Poi comincia a spiegare dove si debba spezzare in Francia il fronte avversario, e di quando in quando si rivolge a me: «Dovreste farla un po' finita con quella vostra eterna guerra di posizione. Date una buona scoppola a quelle canaglie, e avremo la pace».
Gli rispondo che a nostro avviso non è possibile aprire una breccia nel fronte nemico. Quelli di là hanno troppe riserve. Inoltre la guerra è alquanto diversa da ciò che qui si immagina. Ma lui ribatte con sussiego, e mi dimostra che io non ne capisco nulla.
«Naturale, così pare al singolo individuo» dice «ma non bisogna perdere di vista l'insieme. E l'insieme voi non lo potete giudicare: voi non vedete che il vostro piccolo settore. Arrischiate ogni giorno la vita, ciò è altamente onorevole - ciascuno di voi dovrebbe avere la croce di ferro - ma l'importante è che il fronte nemico sia spezzato in Fiandra e poi respinto indietro tutto, procedendo da nord a sud.»
E qui soffia, e si asciuga la barba. «Respinto indietro come un tappeto che si arrotola, dall'alto in basso. E poi puntare su Parigi.»
venerdì 27 marzo 2020
Edizione straordinaria (4)
da Niente di nuovo sul fronte occidentale, di Erich Remarque
mercoledì 25 marzo 2020
Fragile
di Marco Van Basten
Le autobiografie dei campioni non sono un genere da me prediletto, ma per Marco Van Basten era necessaria un'eccezione.
Campione di classe purissima e di eleganza inarrivabile, la sua è una storia rimasta un po' a metà, interrotta incredibilmente da un infortunio che ne ha dimezzato la carriera.
Ciononostante il mio parere è che la sua grandezza come attaccante lo elevi ad un livello cui solo Ronaldo (quello originale) può accedere.
E' una grandezza che non gli viene riconosciuta, generalmente: nelle graduatorie dei più grandi, il suo nome spesso non figura.
Il libro è strutturato in parti (la giovinezza, il Milan, la caviglia, il dopo), con capitoli che non rispettano l'ordine cronologico, e spesso prendono spunto da un episodio, da una partita, da un gol, per raccontare qualche aspetto della persona.
Una persona indubbiamente complicata, forse irrisolta, quella che risulta da molte pagine che appaiono quasi un esercizio di autoanalisi (il rapporto con la madre, con il padre, con Cruyff).
Una persona che appare ammettere con sincerità la sua normalità e le sue debolezze di uomo, a partire dal titolo scelto, al racconto dei "problemi" finanziari e delle alterne (eufemismo) fortune come allenatore.
Di calcio si parla, certo. Direi anche. L'aspetto più interessante è l'opinione espressa sul calcio di Sacchi, a suo dire (ma non solo) eminentemente difensivo. Il racconto del contrasto con il mister, non certo nuovo, è tuttavia accompagnato dall'ammissione di aver ecceduto.
Marco van Basten, il migliore centravanti di sempre, il migliore della migliore squadra della storia.
Che eroe, per la mia gioventù.
Che finì la stessa sera della sua vita di calciatore, il 18 agosto del 1995: lui a San Siro a salutare i tifosi, io in quella tenda sulle pendici del Monte Cacciatore.
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Edizione straordinaria (3)
Ecco una cosa che non si può dire, probabilmente.
Le scelte drammatiche di questi giorni pongono delle alternative tra la tutela della salute e l'andamento dell'economia nei prossimi mesi ed anni, ed anche lo stato della democrazia.
Nella discussione pubblica appare scontato, incontestabile, che salvare ogni singola vita abbia la priorità, che non sia in discussione la preferenza alle scelte che salvano delle persone.
Il discorso è a mio avviso più complesso.
E' chiaro che evitare il rischio che muoiano dieci milioni di persone, ad esempio, comporta ogni genere di sacrificio.
Si consideri all'opposto l'ipotesi di una scelta che salvi una sola persona, al costo della perdita di un milione di posti di lavoro. Onestà vuole che nessun governo avrebbe esitazione nel decidere di non prenderla.
Tutto quello che sta nel mezzo tra queste due ipotesi, è ponderazione di interessi, scelta politica.
Ed è esattamente in quel mezzo che ci troviamo in questo momento.
Il governo non è di fronte a decisioni eticamente necessitate: deve fare scelte politiche di cui si assume la terribile responsabilità.
sabato 21 marzo 2020
Edizione straordinaria
Da un mese la vita di questo Paese è stravolta. Tutti in casa, morti a centinaia (al giorno). E' annunciato a minuti un nuovo messaggio del Presidente del Consiglio che probabilmente annuncerà una nuova stretta. Nessuno sa veramente quanto durerà.
Mi sono imposto di non fare polemiche; del resto molte cose non capisco. Per ora sto bene e vista la mia situazione logistico-familiare non risento troppo delle attuali misure.
Come sempre confido nella scienza, qualunque cosa accada.
Trent'anni di cattivi pensieri
Son passati circa trent'anni dal tempo in cui, quindicenne, cominciai a leggere con avidità e curiosità adolescenziale "La Repubblica", allora ricca di firme straordinarie.
