sabato 11 marzo 2023
Verso Ovest
Storia di Tonle
di Mario Rigoni Stern
lunedì 6 marzo 2023
31 canzoni
Necessario contraltare di "31 songs", versione italiana.
Stesse regole d'ingaggio, cambia solo una parola:
Non le canzoni più belle, ma le più significative (per me). Al massimo una per interprete, solo pezzi italiani, l'ordine è casuale.
1. Pezzi di vetro
Ogni tanto scopro una nuova (magari vecchissima, ma nuova per me) canzone del Principe, ogni volta stupendomi della sua incredibile bravura di comporre versi così belli, così capaci di coniugare eleganza stilistica e al tempo stesso di descrivere, essenziali ed autentici, lati dell'animo umano di cui percepivamo l'esistenza ma che lui riesce a raccontarci, sempre e per sempre.
Può essere "Atlantide" o "Santa Lucia", piuttosto che i grandissimi classici che è superfluo nominare. Ho amato incredibilmente, per ovvio motivo, "Il signor Hood", ho fantasticato seguendo le evoluzioni oniriche de "Un guanto", sono stato Nino, e Pablo, il ferito che faceva l'amore con le infermiere; ho pianto per i ricordi che ogni volta solleva la sua versione di "Stelutis Alpinis".
Dovendo scegliere, allora "Pezzi di vetro", nella versione live presente in "Il bandito e il campione ", cd consumato al primo anno di università; il ricordo di come le sue note e le sue parole riempivano quel giovane cuore pieno di speranza è ancora foriero di tanta grata dolcezza.
Dal vivo l'ho sentito tre volte, non concede nulla allo spettacolo fine a se stesso ma offre prestazioni davvero principesche.
2. Ci sei sempre stata
Il mio parteggiare per Liga sembra avere a che fare con qualcosa di simile ad una (impossibile) amicizia, fedele a prescindere dai meriti artistici e fideistica nel difenderlo dall'accusa di fare canzoni sempre uguali.
Non è il migliore, ha un sound ripetitivo, canta di cose semplici e non si è messo a capo della rivoluzione: ma Luciano lo si ama, non lo si discute.
Mi regalarono ancora in vinile "Lambrusco coltelli rose & pop corn", e poco dopo venne "Buon compleanno Elvis". Oltre a "Certe notti" conteneva "Leggero" che ancora considero il pezzo ideale per il rientro notturno da una festa, un concerto, mentre "le senti le vene, piene di ciò che sei".
Ho poi scoperto le canzoni più vecchie, tra cui non posso tralasciare "Non è tempo per noi", di quando c'erano ancora gli inni generazionali, e seguita tutta una carriera piena di pezzi onesti e autentici, in cui ho trovato il racconto forse non di me, ma di molto del mondo che vedo attorno a me, i giorni di dolore, la voglia di urlare contro il cielo, l'amore che è l'unico modo di fregare la morte e i sogni che danno forma al mondo. Ho dato mandato (eseguibile a discrezione, dai) di suonare "Chi viene e chi va" al mio funerale, magari sostituibile da "Happy hour", oppure con raffinata ironia da "Il meglio deve ancora venire".
Tra le molte, ci ha regalato in un indimenticato 2010 "Ci sei sempre stata", che mi fece venire un bel colpo all'anima.
Tra il meglio che deve ancora venire ci sarà certamente qualche suo live, dopo quelli al Friuli e a Cividale. Mai dire mai.
3. Questione di sopravvivenza
Gino Paoli è un vero e grandissimo artista, capace come pochi altri di cambiare la musica leggera italiana con pezzi come "La gatta", "Sapore di sale" e soprattutto "Il cielo in una stanza", canzoni che avrebbero, ciascuna di esse, dato il senso ad una carriera.
Io ho amato soprattutto il disco (anzi, la cassetta) "l'Ufficio delle cose perdute", che sottrassi a papà per immagarmi in brani magnifici come quello che gli dà il titolo, "Uomini piccoli" e "Coppi", ed anche la giocosa "Questione di sopravvivenza", che suonarono anche al mio matrimonio.
4. Nei giardini che nessuno sa
Ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto del grande Renato, alla stadio Friuli, in cui la già di per se impagabile performance canora era accompagnata dal balletto dei Momix e di Carla Fracci.
Dal vivo la generosità artistica di questo grandissimo cantante raggiunge la sua massima espressione, sublimandosi nella rapporto speciale con il pubblico la condivisione di una sensibilità unica, è un'esperienza che spero di rivivere.
