- Forte segnale dell'Italia di solidarietà con Theresa May. Per protesta contro la Russia diserteremo il mondiale1 minInviato
lunedì 26 marzo 2018
domenica 25 marzo 2018
La scomparsa di Majorana
di Leonardo Sciascia
Il 28 marzo 1938, dopodomani saranno 80 anni, si dileguò Ettore Majorana. Sulla sua fine non si è giunti ad una verità definitiva, anzi si sono moltiplicate le tesi ricordate in questo articolo.
Il 28 marzo 1938, dopodomani saranno 80 anni, si dileguò Ettore Majorana. Sulla sua fine non si è giunti ad una verità definitiva, anzi si sono moltiplicate le tesi ricordate in questo articolo.
Quella di Sciascia, che ci ha lasciato questo famoso romanzo-saggio-biografia-inchiesta del 1975, nel quale accredita l'ipotesi di un ritiro in convento del fisico siciliano.
Bisogna probabilmente calarsi nel timore che in quegli anni c'era della distruzione nucleare, per comprendere come Sciascia sia arrivato a formulare l'ipotesi che Majorana abbia compiuto questo gesto presagendo gli sviluppi distruttivi della fisica nucleare.
La pubblicazione del libro provocò reazioni polemiche, cui Sciascia replicò tra l'altro con un gustosissimo articolo apparso sulla stampa il giorno che io ho compiuto un anno.
Il puntiglio delle repliche dimostra la serietà della tesi; ma non nasconde che il fine dell'opera, ovviamente, supera la cronaca ed è del tutto letterario.
Al centro vi è il rapporto fra scienza e morale:
Chi, sia pure sommariamente (come noi: tanto per mettere le
mani avanti), conosce la storia dell'atomica, della bomba atomica, è in grado
di fare questa semplice e penosa constatazione: che si comportarono
liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive
non lo erano; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece
godevano di una oggettiva condizione di libertà. Furono liberi coloro che non
la fecero.
Schiavi coloro che la fecero. E non per il fatto che
rispettivamente non la fecero o la fecero - il che verrebbe a limitare la
questione alle possibilità pratiche di farla che quelli non avevano e questi
invece avevano - ma precipuamente perchè‚ gli schiavi ne ebbero preoccupazione,
paura, angoscia; mentre i liberi senza alcuna remora, e persino con punte di
allegria, la proposero, vi lavorarono, la misero a punto e, senza porre
condizioni o chiedere impegni (la cui più che possibile inosservanza avrebbe
almeno attenuato la loro responsabilità), la consegnarono ai politici e ai
militari
Il cui esito poi prefigura il destino dell'uomo:
qualcuno
qui, in questo convento, si è forse salvato dal tradire la vita tradendo la
cospirazione contro la vita; ma la cospirazione non si è spenta per quella
defezione, il dissolvimento continua, l'uomo sempre più si disgrega e svanisce
in quella stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. E non è già un sogno di
quel che l'uomo "era" l'ombra rimasta come stampata su qualche
brandello di muro, a Hiroshima
sabato 24 marzo 2018
And here's to you, Mr. President
Trovata la quadra con criteri da borgata: è stato eletto Presidente della Camera "er mejo Fico der bigonzo"
Grazie, Roberto Giachetti
Per averci ricordato la nobiltà e l'altezza della politica con queste parole:
Noi siamo qui in nome e per conto del popolo italiano che ci ha eletto, e quanto più grande sarà stata la nostra capacità di interpretarne le necessità tanto più positivamente avremo influito su una porzione della sua felicità. Dunque a conclusione del mio saluto e a testimonianza di quella particolare forma d'amore che nasce nella politica e per la politica, lasciatemi usare le parole di una persona che ha fatto della politica la sua vita e che pur non avendo avuto responsabilità primarie nelle istituzioni, con il suo impegno e la sua passione ha assicurato al nostro Paese conquiste di grande civiltà e democrazia, Marco Pannella.
