La vittoria di ieri di Vincenzo Nibali appartiene al novero delle grandi imprese sportive.
Nibali vince alla Merckx, e raccoglie oltre alla coppa la chiamata di congratulazioni del vecchio campione belga che in lui si è rivisto.
Bisogna pur ammetterlo, che un campione capace ai giorni nostri di vincere Tour, Giro, Vuelta, Lombardia e Sanremo, appartiene alla famiglia di Girardengo, Coppi e Bartali, e di Marco.
Un Campionissimo.
Scrive il direttore della Gazza:
La vecchia maniera è quella dei fuoriclasse che sanno incendiare le passioni come il fuoco fa con la paglia. Con la fantasia e il coraggio di un gesto repentino. Sul Poggio, Nibali è sembrato un samurai di Kurosawa. Composto sulla sella, sguardo fisso nello spazio davanti al tubolare, ha atteso l’infinitesimo di secondo in cui la muta degli avversari s’è sbilanciata e, con la forza altrui a fargli da trampolino, ha affondato il suo scatto. Fulmineo e letale come una katana, ha tagliato tra sé e il gruppo uno spazio solo apparentemente sottile e lo ha trasformato nel canyon psicologico che ha inghiottito gli avversari. Determinazione, creatività, instancabile voglia di attaccare. "Ho sentito che l’attimo fuggente si apriva e sono andato via senza voltarmi se non per un breve momento a 150 metri dal traguardo perché non ci potevo credere...". Ma era tutto vero. Non lo hanno ripreso più.
La Repubblica:
Con Vincenzo Nibali la fantasia va al potere. L'azione con la quale lo Squalo si aggiudica la Milano-Sanremo n. 109 è un capolavoro che resterà nella storia del ciclismo moderno. E' una ribellione poetica alla dittatura instaurata dai velocisti, feroci nel narcotizzare una edizione noiosissima fino alla salita del Poggio. Già, fino al Poggio. E' qui che Nibali, dopo essere stato al coperto, piazza la stoccata. Uno scatto capace di suscitare una altalena di emozioni contrastanti: sembra fine a se stesso quando dietro appaiono vicini, sembra quindi carico di speranza e della gratitudine dei tifosi che si beano di una azione del genere, sembra infine un brivido che non finisce mai.
E Aldo Grasso sul Corriere, in un fantastico articolo nel quale ricorda come per lui la Sanremo sia "una madeleine proustiana capace di scatenare una cascata di ricordi":
Nibali, Nibali, Nibali, mi sembra impossibile, un’impresa meravigliosa. Che capolavoro, da non crederci! Non appena la strada ha cominciato a impennarsi sul Poggio, diventando metafora concreta della durezza della vita, della sofferenza, della fatica, Vincenzo ha fatto il vuoto per poi buttarsi giù a capofitto fino al traguardo, tagliato a braccia alzate.
Per questo è un campionissimo, Vincenzo: perchè è capace di far sognare.
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