Tra i molti brani che ho poi imparato a conoscere ed amare ha un posto particolare questa canzone, che parla con profondità di sofferenza, di solitudine, di amore, di cura, facendoci capire che siamo noi gli inabili, che pur avendo a volte non diamo.
5. Sally
Vasco Rossi, ho letto una volta, è un po' il fratello maggiore un po' sfigato, ma che ce l'ha fatta. Non si tratta di un raffinato intellettuale, eppure ha saputo accompagnare la vita di moltissime persone con canzoni che parlavano di loro, dei loro amici, dei loro fratelli, anche di chi non ha avuto nè ambiva ad una vita spericolata.
E' anche un uomo che ha superato momenti difficili, e di cui ho moltisimo apprezzato la vicinanza che ha sempre portato a Marco Pannella, che anche ora ricorda sempre.
L'ho visto live solo due volte, una volta perdendomi per lui lo spareggio salvezza a Bologna, spero l'occasione si ripresenti perchè vale veramente la pena di vedere l'amore del suo popolo per lui.
"Vita spericolata" è forse il pezzo più bello; "Albachiara" l'inno della mia generazione, anche se talvolta penso a mia figlia paragonandola alla protagonista. I brani molto riusciti sono moltissimi, impossibile ricordarli tutti, e probabilmente rendendo inspiegabile il mio schierarmi per Liga tra i due corni del dilemma.
Allora Sally, per quel verso che gli è uscito così, forse nemmeno lui sa come certa ispirazione lo raggiunge.
6. Il cielo è sempre più blu
Il talento cristallino di Rino Gaetano è riconosciuto solo in parte, per lo più per il merito di questa straordinaria canzone. Come molti l'ho scoperto una ventina di anni fa, molto apprezzando tanti altri dei suoi pezzi, pieni di quella vita movimentata che ho sempre pensato caratterizzasse quegli anni Settanta da me così amati.
7. Confusa e felice
I precedenti erano mostri sacri, al cui cospetto appare forse singolare porre Carmen Consoli. Eppure per lunghi anni ho molto ascoltato la discografia (almeno i primi 4 album) della cantantessa mia coetanea, raro esempio di rock al femminile, che ho anche ascoltato in un concerto per pochi intimi a Lignano.
8. Il testamento di Tito
Tra i mostri sacri giganteggia Fabrizio De Andre, che feci in tempo a vedere al Carnera nel tour che accompagnava "Le nuvole".
Nelle sue canzoni i testi sovrastano la musica, con perle ineguagliate come "Via del campo" oltre alle più famose "La guerra di Piero", "La canzone di Marinella", "Il Pescatore", e molte altre meno note come "Il gorilla" o "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers".
Animo libertario e anarchico, capace di cogliere la genuinità della vita degli ultimi, dei dimenticati, andando nella sua direzione ostinata e contraria ci ha regalato anche questa rivisitazione dei dieci comandamenti che mi ha sempre affascinato.
9. La vita è adesso
Apogeo della carriera di Claudio Baglioni, pezzo eponimo dell'album con il quale cercò di uscire dalla fase giovanile che pure è stata forse la migliore dal punto di vista creativo, l'ho sempre apprezzato molto. Non è il mio cantante preferito ma la classe è indiscutibile come la bellezza di molti brani.
10. Genova per noi
Quando papà lo scoprì, lo mandava a palla sull'autoradio Becker nuova, immedesimandosi in uno dei "noi" che "stanno in fondo alla campagna, che hanno il sole in testa rare volte e il resto è pioggia che ci bagna".
Una perla in mezzo ad una raccolta, quella dei vecchi successi di Paolo Conte, ricca di perle mandate e a memoria, molto apprezzate diversamente dalle (ma forse più valide) sofisticate produzioni successive.
11. Canzone
L'eccezionale talento di Dalla ha regalato più di un capolavoro che ho molto ascoltato, neanche si possono contare, tra i quali scelgo questa, bellissima ma certo non la migliore, perchè piaceva tanto alla mamma.
12. Non andare via
Un'estate da ragazzo, alla festa dell'Unità a Piombino, fui folgorato da una cantante che chitarra alla mano fece "Ne me quitte pas" di Jacques Brel. La sua cover proposta da Patty Pravo si giova, oltre che della traduzione di Paoli, della straordinaria classe della cantante veneziana. Non meno indimenticabile "Dimmi che non vuoi morire", all'altezza dei suoi pezzi migliori e più famosi. Performer eccezionale.