Tra i tanti pensieri contenuti nella raccolta "Una libertà felice" si legge:
"Per questo annoto e per questo registro. Perché la conquista della democrazia passa anche in un abbraccio, in una discussione sul liberalismo e un' altra sulle rivoluzioni, passa per ogni persona e per ogni idea capace di migliorare il mondo. Passa per ognuna delle sciocchezze che ci vengono in mente e che abbiamo la voglia e la forza di comunicare e condividere. L'importante è osare e usarsi. L'importante è accettare ogni sfida che può guadagnare un grammo in più di libertà. Finché siamo uomini, finché siamo vivi, abbiamo il diritto e il dovere della partecipazione. Dobbiamo esserci, esserci per gli altri e per noi. Dobbiamo lottare perché gli altri ci ascoltino e dobbiamo lottare con noi stessi per imparare ad ascoltare gli altri: dobbiamo soprattutto essere pronti a testimoniare l' amore."
Buon lavoro a tutti noi
Grazie, Roberto: con un canestro di parole nuove, calpestare nuove aiuole.
E' morto Arnaud Beltrame
Il gendarme francese che si è offerto in cambio di un'ostaggio nel corso dell'azione terroristica di Trebes è morto a seguito delle ferite riportate nell'azione.
Ci sono occasioni in cui riesce ancora di stupirsi, in positivo, di cosa è capace questo disgraziato genere umano.
Ci sono occasioni in cui riesce ancora di stupirsi, in positivo, di cosa è capace questo disgraziato genere umano.
E in cui il termine eroe, per una volta, non viene usato a sproposito.
martedì 20 marzo 2018
Dalle lodi all'affettata meraviglia
Da perfetto radicale, Massimo Bordin è stato a lungo in rada compagnia nella posizione di accesa critica alle iniziative prima giudiziarie, poi politiche, del "dottore Ingroia"
E ora che la storia ma direi piuttosto la cronaca (nera), ineluttabilmente, presenta il suo conto, è probabilmente fra i pochi che molla la presa, chiosa "qui non c’è nessuna voglia di infierire su Ingroia, ma sui cronisti che ne cantarono le lodi e ora affettano meraviglia, è faticoso trattenersi"; e rinunzia persino alla fantastica ironia con cui ha per anni preso di mira l'ex magistrato e mancato capopopolo.
E ora che la storia ma direi piuttosto la cronaca (nera), ineluttabilmente, presenta il suo conto, è probabilmente fra i pochi che molla la presa, chiosa "qui non c’è nessuna voglia di infierire su Ingroia, ma sui cronisti che ne cantarono le lodi e ora affettano meraviglia, è faticoso trattenersi"; e rinunzia persino alla fantastica ironia con cui ha per anni preso di mira l'ex magistrato e mancato capopopolo.
"Naturalmente la presa di posizione dell’ex pm ha suscitato reazioni, la più tagliente delle quali è stata quella di chi ha commentato che, trattandosi di una sciocchezza assoluta, c’era la prova che erano parole a lungo meditate. "
Certo non può esimersi dal sottolineare come sia discutibile un'autodifesa fondata sull'ipotesi che l'indagine per carico per peculato sia una vendetta per il suo "capolavoro", il processo "trattativa". Indagine "impostata con la stessa logica di quest’ultimo comunicato del dottore Ingroia" (non dev'essere un complimento).
Si è arrivati al sequestro dei beni: non certo una fumosa notizia o un'indagine agli albori, da parte degli ex colleghi. I quali hanno aspettato le elezioni, cui si presentava in una lista capeggiata insieme a Giulietto Chiesa, senza il pudore che sarebbe stato lecito attendersi: E’ spiacevole piuttosto che Ingroia, candidato con una nuova lista alle elezioni politiche, debba, secondo i suoi criteri, auto assegnarsi in questo caso non un premio di oltre centomila euro ma la qualifica di impresentabile. Ma siamo certi che non lo farà e in fondo è meglio così.
Quanto all'indagine, per Bordin la difesa ha buone frecce al suo arco, soprattutto il rispetto delle procedure formali.
