mercoledì 30 agosto 2023

Monte Rest

Questi impegni sportivi dei ragazzi cominciano a diventare un pretesto piacevole.

Per un recupero figlia a Tramonti mi concedo un giorno di ferie: non sono mai stato in quella vallata, e da tempo ho messo nel mirino la facile ascesa al Monte Rest.

All'ultimo decido di arrivare al passo da Ampezzo, strada lievemente più rapida. L'ultimo tratto è stretto ma con asfalto magnifico, evidente lascito di una trappa del giro.

Il tempo è incerto, in altre occasioni avrebbe consigliato di soprassedere. Ma lassù ci devo ancora andare, e allora si parte: sarò assistito dalla fortuna, giusto qualche gocciolina, neanche da baganare il k-way, e senza che la visibilità sia pregiudicata.

L'ascesa alla malga Rest (circa 50 minuti) si svolge quasi interamente su carrareccia cementata, poi pietrosa, salvo un ultimo pezzo in ampio sentiero nella faggeta. 

La malga consta di stalle abbandonate, mentre l'edificio principale è stato restaurato ed è accogliente, lo utilizzerò al rientro per il pranzo.

Si vede piuttosto ravvicinata la cima, al culmine di un pendio erboso, dal lato opposto alla visuale sulle due Tramonti, laggiù. L'ascesa in diagonale, con un unico tornante in prossimità di una statuina della Madonna, mi porta in cima in una mezzora.

Visuale a 360 gradi, fin giù a Tolmezzo e risalendo ad Ampezzo, il Pura e il Tinisa. Da quest'altra parte la val Viellia fa intravedere i due paesi, e di fronte il Valcalda.

Come da impressione ricavata già domenica risalendo la vallata, e forse condizionata dal tempo, è questa montagna austera, aspra, non caratterizzata da ampie e dolci vallate nè dai colossi delle Giulie; forse friulana. Pur sempre vera bellezza.

Parcheggio in abbondanza



Accogliente riparo

La casera

Tramonti di Sotto e Tramonti di Sopra

Ampezzo

Tolmezzo sullo fondo

  

domenica 27 agosto 2023

Parla la Repubblica

Può parlare una Repubblica?

Può, quando la rappresenta una guida alta e ispirata come Mattarella (e come è stato Napolitano), e questa si prende la briga di lasciare al suo destino il vociare indistinto di molti suoi colleghi (sic!), per ricordare alcuni concetti essenziali, come ha fatto nel rimarchevole discorso di qualche giorno fa a Rimini.

I tentativi di trascinare verso il basso della polemicuccia partitica le parole del Presidente non reggono alla chiarezza di una visione che non è quella del "Capo dell'opposizione", ma di una persona che si rende conto di cosa voglia dire rappresentare i valori della nostra Repubblica.

Difficile riassumere; ma si deve provare. 

Si interroga il Presidente: cosa non siamo?

Su cosa si fonda la società umana; la realtà nella quale ciascuno di noi è inserito; la realtà che si è organizzata, nei secoli, in società politica dando vita alle regole - e alle istituzioni - che caratterizzano l’esperienza dei nostri giorni?
È, forse, il carattere dello scontro? È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l‘ostilità verso o il proprio vicino, o il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio che si basa la convivenza tra le persone?
Se avessimo risposto affermativamente, anche, soltanto, a una di queste domande, con ogni probabilità, il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo; e da tempo.

E' proprio l'opposto valore che fonda la nostra Costituzione: 
Uno spirito, analogo, ha ispirato la nostra Assemblea Costituente nella quale opinioni diverse si sono incontrate in spirito di collaborazione, per condividere e affermare i valori della dignità, ed eguaglianza, delle persone; della pace; della libertà.
Ecco, come nasce la nostra Costituzione: con l’amicizia come risorsa a cui attingere per superare - insieme - le barriere e gli ostacoli; per esprimere la nostra stessa umanità.
Per superare, per espellere l’odio, come misura dei rapporti umani. Quell’odio che la civiltà umana ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza.

Superare, espellere l'odio  come misura dei rapporti umani. Ma c'è di più. Nell'omaggiare i suoi ospiti denominando come amicizia quella che forse siamo abituati a definire come solidarietà, come comunità, Mattarella spiega come necessariamente essa debba essere declinata.

L’aspirazione non può essere quella di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili.
Al contrario. Se così fosse, saremmo sulla strada della spinta alla omologazione, all’appiattimento. L’opposto del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a ciascuna persona.

