domenica 10 maggio 2020

C'è solo un Franco Baresi

Ha compiuto 60 anni, il capitano.
Ne aveva molti meno, in questa foto, la stessa che stava su uno dei miei quaderni, in terza elementare.
Allora era il capitano di una squadra povera e mediocre, due volte retrocessa e che due volte seguì in  B, in una società (quella di Farina) che non poteva nemmeno lontanamente sognare la grandezza che avrebbe vissuto con la nuova proprietà.
Per tutti i milanisti si creò così un legame unico, ben descritto dal coro a lui riservato, che titola questo post.
Quando l'avvento di Berlusconi cambiò il calcio italiano, fu il capitano grandissimo di quella squadra unica, in qualche classifica votata come il miglior club della storia del calcio; ma provate a chiedere ad un vero tifoso che abbia vissuto quei momenti, e tra campionissimi come Gullit, Maldini, Van Basten e Donadoni nessuno avrà dubbi nell'indicare il giocatore più amato, il capitano.
Tecnico, veloce, feroce marcatore, abile nell'impostazione, fenomenale nella scelta dell'intervento. Un difensore perfetto, completo nell'era che ha preceduto quella dei marcantoni che imperano nelle difese attuali. Capace di interpretare con ineguagliata classe il gioco a uomo e quello a zona, anche nella versione da "eretismo podistico", la sua bravura era tale da consentirgli di essere scelto, per la nazionale, anche fuori ruolo (a centrocampo, da Bearzot).
«Baresi II è dotato di uno stile unico, prepotente, imperioso, talora spietato. Si getta sul pallone come una belva: e se per un caso dannato non lo coglie, salvi il buon Dio chi ne è in possesso! Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene, comanda meglio in regia: avanza in una sequenza di falcate non meno piacenti che energiche: avesse anche la legnata del gol, sarebbe il massimo mai visto sulla terra con il brasiliano Mauro, battitore libero del Santos e della nazionale brasiliana 1962.»
(Gianni Brera, la Repubblica, 3 gennaio 1992)
Brera poteva permettersi classifiche e tutto quanto voleva. E nelle molte, anche internazionali, che si trovano è tra i difensori secondo solo a Beckenbauer (ma contro il parere di Brera che lo preferisce). Per me è sterile discutere se fu più grande di altri fenomeni (Scirea, Cabrini, Maldini, Nesta, Cannavaro, per limitarsi agli italiani); credo però gli si debba riconoscere, ineguagliato, quel carisma che guidava i compagni e intimoriva gli avversari (e qualche guardalinee).
Ha rilasciato in occasione della ricorrenza due belle interviste in cui dichiara il suo amore per il Milan e dimostra i valori che lo hanno fatto grande, forse riassumibili nelle parole di MaldiniIl tuo modo di essere mi ha sempre impressionato e mi ha insegnato tanto: poche parole e tanti fatti.
Che bandiera.


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