di Marcos Novaro
In rilettura, questo breve saggio sulla dittatura argentina: ho trovato come segnalibro un biglietto di Udinese - Atalanta del 2 dicembre 2015.
Testo breve, ma molto concentrato, in cui la descrizione delle vicende del Proceso sono contestualizzate con una premessa sui precedenti "quarant'anni di fallimento" ed un seguito su "transizione democratica e retaggi autoritari".
L'autore non è uno storico, ma uno docente di scienze della politica ed i fatti vengono narrati nella ricerca delle loro cause politiche.
Delle vicende che portarono al golpe viene descritta la sostanziale ineluttabilità, nella situazione di incapacità del governo di reagire alle difficoltà economiche ed al timore di una guerra civile (più temuta che attuale, osserva Novaro: ed in via di riflusso), di fronte alla quale l'intervento delle forze armate trovò, se non consenso, sostanziale rassegnazione della maggioranza della popolazione. Del tipo che abbiamo conosciuto anche noi: proviamo questi, peggio di quelli di prima non possono fare.
Novaro analizza distintamente come i militari affrontarono i due compiti che si pose: la repressione dei "sovversivi", attuata con le note e terribili modalità (ma capaci di non farlo "vedere" e quindi di consentire di ignorarlo), e la reazione alla drammatica crisi economica. Osserva che il primo, che fu l'elemento che alla fine metteva d'accordo le diverse anime del regime, paradossalmente finì per essere accettato come un male necessario, e finchè la giunta non fallì per altri motivi non trovò la reazione meritata dalla ferocia delle malefatte perpetrate.
A logorare e determinare la fine del Proceso fu però il fallimento delle ricette economiche contro la crisi, nate monche per la persistenza di resistenze e interessi (i militari erano parte del sistema che l'aveva generate, alla fine), e troppo fondate sulla esistenza di condizioni esterne favorevoli, e le divisioni tra le armi e al loro interno.
La successione dei tre presidenti e la guerra delle Falkland vengono descritti come episodi che interpretano, più che determinare, la fine della dittatura.
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