13. Luce (Tramonti a Nordest)
La ragazza del paese, una di noi Elisa, ma dotata di un talento spiccato, forse non da artista mondiale ma che è facile riconoscere in una produzione sempre di ottimo livello. Le prime opere in inglese non le ho seguite molto, questo brano che ha vinto Sanremo invece l'ho amato tanto, come diverse delle sue successive produzioni.
14. Cyrano
A Guccini mi sono avvicinato in maniera scostante. Ho conosciuto da ragazzo i suoi pezzi storici, soprattutto "Canzone per un'amica" e "Dio e morto", solo in seguito altri dei suoi brani più famosi, "L'Avvelenata", "Eskimo". Con "Cyrano" gli è riuscito un racconto veramente potente e toccante.
15. Ma se ghe pensu
Anche Bruno Lauzi l'ho ascoltato prevalentemente sulla macchina di papà. Conteneva anche, assieme a molti altri pezzi pregevoli, questa canzone in genovese che gli (e mi) piace molto, probabilmente per la sua capacità unica di trasmettere la "saudade" dell'emigrante.
16. Mi fido di te
Quando uscì "Gimme five", ero tra le schiere dei detrattori di Jovanotti. Bisogna riconoscere la sua capacità di compiere un percorso che lo ha portato a produrre più di un pezzo gradevole, magnificato da frotte di adoratrici. Questo è legato nella mia memoria al momento in cui scoprii di diventare padre
17. La canzone del sole
Siamo stati tutti in gita scolastica, cantando al ritorno le canzoni di Battisti. La più bella è "I giardini di marzo", ma era più facile "Mare nero mare nero marenè".
18. Almeno tu nell'universo
Dovessi indicare una sola canzone, la più bella, probabilmente indicherei questa, nella versione di Mia, la cui voce è all'altezza della passione unica che trasmette assieme alla cosa che ci tiene vivi, il sogno di quella cosa impossibile.
19. Quello che le donne non dicono
Fiorella Mannoia è in prima fila nella giusta battaglia in difesa delle donne; il suo brano di gran lunga più famoso (ma gran merito anche al recente "che sia benedetta") parla di loro, del rapporto con gli uomini. E' scritta da un uomo, ed esemplifica magnificamente quella che Ida Magli ha descritto come la straordinaria luce che gli uomini hanno saputo dare alle donne pensandole e descrivendole. In questo è una canzone di una bellezza unica, credo per questo così universalmente amata
Da quando fu scritta i tempi sono cambiati, ora c'è molta attenzione all'indecente persistenza della violenza sulle donne e anche ai messaggi che si possono/devono trasmettere: recentemente Mannoia ha deciso di cambiare il finale: "Ma non saremo stanche/Neanche quando ti diremo ancora un altro sì NO".
20. Per me è importante
Bravissimo Zampaglione. Mai riuscito ad ascoltare un disco intero, ma i pezzi di punta erano fenomenali, questo su tutti.
21. Quando
Pino, Pino, quanto amore hai lasciato nella tua città, che hai cantato con la fantasia e la passione che vi rende unici, e che caratterizza anche questo brano delicato, dolce e capace di far sognare, dolere e sperare.
22. Occidentali's karma
Brano folgorante, uno sconosciuto se ne esce con questo incredibilmente riuscito mix di trovate linguistiche e ritmo. Difficile da mandare a memoria, ma poi (questione di Nirvana) cantata a squarciagola.
23. Io che non vivo
Senza tempo la bellezza della melodia di Pino Donaggio, che viene da tempi temporalmente, musicalmente e socialmente lontanissimi, ma ammalia e commuove ancora.
24. Gocce di memoria
Capolavoro (forse non pienamente riconosciuto) di composizione e di interpretazione, colonna sonora di un film bellissimo, esempio di come certe volte solo la musica sia capace di dar corpo al dolore più grande, all'incapacità di sopportarlo, di descriverlo, se non offrendo il balsamo del ricordo.
25. Perdere l'amore
Venne giù l'Ariston quando Massimo Ranieri ci andò con questo pezzo, adatto alla sua potenza e alla sua sensualità, capace di emozionare anche la più fredda delle persone
26. Notti magiche
Era perfetto. 15 anni, mondiale di calcio in Italia, ed un epilogo già scritto, campioni del mondo. Notti magiche, brano senza pretese (ma ben musicato da Moroder), sconfessato dai suoi stessi interpreti, ma che alla mia generazione è rimasto dentro, perchè ci ricorda quella età e forse perchè abbiamo un po' imparato, con quei rigori, come va la vita.