La nostra storia, come quella d'Europa che ha conosciuto i suoi peggiori momenti quando è prevalsa la "la pretesa della massificazione", è lì a dimostrarlo: 
È il valore della nostra Patria, del nostro straordinario popolo - tanto apprezzato e amato nel mondo - frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni; di apporto di diversi idiomi per la nostra splendida lingua; e nella direzione del bene comune.
Amicizia, per definizione, è contrapposizione alla violenza. Parte dalla conoscenza e dal dialogo. Anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica.

I tentativi di negarla, invocando quell'odio, alimentando i contrasti, non mancano. Ma sono pretesti: 
Amicizia, per definizione, è contrapposizione alla violenza. Parte dalla conoscenza e dal dialogo. Anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica.
Non mancano, mai, i pretesti per alimentare i contrasti.
Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; la invocazione di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi.

Gli importanti cambiamenti che vive il nostro tempo, oltre a rendere arduo (e spesso non tentato) "uno sguardo lungo che ci aiuti a comprendere, in profondità, quale sia la direzione della nostra vita", sono nel segno dell'individualismo, non privo di un rischio fatale:
L’auto-affermazione dell’io, nella sua più assoluta centralità in realtà nella sua piena solitudine, appare priva di qualunque senso.
Il concetto di individuo rischierebbe di separarsi da quello di persona.
L’affermazione di sé – uno dei motori della vita comunitaria – vale, in realtà, se è inserita nella comunità in cui si è nati, o in cui si è scelto di vivere; e se contribuisce alla sua crescita.

Il Presidente tocca temi come il diritto alla felicità, connesso alla pace e alla "amicizia sociale", in una temperie in cui vi è la necessità, oltre che di confrontarsi con il tema dell'ambiente, di affrontare l'ineludibile necessità che una pace giusta non possa dimenticare il dramma dei profughi. E' l'occasione per le parole tra le più citate nelle cronache, quelle sui flussi adeguati, che però sono un inciso in un discorso di più alto respiro, il cui cuore è l'affidamento della speranza alle nuove generazioni
La speranza è in voi giovani.
Prendetevi quel che è vostro. Comprese le responsabilità e i doveri.
Voi avvertite, in maniera genuina, tutti questi problemi.
Avete la sensibilità di sentirvi pienamente europei. Più degli adulti.
Avete conoscenze adeguate per affrontare, senza timore, le trasformazioni digitali e tecnologiche che sono già in atto.
Avete la coscienza che l’ambiente è parte della nostra vita sociale. Che non ci sarà giustizia sociale senza giustizia ambientale; e viceversa.
Non vi chiudete, non fatevi chiudere in tanti mondi separati. Usate i social, sempre con intelligenza; impedite che vi catturino, producendo una somma di solitudini, come diceva il mio Vescovo di tanti anni addietro.
Non rinunciate, mai, alle relazioni personali; all’incontro personale; all’affetto dell’amico; all’amore; alla gratuità dell’impegno.
Il mondo è migliore, se lo guardiamo con gli occhi giusti.

Mi rivolgo a Marzio Breda: ma veramente vogliamo ridurre queste parole ad una reazione al libro di Vannacci?

mercoledì 23 agosto 2023

AUTOCENSURA

Ho cancellato 44 post.

Tutti quelli che indicavano "Per chi voto", ed una serie di altri con contenuto critico su taluni comportamenti di politici o movimenti.

Mi costa parecchio, ma il clima illiberale che si respira rispetto alla libertà di espressione mi induce a questa forma di cautela.

domenica 20 agosto 2023

Rifugio Eimblatrim

Con la scusa di portare Riccardo ad Ampezzo, non par vero di organizzare una scappata a Sauris.

Il rifugio Eimblatrim appare meta comoda e alla portata di tutti, anche se si registrano delle defezioni.

Un'oretta tranquilla nel bosco ci conduce all'accogliente struttura, dove ci aspettano degli ottimi piatti serviti con incredibile velocità.

La vera bellezza può essere anche facile-






sabato 19 agosto 2023

Creta di Aip

E' un periodo perfetto per la montagna, ogni mattina mi chiedo come sia possibile andare a lavorare invece che lassopra.

Apparecchio con due amici questa ascensione, giudicata meno impegnativa di quella da me indicata alla Cima del Rio del lago.

