di Andrea Graziosi
Non amo gli instant book, ma il nome di Andrea Graziosi, di cui ho sullo scaffale la monumentale storia dell'Unione sovietica, mi è sembrato una garanzia e mi sono lasciato tentare da questo libro.
Non si tratta di un'opera organica, ma di una raccolta di materiali che l'autore ha predisposto per conferenze e opere precedenti, integrata da riflessioni che le raccordano ai recenti avvenimenti. Tuttavia il contributo di intelligenza, illustrazione dei fatti storici, sintesi di fenomeni epocali che esso offre è veramente notevole.
Graziosi parla soprattutto di una divergenza, tra la Ucraina e la Russia uscite dal 1991 in condizioni simili, e scopertesi paesi molto diversi trentanni dopo, per l'effetto dell'evoluzione di due nazionalismi entrambi non etnonazionali.
L'Ucraina comunità plurale e aperta, in cui la cittadinanza non deriva dall'etnia nè dalla lingua parlata, per effetto delle scelte operate nel 1991 e rafforzate da un progressivo volgersi a Occidente; la Russia, orientatasi verso un ruolo guida di un mondo russo (anch'esso non etnico), ritenendosi (senza la forza di farlo) investita del ruolo di cambiare le gerarchie globali a fronte del preteso (e per molti versi reale) declino dell'Occidente, e in credito per una reputata, anche se non vera, umiliazione degli anni novanta.
L'autore individua nella seconda parte del libro il peso dell'eredità sovietica, che declina in quattro capitoli (prospettive comparative, eredità imperiale, il peso delle idee e della mentalità, le conseguenze "materiali" della peculiare modernità sovietica), non nascondendone il grande impatto, che però poteva sortire esiti diversi in conseguenza di diverse scelte del gruppo dirigente.
L'eredità sovietica parimenti partecipa, in senso positivo, nella evoluzione non etnocentrica dello stato ucraino, ove la presenza del russo come lingua veicolare ha contribuito a eliminare una possibile causa di conflitti, ed ha comunque consentito una transizione pacifica grazie al contributo delle scelte del gruppo dirigente della perestroika.
Gli aspetti su cui Graziosi fornisce preziose chiarificazioni sono molti, dai motivi della popolarità di Putin, al significato della "denazificazione", al carattere involontariamente respingente di una Europa che oggi non è solo una comunità storica ma una istituzione con regole formali di accesso, a molti altri.
Nella parte finale le conclusioni si elevano ad un livello più alto, richiamando altre divergenze, quella tra Russia ed Europa, tra la nuova Europa (senza Londra e Mosca!) e gli Stati uniti, richiamando la necessità di adattare gli schemi mentali ad una realtà in cui l'Occidente, pur avendo vissuto un ultimo sussulto di esistenza, ha perso il proprio ruolo centrale nel mondo, a favore di un equilibrio in formazione i cui poli saranno certamente Usa e Cina (e non la Russia), forse l'India e l'Europa.
E' un sollievo vedere quali intelligenze siano presenti nel nostro paese; pari all'interrogativo che pone il non essere certi che siano presenti non tanto in televisione (mai visto il professor Graziosi, ma forse non è importante), quanto a supporto della classe dirigente che prende le decisioni fondamentali per il nostro futuro.
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