Fra i molti articoli che divoravo e ritagliavo non mancavano tutti i fenomenali pezzi "A parer mio" di Beniamino Placido, e la rubrica settimanale "Sette giorni di cattivi pensieri", nella quale Gianni Mura spaziava dentro e fuori lo sport, aiutando il lettore a dare la giusta dimensione ai suoi splendori e alle sue miserie.
In questi giorni terribili la scomparsa di Mura mi lascia l'ultimo (vero) cattivo pensiero: uno alla volta se ne sono andate tutte le persone che leggevo e ascoltavo per imparare, per capire; per scoprire un'idea originale o semplicemente sentire una storia ben raccontata.
venerdì 28 febbraio 2020
Neanche con il coronavirus è possibile avere un po' di giustizia
Questa non la volevo proprio sentire.
Che brutta notizia.
La Procura di Lodi ha aperto un'inchiesta, per verificare se sono stati commessi errori nella gestione del "paziente-1".
“L’iscrizione di procedimento, allo stato a carico di ignoti – ha spiegato -, è apparsa doverosa, seppur con la consapevolezza che ogni eventuale responsabilità è tutta ancora da dimostrare nel pieno rispetto delle garanzie difensive".
Ma come, l'iscrizione nel registro delle notizie dei fatti costituenti reato non dovrebbe seguire la presenza di una notizia di reato?
E' ormai normale che inchieste vengano aperte per cercarle, le notizie?
E' proprio necessario, nel mezzo (all'inizio) di un'emergenza, andare subito alla caccia di un colpevole?
Che magari formalmente il dottor Chiaro avrà le ragioni che giustificano il suo operato.
Ma che in questo Paese di ogni stormir di fronde come di ogni vera tragedia, dal campionato di calcio al terremoto, dalle imprese di Fabrizio Corona al crollo del ponte Morandi, da cos'è un partito (o una fondazione) a se una certa dose di metanolo fa diventare il vino non più vino, debba sempre occuparsi un pubblico ministero, è una delle ragioni della profonda sfiducia verso il futuro.
Che poi i veri colpevoli messi sotto inchiesta sono inversamente proporzionali al numero dei titoli di giornale guadagnati da certi PM.
Non rappresento nessuno io, tanto meno il pensiero comune: ma ad essere stanco dell'esercizio ipertrofico e irresponsabile del potere che piu' dovrebbe tutelare i miei diritti, senza essere sospetto di lamentarmi "pro domo mea", credo di non essere il solo.
Signori giudici, in nome dei diritti che il vostro lavoro mi garantisce, per il rispetto che provo per la vostra funzione, vi chiedo di provare ad esserne degni.
sabato 22 febbraio 2020
L'Italia del tempo presente
di Paul Ginsborg
Libro molto interessante.
Per la prima volta mi ritrovo tra le mani un testo autenticamente storiografico su un periodo che ho vissuto.
Libro molto interessante.
Per la prima volta mi ritrovo tra le mani un testo autenticamente storiografico su un periodo che ho vissuto.
La narrazione storica classica occupa un parte minoritaria del testo, in cui il piatto forte sono le analisi di contesto. Ginsborg spazia dalle premesse economiche (L'economia italiana tra vincoli e sviluppo), all'analisi di carattere sociale (Le gerarchie sociali di una nazione opulenta), con particolare attenzione al tema della famiglia nella società, ed antropologico, analizzando l'evoluzione dei consumi in rapporto anche al mutare dei consumi (anche di tipo culturale) L'attenzione al ruolo della società civile, in rapporto alla nuova cultura di massa, è vista nel suo ambivalente ruolo con la crisi della politica. Importanti pagine sono dedicate allo stato, al rapporto tra la pubblica amministrazione e le persone.
Tutto conduce al drammatico 1992, che viene raccontato nelle sue diverse concomitanti crisi.
L'Italia vista dal Palazzo di Giustizia di Milano; dagli imprenditori veneti in anni di leghismo rampante; da Montecitorio assediata dalla fine di un'era politica; dalla banca d'Italia nelle ore decisive per riagganciare il paese all'Europa; da Palermo con le autostrade fatte saltare in aria.
Letto oggi il libro risulta inevitabilmente datato grazie al senno del poi (basta pensare che si insiste sull'entusiasmo del Paese per l'Europa come grande risorsa); tuttavia la ricchezza degli informazioni che rende insieme ad un quadro di insieme non semplice, oltre all'onestà di certi giudizi forse non confacenti alle idee dell'autore (quale quello sulla levatura riformatrice della legislatura del 1987-1992 ed in particolare dell'ultimo governo Andreotti) confermano che (a parer mio) Ginsborg è uno storico di classe rara
sabato 15 febbraio 2020
Un altro San Valentino senza te
domenica 8 dicembre 2019
Cose che non si possono dire
Nei giorni scorsi un direttore di giornale sportivo si preso del bieco razzista per aver titolato "Black Friday" la presentazione di una partita (giocavasi di venerdì) i cui protagonisti erano Smalling e Lukaku.
Ci sarebbe da discutere, ma...
Ci sono argomenti su cui esprimere una opinione non conformista non è possibile.
Omofobia, razzismo, violenza sulle donne sono cause troppo importanti, forse, perchè siano ammessi dei distinguo che rischiano di aprire una sponda ai beceri, agli ignoranti, ai violenti.
Senza portare il cervello all'ammasso, offriamo dunque il nostro silenzio come modesto contributo alle buone battaglie.
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