Il punto di partenza è Cason di Lanza, che lasciamo questa volta dirigendoci sulla carrareccia che punta nord, e che dopo una scorciatoia su un sentiero in saliscendi riprendiamo poco prima della Casera Val Dolce, presso la quale diverse pezzate pascolano e vivono certo più pacifiche e serene di noi. Qualche centinaio di metri dopo la casera, dopo aver come d'ordinanza sbagliato strada, prendiamo il sentiero che tramite un rapido impluvio porta in un ambiente completamente diverso, dominato da meravigliosi mughi, con la Creta di Aip che si apre di fronte a noi.

Incrociata la traversata carnica, dopo pochi metri il sentiero si inerpica con pendenza decisa. Fa caldo, gli amici non se la sentono di proseguire per la fatica e procedo da solo dopo i 2050. In realtà il tratto impegnativo è quasi finito, dai 2100 il sentiero spiana, e si allunga aggirando la cima, presso la quale un pianoro singolarmente ampio consente una visuale eccezionale a 360 gradi.

Sono un po' dispiaciuto nel lasciare la compagnia, ma mi riesce difficile rinunciare non al piacere di raggiungere il traguardo e una nuova cima, ma all'emozione che mi dà la vista della vera bellezza.

Riduco al minimo la pausa in cima, due panini e via a raggiungere gli altri che mi aspettano al Cason di Lanza. Come spesso mi capita durante la discesca, trovo il modo di stupirmi di quanta strada ho percorso all'andata.

Arrivato nei pressi dell'agriturismo sento una musica... un gruppo di ragazzi suona dal vivo! Musica, bibita fresca, montagne tutto intorno, l'ho sempre detto che Cason di Lanza è un angolo di paradiso.

Carta Tabacco 018, Difficoltà EEA, Tipo di percorso: sentiero Cai (458-403-416-439), traccia segnata su rocce, Dislivello Totale 700 circa, Lunghezza 12 km, Altitudine min 1552, Altitudine max 2279.
Panoramica

Il pianoro sommitale

Pramollo dalla Cima

I mughi la fanno da padrone

Lo Zermula dalla Creta


La Valdolce

venerdì 18 agosto 2023

L'insostenibile leggerezza dell'essere

 di Milan Kundera


Gli ho portato sfortuna, a Kundera. Non era una settimana che avevo messo il suo libro nella pila da portare a Lignano che è giunta la notizia.

I temi filosofici, spesso poi ripresi in vari momenti della narrazione, danno corpo ad una parte iniziale ove si individua la dicotomia leggero pesantezza -  leggerezza come  la più insondabile.

Lo sfondo sono l'ambientazione subito dopo i fatti di Praga del 1968. Il regime, o meglio l'ideologia oppressiva e disumanizzante che lo giustificava e sorreggeva, sono un protagonista silente del romanzo, alcune delle cui pagine migliori sono quelle in cui viene difeso il valore dell'individualità, della libertà dei singoli e di un popolo.

Gli altri protagonisti vanno a comporre coppie che si intersecano, ma non si formano relazioni sulla base delle affinità elettive, bensì rapporti contrastati da cui non possono nascere che incomprensioni, tradimenti, riconciliazioni ed abbandoni. 

Tomas e Sabina la leggerezza, Tereza e Franz la leggerezza; ma nel delineare ciascuno dei personaggi Kundera non manca di tratteggiare un segno dell'elemento opposto, probabilmente a significare che l'opposizione è più apparente che reale, e (dichiaratamente) che i due elementi non sono associabili alla dicotomia positivo negativo.

La costruzione della trama si accompagna a brevi digressioni filosofiche (capitolo iniziale sull'terno ritorno, tanto per scoraggiare il lettore della domenica, e soprattutto il richiamo al ruolo della responsabilità tramite il mito di Edipo), anche filologiche (rimarchevoli quelle sulla definizione del kitsch e sul significato della compassione nelle diverse lingue), citazioni musicali e riferimenti alla psicanalisi, utilizzando il tutto per riflessioni che dicono di noi più di quanto sappiamo (e magari vogliamo), come nella distinzione tra ossessione lirica e ossessione poetica per le donne, o nella teorizzazione della memoria poetica, o delle quattro categorie individuate sulla base del tipo di sguardo sotto cui vogliamo vivere (numero infinito di occhi anonimi; molti occhi conosciuti; gli occhi della persona amata; gli occhi immaginari di persone assenti).

Peccato non essere abbastanza colto da cogliere appieno tutti gli spunti seminati da Kundera.

Ma è proprio il debole che deve saper essere forte e andar via, quando il forte è troppo debole per poter far del male al debole.

