilmente con l'autostima sotto i tacchi ha infilato 4 buone partite con 7 punti.
Giocatori accantonati assurgono al ruolo di trascinatori. Vecchi marpioni tornato al goal e finiscono la partita stremati dalla corsa. Tutti hanno la loro occasione, nessuno la dispensa dal giusto rimbrotto che aiuta a migliorare. Una curva che due partite fa aveva lasciato lo stadio per disperazione ha trascinato la squadra in preda alla rimonta; avesse segnato Zapata all'ultimo di recupero, lo stadio appena finito veniva giù.
E' certo presto per i sogni (che pure il tifoso fa, e non li esterna per pudore e scaramanzia...); una rosa comunque con limiti tecnici evidenti non permette voli pindarici, ma quel che basta sono le magliette sudate, lo sforzo di migliorarsi.
E quel po' di concessione al "cliente" che siamo noi. Sono bastate un paio di battute al mister per mostrare che almeno ci tiene, l'allenatore che è anche un tifoso (oltre che uno dei migliori tecnici italiani, con ottime prove in tutte le squadre medio-piccole in cui è stato). Il suo riferimento alla dignità dello sgarfare ha legittimato in pieno il coro "UNO-DI-NOI-GIGI-DELNERI".
E allora, con quel sogno nel cuore, che nessuno come lui saprebbe interpretare, ANDIAMO A SGARFARE
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