27. Zitti e buoni
Sono forti, i Maneskin. Un gruppo rock italiano che spopola in giro per il mondo. Non sono i Rolling Stones, ma siamo contenti
28. Sarà perchè ti amo
Ho già confessato che la mia commozione quando partono le note di questa canzone è un chiaro segno dell'invecchiamento. Mi immagino ottantenne, ad una festa di reduci, a intonarla tra le lacrime, pensando agli Ottanta che ci videro bambino. Apprezzabile anche in versione Curva Sud Milano.
29. Nel blu dipinto di blu
La più famosa canzone italiana nel mondo, l'orgoglio di essere italiani, forse nazionalpopolari ma più inclini ad amare la bellezza e a cantare che a sterminare popoli.
30.O surdato nnamorato
E vabbè, la canta la curva del Napoli, inno non ufficiale di un popolo. Poesia popolare autentica, vero sentimento, chi non si commuove o mente o ha un bidone di spazzatura al posto del cuore
31. 1950
Serenella poteva forse essere la mia nonna, anche se dubito aspettasse il nonno al loro caffè. Melodia d'antan, perfetta per provare un po' di nostalgia dell'idea che abbiamo di chi ci ha preceduti.
sabato 4 marzo 2023
Occidenti e modernità. Vedere un mondo nuovo
di Andrea Graziosi
giovedì 2 marzo 2023
Un anno dopo
In una conversazione di straordinario interesse Andrea Graziosi, sollecitato da Giuseppe Laterza, ripercorre i principali passaggi già delineati nel suo libro.
Me li sono appuntati, per meglio ricordarli.
1) Quello che maggiormente rimane, un anno dopo l'invasione, sono gli errori di valutazione commessi da Putin, e la scelta degli Ucraini di stare dall'altra parte, tanto più notevole in quanto rafforzata da un anno di sofferenza.
2) Il "mondo russo". Appare al momento vincente la corrente da sempre presente nella cultura e politica russa che nega che la Russia sia Europa. L'euroasiatismo già presente nell'800, che trovò paradossali meriti alla rivoluzione del '17 capace di allontanare Mosca dall'Europa, nel secondo dopoguerra ha trovato nuova linfa. Inutile nascondersi che rompere con l'Europa non è un accidente ma una scelta compiuta dal gruppo dirigente attuale.
3) Le elite cosa ne pensano. Forse non sono contente, ma non possono che tacere. Quasi scomparsa l'alta elite sovietica incarnata da Gorbaciov, il cui umanesimo rese possibile la transizione pacifica dall'Unione sovietica, silenziata dai putiniani l'elite affaristica nata negli anni 90 dal ceto imprenditoriale che fu liberato nel nuovo regime.
4) Il progetto politico era attrarre nel "mondo russo" tutte le zone russofone. L'errore è considerare sempre la lingua come fattore identificativo della nazionalità: in molti caso (come per l'Italia) lo può essere, in molti altri (Africa subsahariana, America latina) no. Nel caso postsovietico il russo si è posto come lingua veicolare, snazionalizzata, che non funge da univoco elemento di attrazione verso Mosca: evidente la differenza tra Crimea e Donbass.
5) L'accelerazione di un anno fa non sembra collegata al desiderio di Putin di fronteggiare un fronte che contrasta la transizione ecologica per lui dannosa; sembra piuttosto il tentativo di approfittare di un momento di conclamata debolezza dell'Occidente, iniziato nel 2008 e proseguito con il disimpegno di Obama e Trump.
6) La denazificazione è diventata rapidamente de-europeizzazione: si voleva l'Ucraina distolta dai progetti di adesione al mondo europeo. Paradossalmente l'invasione e il forte coinvolgimento americano ha fermato e forse per il momento invertito la divergenza tra Europa e Usa, complice la presenza di un presidente come Biden, ultimo spirito "europeo" della politica americana, formatosi ancora in anni di guerra fredda.
7) Di fronte al mutato quadro, ora multipolare, la Nato diventa strumento obsoleto, al posto del quale sarebbe opportuno maturasse un nuovo strumento comprendente tutti quelli che condividono i valori occidentali.
8) E' falso che si sia fatto poco per attrarre nel campo europeo e occidentale la Russia. La politica di Clinton in particolare fu smaccatamente filorussa, in particolare sulla questione delle atomiche sottratte all'Ucraina e sul piano degli aiuti economici. Il punto è che l'economia determina le scelte sul lungo periodo, sul breve prevalgono altri fattori. In questo caso il volgersi della situazione nel campo degli euroasiatisti è stato probabilmente determinato tra le due guerre dalle purghe staliniane che hanno eliminato le elite più inclini a volgersi verso l'Europa.