La trasformazione della musica in rumore è un processo planetario che fa entrare l'umanità nella fase storica della bruttezza totale.

Perchè le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Solo le domande più ingenue sono veramente serie. Sono domande per le quali non esiste risposta. Una domanda per la quale non esiste risposta è una barriera oltre al quale non è possibile andare. In altri termini: sono proprio le domande per le quali non esiste risposta che segnano i limiti delle possibilità umane e tracciano i confini dell'esistenza umana.

Che cos'è la civetteria? Si potrebbe dire che è un comportamento che mira a suggerire la possibilità di un'intimità sessuale, senza che questa possibilità appaia mai certezza. In altri termini: la civetteria è una promessa di coito non garantita. 

E si disse che la questione fondamentale non era: sapevano o non sapevano?, bensì: Si è innocenti solo per il fatto che non si sa? Un imbecille seduto sul trono è sollevato da ogni responsabilità solo per il fatto che è un imbecille?


Regredire

In pratica siamo passati da Jannacci a Vannacci.

La mia generazione ha una responsabilità tremenda

domenica 13 agosto 2023

Giro dei tre rifugi

Non salgo al Marinelli da oltre trent'anni, è ora di colmare la lacuna.
La presenza del solo Riccardo mi permette di farlo dal percorso della staffetta.
Prevedendo un grande afflusso partiamo di buon mattino, alle 9 esperiti i preliminari comprensivi di torta al Tolazzi siamo sul sentiero.
L'ascesa facile e sempre piacevole al Lambertenghi Romani dura 70 minuti, ed eccoci al cospetto del paradiso, dove trovo il modo di affidare al pargolo la mia volontà sulle mie ceneri.
Breve sosta e mezzo panino a contemplare la vera bellezza, ed ecco iniziare, dopo questo sublime riscaldamento, la vera camminata. La parte iniziale del sentiero Spinotti si effettua aiutandosi ad arrampicare con delle corde metalliche; le famiglie davanti hanno il kit di assicurazione, ma è una prudenza non necessaria nella salita bella e stimolante. 
Il tratto successivo percorre un lungo tratto con scarso dislivello, tra prati rocciosi da cui si diramano le vie di ascesa al Coglians. La vista del Marinelli tarda un po', ma alla fine lo troviamo dietro uno spallone, preannunciato dall'avvistamento della carrareccia che sale diretta, a signoreggiare sui rifugi del Friuli. 
Della tagliatelle al ragù di toro rievocano il diverso sapore che ha un buon piatto di pasta in rifugio.
Madeleine proustiana che porta tra i tanti ricordi la spaghettata offerta da Don Lorenzo quando si prese la briga di farci fare, saranno treentacinque anni fa, il percorso inverso.
La discesa per la strada ci riporta al Tolazzi, fantasticando sulla prova dei fenomeni che domenica prossima percorreranno queste reazioni con tempi da diecimila in pista, negli occhi e nel cuore la vera bellezza.

venerdì 11 agosto 2023

Il sergente nella neve

 di Mario Rigoni Stern


Sergentmagiù, ghe rivarem a baita?

Sulla scia del centenario di Rigoni Stern celebrato l'anno scorso ritorno al suo racconto più noto, famoso almeno una quand'ero ragazzo ed era viva (oltre ad alcuni reduci, tra i quali barba Pinotto di Turpino) la memoria della ritirata di Russia.

Sembra una fredda (gelida?) cronaca, suddivisa nelle due parti che descrivono l'una la vita al caposaldo, l'altra i giorni e le vicissitudini della ritirata vera e propria. Rigoni Stern non indugia in discussioni politiche nè sul senso del mondo, non usa la parola nemico, non menziona Mussolini nè Hitler nè il Re. A ventanni ha la responsabilità di riportare a casa un gruppo di uomini e si preoccupa delle munizioni, dei pezzi, di cosa mettere sotto i denti. Gesti essenziali, sempre uguali che nella monotonia dei passaggi fanno dimenticare la reale successione degli eventi.

Fama meritata per l'episodio in cui nell'isba l'incontro con i soldati russi diventa un momento in cui degli uomini riconoscono nei soldati con la "divisa di un altro colore" uomini come loro, non nemici.

mercoledì 9 agosto 2023

Indifendibili (2)

Prosegue la scaramuccia.

La pietra dello scandalo è quidam De Angelis, portavoce della Regione Lazio.

