mercoledì 6 maggio 2020

L'Affaire Moro

Di Leonardo Sciascia
Nato come qualcosa di simile ad un instant book sul caso Moro, questo breve pamphlet è un tributo alla straordinaria intelligenza di Sciascia, che si applica alla lettura delle missive scritte dalla prigionia.
L'intuizione di base è provare quello che non tentarono le persone che avevano la possibilità di salvare Moro, cioè mettersi dal suo punto di vista e comprendere cosa potevano significare le sue parole, senza affidarsi al pregiudizio che portò i più a disconoscere la "paternità morale" delle lettere.
Lettere che non potevano essere scritte da uno statista,  altra parola chiave perchè dal momento in cui fu usata (inopinatamente, secondo Sciascia, per il quale Moro non fu un grande statista) divenne come una condanna. Lettere che si prestavano anche a quella interpretazione che nessuno tentò: sto cercando di prendere tempo, sono qui, trovatemi. E poteva essere trovato, pensa e scrive l'autore, anche nella relazione di minoranza che predispose quale parlamentare radicale, ideata per la lettura del pubblico e posta in appendice al libro.
Parte da Pasolini, Sciascia, dall'articolo sulla scomparsa sulle lucciole che era colpa idonea a far processare il Palazzo; dal suo giudizio (non condiviso) che Moro fosse il meno implicato di tutti; dalla sua attenzione alle parole e al discorso di Moro, che si ritrovano in un testo a suo modo filologico. 
E poi cita il Pierre Menard, autore del Chischiotte, intuizione letteraria che pare rivivere nella sua cronaca dei fatti che, scritta come cronaca, senza nulla mutare, diventa letteratura.
Come quando disvela il paradosso del complottismo generato dall'idea che l'agguato, in quanto era sembrato prova di efficienza, non poteva essere opera di italiani.
Nell'analisi delle parole e della scrittura di Moro Sciascia trova soprattutto motivi di critica alla posizione della fermezza, alla nettezza con cui fu formulata. Posizione e nettezza peraltro, lontanissime dal suo profilo intellettuale ed umano.

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