Leggo infatti anch'io: Il Regolamento missioni e trasferte” della Sicilia e-servizi, scritto personalmente da Antonio Ingroia il 16 aprile 2014, in effetti è molto stringente. All’articolo 6 – “tipologia e massimali di spesa rimborsabili” – divide il personale in due gruppi e stabilisce che il gruppo B (tutto il personale), non può viaggiare in aereo, può alloggiare solo in alberghi a 3 stelle e può spendere massimo 25 euro a pasto; mentre il gruppo A (i dirigenti) può invece pernottare al massimo in alberghi a 4 stelle e consumare non più di 65 euro a pasto. Ma com’è possibile allora che il dottor Ingroia dorma in hotel a 5 stelle (intesi come categoria di lusso, non come stile grillino e anticasta) e spenda decine di migliaia di euro? Perché, sempre all’articolo 6, il regolamento scritto da Ingroia prevede un’eccezione: “E’ ammesso, limitatamente all’Amministratore unico (lo stesso Ingroia, ndr) ed al Direttore generale, il rimborso per categorie alberghiere superiori".
Siamo al punto: per Ingroia è concesso a lui quello che sarebbe scandaloso e forse delinquenziale per altri.
Non è forse l'unico incline alla doppia morale; ma pare sia l'autore della notevole frase (un tweet, ovviament) “Io sono garantista con gli innocenti e giustizialista con i colpevoli”.
Forse c’è da preoccuparsi se uno che ha fatto il magistrato ritiene che il codice con le sue garanzie vada applicato a discrezione.
Ma a conoscerli certi soggetti, lo stupore è stato messo da parte da gran tempo.
Ascoltare per credere una vecchia godibilissima intervista di Bordin nella campagna elettorale del 2013. Tutta da ascoltare, ma al minuto 11.45...
Chi millanta sulle questioni in cui è inutile farlo, va a finire che omette di produrre al tribunale, che so, un verbale in cui un pentito aveva dichiarato di non sapere nulla sull'imputato poi accusato.
Arriveremo sani e lontano?
Consultazioni dal 3 aprile. La vera notizia di cui non si discute è che nel 2018, in Italia, per iniziare a discutere di chi può fare il governo ci vuole un mese
domenica 18 marzo 2018
Campione d'altri tempi
La vittoria di ieri di Vincenzo Nibali appartiene al novero delle grandi imprese sportive.
Nibali vince alla Merckx, e raccoglie oltre alla coppa la chiamata di congratulazioni del vecchio campione belga che in lui si è rivisto.
Bisogna pur ammetterlo, che un campione capace ai giorni nostri di vincere Tour, Giro, Vuelta, Lombardia e Sanremo, appartiene alla famiglia di Girardengo, Coppi e Bartali, e di Marco.
Un Campionissimo.
Scrive il direttore della Gazza:
La vecchia maniera è quella dei fuoriclasse che sanno incendiare le passioni come il fuoco fa con la paglia. Con la fantasia e il coraggio di un gesto repentino. Sul Poggio, Nibali è sembrato un samurai di Kurosawa. Composto sulla sella, sguardo fisso nello spazio davanti al tubolare, ha atteso l’infinitesimo di secondo in cui la muta degli avversari s’è sbilanciata e, con la forza altrui a fargli da trampolino, ha affondato il suo scatto. Fulmineo e letale come una katana, ha tagliato tra sé e il gruppo uno spazio solo apparentemente sottile e lo ha trasformato nel canyon psicologico che ha inghiottito gli avversari. Determinazione, creatività, instancabile voglia di attaccare. "Ho sentito che l’attimo fuggente si apriva e sono andato via senza voltarmi se non per un breve momento a 150 metri dal traguardo perché non ci potevo credere...". Ma era tutto vero. Non lo hanno ripreso più.
