venerdì 23 febbraio 2018

Applausi e sputi

(Le due vite di Enzo Tortora)
di Vittorio Pezzuto

Biografia di Tortora ovviamente molto orientata alla analisi del caso giudiziario.
Nella prima parte la carriera di Tortora è descritta sempre con riferimento al rapporto di amore-odio con la Rai e alla singolarità dell'uomo, talmente geloso della propria autonomia intellettuale dall'apparire francamente snob.
La cultura del presentatore emerge nitida da alcune fenomenali citazioni, nondimeno l'impressione che se ne ricava è quello di uomo capace di suscitare non meno antipatia che ammirazione.
La ricostruzione dell'arresto, della prigionia, del processo non possono prescindere dal pregiudizio di chi al senno del poi aggiunge il senno del prima che non poteva non essere, nelle circostanze date; ed in effetti la misura degli "errori" commessi fa meritare al "caso Tortora" la palma di apice dell'orrore giudiziario nel nostro Paese.
L'alternanza fra descrizione del dolore privato e del rilievo pubblico assunto dalla vicenda, scandita nel testo dalle moltissime citazioni di giornalisti, politici, giudici, si specchia poi nella scelta politica radicale che Tortora abbraccia (uno dei tratti della novità radicale è stato il valorizzare come materia dell'agire politico la vita privata, la gravidanza, il matrimonio, il sesso).
Antipatico Enzo, antipaticissimi rompicoglioni questi radicali: perchè unici a ricordare ai potenti ma poi a tutto il Paese alcune delle loro vergogne, a chiedergli di pretendere da se stesso di essere un po' migliore (e antipaticissimo pure Pezzuto, me lo ricordo segretario della Lista Pannella, nella difficilissima parte di chi deve blaterale in pannellese senza essere Pannella).
Nel mentre i pentiti ed i magistrati di Napoli (alcuni) si contendono il primato della vergogna, dal mare delle frasi e degli episodi che Pezzuto riporta emergono, a giganteggiare, le figure di Sciascia e Pannella.
Ma la migliore è questa di Tortora:
"Ero liberale perchè ho studiato, sono Radicale perchè ho capito".

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