di Filippo Facci
Un amico che mi conosce bene mi ha regalato questo libro, appena uscito, ed appena in tempo per cancellare l'ordine della copia cartacea che avevo già inoltrato.
Facci è un giornalista di cui apprezzo l'intelligenza e la penna, per quanto spesso indulgente ad un evidente narcisismo; già lo conoscevo come "craxiano ad personam" e ragazzo che seguì in prima persona la tragedia che qui racconta.
Il libro alterna delle brevi parti in è ricordato il suo rapporto personale con Craxi, con la cronaca dei due giorni di fine aprile 1993 nei quali Facci individua "l'ultimo giorno di una Repubblica".
Solo nel titolo e in pochi altri passaggi l'autore esprime un giudizio, delle valutazioni: per il resto si tratta di una documentata e accurata cronistoria, una "fredda cronaca". Ciò evidentemente perchè la natura dei fatti rappresentati (valga come esempio il paventato ricorso della Procura milanese contro la decisione del Parlamento sull'autorizzazione a procedere) è tale da sola da ottenere l'effetto di lasciare sgomenti, ricordando ai più (quorum ego) la gravità dell'errore in cui incorsero nel momento in cui parteggiavano acriticamente per i magistrati milanesi, incuranti o meglio incapaci di vedere accanto al procedere delle indagini la somma delle ingiustizie che venivano perpetrate, e la natura in fondo politica del compito che la magistratura allora si assunse.
La "fine della politica" è definizione probabilmente eccessiva anche per un evento così drammatico, che fu, per l'autore, un vero e proprio linciaggio mancato (perchè non riuscito), ma che non trovò al tempo nemmeno l'onore delle cronache nei giornali dell'indomani, assurgendo a evento simbolico solo molto dopo.
Di certo la posizione di forza che la magistratura si "guadagnò" in quei giorni non è mai più stata riequilibrata, con effetti sotto gli occhi di tutti sulla reale esistenza di uno stato di diritto nel nostro Paese.
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