Nel precedente Lorenzo Pellegrini era (non un bravo centrocampista rovinato dal romanismo isterico ma) un giornalista sportivo inviato in Africa Orientale, negli anni del dopoguerra vittorioso di un'Italia fascista che si era schierata con gli Alleati contro Hitler.
In questo Lorenzo è un balilla dodicenne, figlio di un avvocato già diciannovista e squadrista, e ora donnaiolo avvocato nella Bologna del 42.
Gli eventi bellici, narrati con cura dei riferimenti ai reali protagonisti della guerra, accompagnano le vicende del ragazzo sfollato a Sansepolcro, un po' romanzo di formazione un po' cronaca con registro ironico di un'Italia sempre uguale a se stessa.
Forse Brizzi, che strappa a tratti anche vere risate, è andato un po' lungo nella parte finale
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