giovedì 19 gennaio 2023

L'umanesimo che manca

Ancora grazie alla radio scopro un interessante intervento di Andrea Carandini sul Corriere.
Il noto archeologo, intellettuale tra i più illuminati su cui possiamo contare, prende le mosse da un duplice spunto: una risalente constatazione di Moravia per il quale "A Roma non c'è una società borghese" e una recente intervista a Giuseppe De Rita, nella quale il sociologo attribuisce l'immobilismo del paese alla generale mediocrità, figlia della mancanza di una vera classe dirigente, mai nata da una società che è rimasta piccolo borghese senza mai fare nella sua parte migliore il salto di qualità.
"L’alta cultura umanistica si è ritirata sempre più, prima dalle aspirazioni del popolo, poi dai desideri dei piccolo-borghesi e infine anche dallo stesso ceto medio, distratto, godereccio e senza gravitas... La mediocritas è buona se è aurea, se cioè è l’anticamera dalla quale s’intravede, nella camera, qualche pagliuzza d’oro; altrimenti è generatrice di decadenza. Ci vorrebbe una rivolta dei giovani — salvando i beni e scartando i mali del 1968 — ancora in grado di fare il seguente ragionamento: la cultura umanistica è sì inutile ma serve a formare la mente che pensa seguendo principi logici e che con essi tempera le emozioni. Invece noi pensiamo male attraverso una lingua degradata, che molti non sanno scrivere e comprendere… Il momento dell’utile deve venire, ma in un secondo momento, proprio come l’inutilità umanistica deve essere preceduta da quella dei giochi… Il problema è che la decadenza non è soltanto fuori di noi, nell’ambiente indissolubilmente connesso al paesaggio; sta innanzitutto nella mente, che ha subìto oramai notevoli e irreparabili danni cognitivi."
Intervistato da De Leo, alla radio Carandini declina ultimamente la dicotomia tra conoscenza pratica e cultura:  "o si è colti o non si è pratici ossia si è pratici e non si è colti: molto difficile trovare le due cose insieme. E quindi il Governo a mio avviso ha bisogno di cultura ma ha bisogno anche di saper fare: nelle classi dirigenti di un tempo che erano sempre ovviamente connesse ai ceti privilegiati, esse avevano delle proprietà da amministrare".
Richiamando con giusto orgoglio la sua esperienza da Presidente del FAI Carandini nota che spesso "l' elemento che più manca è il sapere trasformare le idee in fatti". Non manca la conoscenza specialistica, quello che manca è ciò che ama chiamare con la parola inglese "background": "Una casa non può essere fatta di solo di facciata, non può essere fatta di solo di intimità ma ci vuole un retroterra, un giardinetto anche modesto, dietro la casa, il background, che dà respiro alla casa, che dà sfondo, che dà contesto, che dà paesaggio. Ecco questo background è la cosa che più manca, perm per due ragioni.
Per il crollo, anzi la distruzione della grande scuola fondata cento anni fa da Gentile, che ovviamente oggi sarebbe desueta ma che ha svolto una straordinaria funzione ed è stata solo demolita, e dall' altra la specializzazione cioè il fatto che oggi è molto difficile essere bravi in un campo ma nello stesso tempo poter inserire in un contesto il proprio sapere un po' più ampio".
Come già nell'articolo Carandini ha chiare le cause: "da noi e quindi però il problema la scomparsa di un autentico liberalismo riformatore. Questo è stato un veramente un trauma dovuto alle due grandi chiese... noi pensiamo ancora attraverso le categorie del Novecento che non hanno più molto senso oggi. Ma il il liberalismo è un qualche cosa che bisognerebbe riscoprire ab imis fundamentis e poi naturalmente adeguarlo integrarlo renderlo più sociale; ma questa è ignoranza la distruzione della scuola è dovuta al fatto che delle due componenti che formano una liberaldemocrazia la democrazia è stata in qualche senso perseguita... male naturalmente perché poi le diseguaglianze sono straordinariamente aumentate quindi il risultato è stato pessimo... ma hanno cercato di perseguirla malamente ma il merito lo sforzo la formazione, la Paideia, la Bildgung sono andate distrutte e con la Bildung si è distrutta anche la capacità di pensare"
Poi il passaggio chiave: "perché per pensare bisogna saper parlare, bisogna conoscerne l' analisi logica, la grammatica, è fondamentale conoscere i meccanismi di tutto: i meccanismi della lingua, i meccanismi della musica, i meccanismi dell' arte; se non si conoscono questi meccanismi il pensiero si impoverisce per cui le le nuove generazioni nell' ultimo trentennio almeno hanno avuto un danno... io lo chiamo un danno cognitivo.
I due elementi del declino sono quindi la morte dell' alta cultura umanistica e la mancanza della trasformazione degli italiani da sudditi in cittadini: "perché una democrazia non può non avere una classe dirigente"
Ancora "Per avere l'intellettualità che serve c'è una base fondamentale che sono le filologie specifiche del proprio campo... a questo bisogna aggiungere la tecnologia. Però poi al di là di questi elementi più tecnologici e più metodologici e di sapere specifico occorre potere immergere il tutto questo in una bacinella, almeno se non in un mare".
Ce la faremo? Carandini si preoccupa non per sè ma per le nuove generazioni: "Vorrei dire ai giovani, per incoraggiarli, cercate di essere minimamente lieti perché nella tristezza è molto più difficile lavorare. Però certo che i giovani vi si trovano di fronte a una sfida immensa e io gli dico: non vi spaventate! Studiate! Lavorate! Perfezionatevi! Non perdete tempo coi telefonini che sono degli grandi seduttori, semmai perdete dentro con le donne o se vi piacciono gli uomini o se vi piacciono gli alberi! Però perdete tempo con la vita! Ecco beh non solo con la tecnologia che di cui ho peraltro fatto una lode"

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