domenica 30 luglio 2023

Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico

 di Eva Cantarella

Alla fine mi tolgo la curiosità di provare uno dei saggi di Eva Cantarella, da tempo appuntati nella wishlist.

I profili di interesse sono diversi, a partire dall'approccio comparativistico tra il mondo greco e romano.

Il rimarchevole impegno sulle fonti, poeti e commediografi di cui l'autrice è in grado di scovare versi pertinenti alla materia trattata, si accompagna alla padronanza in materia giuridica, che peraltro è costretta a dimostrare rispetto a fonti normative di cui è nota l'esistenza ma non il testo. 

A chi legge apparirebbe arduo trarre qualsivoglia conclusione da taluni dei versi esaminati: ma probabilmente è proprio la vastità della sua cultura che rende possibile l'operazione alla Cantarella.

Della diffusione e considerazione dell'omosessualità nel mondo antico, di cui peraltro è fornita un'analisi diacronica con l'evolversi dei costumi e delle condizioni economico e sociali, viene dato conto dando rilievo ad una differenza tra mondo greco ed romano, nel primo essendo l'omosessualità praticata (solo) con i giovani in passaggio all'età adulta una normale tappa della loro formazione, mentre a Roma la piena liceità pertineva al rapporto padrone - schiavo. In sostanza vi era un'area di "normalità" del rapporto omosessuale che per i greci era il rapporto pais-adulto, a Roma il rapporto proprietario con lo schiavo. Fuori da questa zona di accettazione sociale essi potevano trovare riprovazione, e da un certo momento anche sanzione giuridica, con interventi legislativi che di per sè evidenziano la vastità di fenomeni non facilmente controllabili.

La riprovazione e la punizione giuridica riguardavano esclusivamente l'omosessualità passiva, in particolare a Roma ove anche in tema di morale sessuale doveva trovare conferma l'assunto del vir romano dominatore e conquistatore.

Cantarella non manca di dedicare particolare attenzione alle donne, esaminando sia come si rapportassero all'omosessualità dei loro uomini, sia all'omosessualità femminile, rimarcando peraltro a più riprese la condizione di sostanziale "apartheid" cui erano confinate nella Grecia classica.

 

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