di Ilaria Tuti
Importante prova di Ilaria Tuti, in cui abbandona momentaneamente il thriller per rievocare una vicenda storica poco nota fuori dai nostri confini regionali, quella delle portatrici carniche.
Fatti storici reali vengono impastati con l'immedesimazione nella sofferenza di donne e uomini alle prese con la vera, dura, misera realtà della guerra (e della vita), con la consueta attenzione alla descrizione dei luoghi e della natura (si riconosce sempre dello studio), chiaro indice di vero amore per questa terra.
Tra i molti, forse non eccezionali ma autentici, meriti di questo libro, accanto alla valorizzazione di quella dolorosa epopea e del ruolo delle donne nella Grande Guerra, di un nuovo tassello di quell'affresco del Friuli che sta componendo la Tuti, il principale è la proposizione di un punto di vista autenticamente ed esclusivamente femminile.
"Ho pensato che da sempre siamo abituate a essere definite attraverso il bisogno di qualcun altro"D'accordo, non è Tolstoj. Non so se occorreva scomodare Tina o se era necessario il ritorno nel 1976. Alcuni riferimenti come quello ai fusilaz o alla comunanza dei sentimenti tra i soldati dei due fronti meritavano forse maggiore approfondimento. Il tanto amore (per il Friuli, per le donne, per gli uomini: per l'umanità) che c'è in queste pagine, però, ci basta e avanza.
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