9) Il nazionalismo ucraino non si fonda su elementi etnonazionali, ma sul ricordo dell'Holodomor e dello sterminio dei nazionalisti ucraini deciso da Stalin. Pur essendo storicamente fenomeni da non attribuire a contrasti etnici (furono staliniani, non russi), tali eventi non possono che predeterminare ostilità verso un predominio moscovita. Inoltre l'emigrazione ucraina, divisasi tra Russia ed Europa, ha chiaramente fatto comprendere dove sia meglio orientarsi.
Risiko del giocatore della domenica
Cina e Stati Uniti che si equivalgono, più o meno, per forza economica e militare.
Russia ed Europa per irrilevanza, quando non diventano palla al piede delle altre due.
Non è che diventa decisiva l'India?
Non sarebbe male averla dalla nostra.
giovedì 16 febbraio 2023
Tutto quello che c'è da dire
When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No, I won't be afraid
No, I won't be afraid
Just as long as you stand
Stand by me
domenica 5 febbraio 2023
I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
Per il centesimo post su "i miei libri" ci voleva una scelta particolare.
Già anni fa avevo affrontato con piacere , come lettura "normale", il romanzo che le lunghe lezioni ginnasiali tendenzialmente rendevano inaffrontabile per la mia e le precedenti generazioni.
Ora ho ripreso in mano proprio il libro del ginnasio, nel quale ritrovo anche qualche foglietto dell'epoca e qualche sghiribizzo del mio compagno di banco.
La lettura scorre rapida, la trama è ben nota e consente di saltare alcune parti delle ricostruzioni storiche.
E' difficile scindere il molto che ci è stato insegnato e si è letto (molto anche con accento critico) dalle genuine sensazione di un lettore: il mio giudizio è che sia un libro veramente ben scritto (mi fa sorridere un po' dire questo addirittura di Manzoni, ma tant'è), con una straordinaria cura nel coordinare il racconto con la parte storica (eccezionalmente documentata), con un visibile amore per i personaggi, e nel quale i frequenti commenti ironici dell'autore risultano piacevole completamento.
Che poi non si condivida un certo paternalismo ed una visione provvidenziale della vita, beh, non credo debba inficiare il giudizio sull'opera narrativa, ed anche a prescindere dalla sua modernità e importanza nella storia della letteratura.
Da rileggere ed approfondire le riflessioni sul funzionamento degli apparati di potere.
I diritti della peggio gente
Abbiamo un (anche questo) problema: ci sono questioni della massima rilevanza delle quali non si può discutere.
E' possibile, ad esempio, affrontare il tema della compatibilità del regime carcerario "41-bis" con i principi costituzionali?
Non è possibile. Nel più frequente dei casi si è etichettati come amici o corrivi della mafia. Nel migliore si viene invitati a non proseguire nell'ardimento con la motivazione che ci sono stati importanti risultati nella lotta alla criminalità organizzata, e quindi cos'altro si vuole.
All'argomento utilitaristico è forse facile replicare che anche la pena di morte o la tortura otterrebbero analoghi effetti, ma nessuno (per ora) ha pensato di utilizzarli.
Ciò che caratterizza uno stato democratico è, dovrebbe essere, la non indifferenza dei mezzi.
E il rispetto dei diritti di tutti, anche dei mafiosi, dei terroristi, degli assassini e degli stupratori.
La Costituzione vale anche per loro.
Nell'articolo che posto Gian Domenico Caiazza descrive alcuni tratti delle attuali previsioni che rendono palesemente inumano il trattamento delle persone cui viene applicato, senza che vi sia un ragionevole collegamento con le esigenze di sicurezza che dovrebbero giustificarli.
Si può iniziare a parlare di questo?
venerdì 3 febbraio 2023
Mi-che-le Pa-do-va-no, oh-oh, oh-oh
Giocatore non eccelso, ma capace di ritagliarsi un ruolo nella Juventus più vincente di sempre (l'unica a vincere la Coppa dei Campioni), Michele Padovano mi resta in mente per un coro che piaceva molto ai tifosi, cantato sull'aria della musichetta di "Pinocchio".
Ieri è stato assolto, DOPO 17 ANNI, dalle accuse che l'hanno portato ad essere incarcerato e poi condannato con l'infamante accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio.
Falso allarme: nessun reato.
17 anni di un'accusa così grave, vita e relazioni rovinate, la sola fortuna di potersi permettere il costo degli avvocati.
Sono cose che succedono.
Già, cazzo