Ha addirittura dichiarato che secondo lui Mambro e Fioravanti sono innocenti, e la sentenza li ha ingiustamente condannati.

Apriti cielo. Fascista, non può stare al suo posto, licenziato subito. Intervenga Meloni.

Vengo sollecitato con un post ironico, sulla nuova "giustizia per autocertificazione", si dà per scontato che anch'io condivida lo scandalo.

M'incazzo. Me ne frega zero di questo De Angelis, dubito che siano molti gli italiani in cui resterà memoria della sua uscita, coraggiosa o delirante che fosse.

Ma santoddio, uno che esprime un'opinione, criticando una sentenza, deve essere obliterato dal consesso civile. Ma la libertà di espressione del pensiero non era il valore fondante della nostra società? 

In un mondo in cui assume rilievo la categoria dell'indefendibilità, non è ammesso l'errore. Se uno dice o fa una cosa sbagliata, deve essere resettato, cancellato per sempre, non ha più appello né diritto di cittadinanza. Trovo questo modo di pensare semplicemente poco umano, ricordo con nostalgia la desueta pratica del dialogo e del confronto tra le idee.

Mi sento purtroppo solo nel fare questo genere di constatazione, contornato da persone dalle ottime intenzioni che ritengono che la evidente preferibilità delle loro idee debba essere affermata al costo di impedire a chi ne sostiene di opposte di esprimerle.

L'articolo di Piero Sansonetti su l'Unità di ieri, e sono felice che vi menzioni due volte Marco Pannella, attenua (solo un po') questo senso di solitudine, 

giovedì 3 agosto 2023

Indifendibili

Una scaramuccia polemica sorge in una discussione iniziata in merito alla recente decisione dei vertici Rai su Roberto Saviano.
Preciso che non mi è piaciuto che per difendersi abbia sentito necessario attaccare Filippo Facci oggetto di analoghi provvedimenti.
Mi viene replicato che Facci sarebbe indifendibile visto quello che pensa e ha scritto negli ultimi anni sui social.
Trasecolo.
Ora da vecchio radicale rifuggo la stessa esistenza della categoria degli indifendibili. Tra i reietti i colpevoli i mostri ci sono le persone di cui deve essere difeso il diritto di assumere la propria responsabilità nel rispetto delle regole e del loro restare uomini (persone) tra gli uomini (tra le persone).
Ciò che mi spaventa è la facilità di certi giudizi manichei, in cui la complessità di una persona viene azzerata, ed essa diventa un tutt'uno con l'ultima cazzata fuori dal senno uscita, oggetto dell'inappellabile condanna della comunità dei signorini perbene.
Ricordo la lezione di Gemma Capra - parlava degli assassini del marito - che osservava come gli autori di azioni nefande potevano forse essere bravi genitori, persone con delle qualità che non dovevano essere identificate con un comportamento sbagliato, per quanto grave.
Lo stesso ordine concettuale deve essere usato per le tante fesserie che ciascuno può dire e pensare, per errore, idiozia o stupido divertimento. Una volta restavano al bar o nelle orecchie degli amici, ora vengono propagate sui social e restano un marchio che è difficile togliere, che può costare occasioni di lavoro e anche carriere.
Si deve stare attenti, da un lato: ma dall'altro anche essere indulgenti, o forse intelligenti.
Indifendibili: no grazie, salvi ovviamente Cahlanoglu e Donnarumma.

Grandina, governo ladro

Riusciamo a buttare in politica anche le disgrazie collegate ai fenomeni naturali.
Ci sono gli alluvioni, e la colpa è dei verdi che impediscono le opere necessarie con il loro ecologismo ideologico.
Ci sono le trombe d'aria, è la colpa è del governo, al cui interno qualcuno sostiene le posizioni più soft sulle cause del cambiamento climatico.
Mi chiedo perché, almeno su questo, non si riesca a ragionare coniugando buon senso, visione e fiducia nella scienza. 
Mi ritrovo in pieno in quanto ha detto ieri Massimiliano Fedriga:
«In Italia riusciamo a ideologizzare tutto, compresi i cambiamenti climatici, come è stato con la pandemia. Serve equilibrio: l’uomo influisce sui cambiamenti climatici e negarlo è una stupidaggine, ma è altrettanto ingannevole dire che la responsabilità ricada solo in capo alle scelte dell’uomo. E poi va detto che l’Europa incide per il 10% sull’impatto sull’ambiente, il resto viene da Far East e Usa. Quindi dobbiamo mettere in campo tutte le misure utili, ma non possiamo dire che se non usiamo il monopattino uccidiamo il globo».
Parole improntate ad una così piana razionalità, di cui si avverte così tanto la mancanza.
Per inciso la domanda era se stesse con Zaia o con Salvini, ma una evidente dotazione di cultura di governo ha reso possibile una risposta di livello ben diverso

