mercoledì 6 maggio 2020

Più si interagisce, meno si dialoga

Non uso facebook. Ho un profilo twitter al quale mi connetto saltuariamente, ovviamente sul pc.
E' un social network molto interessante. Per persone pubbliche o che riescono a diventarlo è un modo in cui riuscire a raggiungere moltissime persone con un breve messaggio, veicolando quindi idee.
Lo trovo molto utile proprio perchè ti mette in contatto con tantissime idee. 
Tuttavia il meccanismo dei retweet e delle risposte, essenziale per moltiplicare la circolazione tramite i follower dei follower, genera diverse conseguenze cui prestare attenzione.
In primo luogo si rischia di ricevere notizie e commenti prevalentemente da persone che la pensano come noi, generando la fallace impressione che su un argomento vi siano attenzione o consenso generalizzati.  
L'immediatezza delle risposte, poi, non consente una giusta ponderazione, nè la verifica della notizia che si sta commentando. Se uno twitta che Higuain sta violando la quarantena, sono tentato di dargli subito del grandissimo bastardo, senza attendere quella mezzora in cui si chiarisce che sta partendo, autorizzato, per andare a trovare la madre malata. Se il commento l'ho fatto, resta, e la mia figura da pirla, che quarantanni fa i pochi astanti avrebbero scordato in dieci minuti, rimane stampata nel byte in forma perpetua e planetaria. 
A qualcuno la vanità fa brutti scherzi: se dici una cosa che ritieni molto intelligente e divertente, perchè il tuo amico che sicuramente l'ha letta non ha messo un like? Certe persone anche note, da come rispondono ai commenti, passano le giornate a leggere i feedback ai loro like.
La cosa che mi ha più colpito, tuttavia, l'ho realizzata un paio di giorni fa. Il fatto di poter rispondere ad un uomo pubblico ti dà l'illusione di rivolgerti a lui. Immagini di scrivere a Renzi che il suo discorso è stato davvero bello, oppure a Scanzi che questa se la poteva risparmiare. Ti stai rivolgendo proprio a loro, ma le possibilità che ti leggano e che gli interessi il tuo pensiero sono praticamente inesistenti. La tua idea finisce tra diecimila altre, in una statistica, mentre magari uno che neanche conosci ti dà del deficiente. Per chi si scrive dunque? Interessa a qualcuno il nostro pensiero?
Nel mentre interagiamo con una persona davanti a migliaia di altre, non stiamo in realtà dialogando con nessuno, se non con la nostra vanità.


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