Abbiamo un (anche questo) problema: ci sono questioni della massima rilevanza delle quali non si può discutere.
E' possibile, ad esempio, affrontare il tema della compatibilità del regime carcerario "41-bis" con i principi costituzionali?
Non è possibile. Nel più frequente dei casi si è etichettati come amici o corrivi della mafia. Nel migliore si viene invitati a non proseguire nell'ardimento con la motivazione che ci sono stati importanti risultati nella lotta alla criminalità organizzata, e quindi cos'altro si vuole.
All'argomento utilitaristico è forse facile replicare che anche la pena di morte o la tortura otterrebbero analoghi effetti, ma nessuno (per ora) ha pensato di utilizzarli.
Ciò che caratterizza uno stato democratico è, dovrebbe essere, la non indifferenza dei mezzi.
E il rispetto dei diritti di tutti, anche dei mafiosi, dei terroristi, degli assassini e degli stupratori.
La Costituzione vale anche per loro.
Nell'articolo che posto Gian Domenico Caiazza descrive alcuni tratti delle attuali previsioni che rendono palesemente inumano il trattamento delle persone cui viene applicato, senza che vi sia un ragionevole collegamento con le esigenze di sicurezza che dovrebbero giustificarli.
Si può iniziare a parlare di questo?
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