mercoledì 2 agosto 2023

Leggenda

Nel mentre si spargeva la notizia del ritiro di Gigi Buffon oggi resa ufficiale, ieri un sito ne ricordava la straordinaria carriera durata 18 anni.
Sembrano tanti. Ma sono 28.
Me lo ricordo quando esordì ragazzino contro il Milan, con il crisma del predestinato come Gianni, come Maldini Totti e Pirlo.
Il ragazzino che volava come Superman è diventato poi un campione, un uomo onusto di tante vittorie e grandi sconfitte, numero 1 per antonomasia, capace di appaiarsi a Zoff come lui divenendo modello insuperato del ruolo e monumento del calcio.
Nel mezzo la vittoria del mondiale da protagonista assoluto (con quella parata), probabilmente il migliore di una generazione di grandissimi, e la Champions tanto inseguita e mai raggiunta, il rigore di Sheva, e quelle lacrime a Milano dopo la sconfitta con la Svezia. Allora raccontò non lo scoramento per la perdita di un record da leggenda (le partecipazioni al mondiale), ma il dispiacere per i ragazzini cui era preclusa la gioia di tifare l'Italia.
Una passione che lo ha tenuto sui campi fin oltre i 45, e non importa qui sapere se tra i motivi ci fosse anche la paura di non potere, poi, essere all'altezza del numero 1 che è stato, tra i pali di tutte le porte del mondo.
Bello il ricordo della Juve che riporto qui sotto. Che tutto il calcio lo onori ricordando quello che è stato: grande avversario, capitano azzurro, vera leggenda.
E noi, ormai sui 50, chissà se vedremo un altro Buffon.
Caro Gigi,

oggi è molto difficile trovare le parole giuste.

È molto difficile parlare di un calcio che oggi saluta il suo numero 1 per eccellenza.

Noi ci siamo già salutati, abbiamo già celebrato la storia irripetibile vissuta insieme, ma ogni volta avevamo la consapevolezza che tu avresti continuato a prendere in giro il tempo. Questa volta sappiamo che hai deciso di scrivere la parola fine e togliere per l’ultima volta quei guanti con cui hai saputo modellare una carriera straordinaria.
Oggi, ancora una volta, ti ringraziamo, sapendo che questo è uno di quei momenti che verranno ricordati nella storia del calcio. Perché non sei semplicemente stato il più forte, hai fatto di più. Hai dato un volto a un ruolo, sei diventato IL portiere.

C’è chi si è avvicinato al calcio vedendoti già nell’Olimpo dei più grandi, magari ammaliato proprio da quello che tu eri in grado di fare tra i pali. C’è chi ti ha visto muovere i primi passi sul campo, scorgendo un talento incredibile e stupendosi poi per quanto quel talento fosse sconfinato, infinito. Perché, diciamo la verità, hai stupito tutti, anche chi aveva le aspettative più alte, perché quello che hai saputo fare era semplicemente inimmaginabile. C’è chi ha visto altri grandissimi e pensava di aver visto tutto, magari con la convinzione che il nuovo raramente possa avvicinarsi davvero alla storia, e invece ti ha visto cancellare convinzioni e riscrivere il concetto di insuperabile, imbattibile ed eterno.

Sei stato il giocatore che ha vestito più a lungo la nostra maglia, quello che ha vinto più titoli, il secondo in assoluto per numero di presenze, ovviamente il portiere con il maggior numero di clean sheet. Sei stato il nostro capitano e il nostro baluardo. Sei stato semplicemente Gigi.

In questa giornata tutti ripenseremo alle tue parate incredibili, al modo in cui hai attraversato la storia, salutando fenomeni e vedendo emergere i loro eredi. E tu sempre lì. La costante, la certezza, il campione che con un sorriso sapeva scacciare via ogni paura e dare a tifosi e compagni la sensazione di poter essere davvero inviolabili. Hai fatto sognare e hai reso i sogni realtà.

Oggi finisce un'era e siamo profondamente onorati di averla vissuta. Siamo stati parte della tua storia e tu sei stato parte della nostra.

Grazie, Gigi! In bocca al lupo per la tua nuova vita.