Su questo papa mi tengo la mia opinione, di persona che, dal di fuori, comprende i molti cattolici che non si danno motivo del perchè il loro capo voglia portarli ad essere una cosa così diversa dalla comunità religiosa che sono stati per duemila anni.
Tuttavia il viaggio intrapreso in Iraq è un gesto di un coraggio e di un'importanza tali che è impossibile non provare ammirazione e riconoscenza, oltre che immaginare l'emozione delle persone di ogni fede di quelle terre martoriate.
Incontrandosi con il leader degli sciti, come già fece con l'imam sunnita, ha tolto nuovamente l'alibi ai tagliagole, agli assassini blasfemi: Il nome di Dio non può essere usato per «giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione».
La fratellanza con gli sciiti non sarà forse il più autenticamente cattolico dei valori; ma, al diavolo distinzioni e piccinerie, come immaginare una passo più grande, più reale, più sincero sulla via della vera pace, della comprensione tra gli uomini?
"Non ci sarà pace senza popoli che tendono la mano ad altri popoli. Non ci sarà pace finché gli altri saranno un loro e non un noi. Non ci sarà pace finché le alleanze saranno contro qualcuno, perché le alleanze degli uni contro gli altri aumentano solo le divisioni. La pace non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità."
Fratelli tutti, un sogno che solo la fede può concepire.
Nessun commento:
Posta un commento