La Repubblica:
Con Vincenzo Nibali la fantasia va al potere. L'azione con la quale lo Squalo si aggiudica la Milano-Sanremo n. 109 è un capolavoro che resterà nella storia del ciclismo moderno. E' una ribellione poetica alla dittatura instaurata dai velocisti, feroci nel narcotizzare una edizione noiosissima fino alla salita del Poggio. Già, fino al Poggio. E' qui che Nibali, dopo essere stato al coperto, piazza la stoccata. Uno scatto capace di suscitare una altalena di emozioni contrastanti: sembra fine a se stesso quando dietro appaiono vicini, sembra quindi carico di speranza e della gratitudine dei tifosi che si beano di una azione del genere, sembra infine un brivido che non finisce mai.
E Aldo Grasso sul Corriere, in un fantastico articolo nel quale ricorda come per lui la Sanremo sia "una madeleine proustiana capace di scatenare una cascata di ricordi":
Nibali, Nibali, Nibali, mi sembra impossibile, un’impresa meravigliosa. Che capolavoro, da non crederci! Non appena la strada ha cominciato a impennarsi sul Poggio, diventando metafora concreta della durezza della vita, della sofferenza, della fatica, Vincenzo ha fatto il vuoto per poi buttarsi giù a capofitto fino al traguardo, tagliato a braccia alzate.
Per questo è un campionissimo, Vincenzo: perchè è capace di far sognare.
sabato 10 marzo 2018
Il vero genio italico
Qui non vale affatto sdegnarsi di tanta albagia: conviene invece pensare che la vera tragedia degli italiani sia di aver realizzato per tempo una grande clamorosa invenzione: quella della propria intelligenza.
Gianni Brera, 1981
venerdì 9 marzo 2018
Coppi e il Diavolo
di Gianni Brera
Libro straordinario.
Pagine di intenso lirismo descrivono l'infanzia del campionissimo, evocando al sottoscritto il ricordo ed il pensiero dei nonni (suoi conterranei mandrogni).
La descrizione dell'ascesa di Coppi al rango di grandissimo ed unico campione riesce a trasmettere al tempo stesso la sensazione di una corsa e di una fatica.
Gli infortuni evocati come provvidenziale occasione di un riposo per una macchina perfetta altrimenti prossima allo scoppio.
Il dramma di Serse, fosco presagio, ma nella vita di allora parte del destino ancora accettato come tale.
Il rapporto con le due donne, foriero di dispiaceri e distrazioni.
La tragedia della morte, in cui la protervia dei luminari ben rappresenta un esempio di "italia caporetta".
Biografia, romanzo, cronaca, preghiera laica: il Campionissimo diventa un eroe epico e tragico, un Orlando, un Ercole.
Pagine intrise di sentimento prendono il ritmo di una corsa che è una fuga dalla sofferenza, vera cifra di una vita.
Il mondo intero piange Fausto Coppi. Gli amici si disperano per sentirsi incapaci anche di rabbia. La fatalità è stata chiaramente propiziata ma, ahimè, alla morte non v'è rimedio. Personalmente mi sono consolato, se era possibile consolarsi, pensando che Fausto abbia voluto morire. Troppo intensamente aveva vissuto per poter reggere ancora alla vita. In quarant'anni ha letteralmente bruciato anche se stesso. Ha sofferto l'esistenza dei poveri e le si è ribellato con sacrifici di epica imponenza. Ha inventato il ciclismo moderno e al suo stesso epos si è immolato con la precisa coscienza di immolarsi. Nè io voglio sprecarmi qui in metafore vane. Dirò di Fausto Coppi che non era mai nato nel nostro paese e forse neppure nel mondo; e quando ha capito che sopravvivere a se stesso non era impossibile ma certo sconveniente, per uno come lui, con infinita tristezza ha deciso di abdicare e lasciarci. Il destino beffardo gli ha consentito di evitare il suicidio offrendogli una scappatoia impensata. E i medici, che del destino sono umili strumenti, si sono diligentemente prestati all'esecuzione.
Del resto, gli eroi autentici vanno per tempo rapiti in cielo. non possono vivere tra noi, al nostro mediocre livello. Così il leggendario Fausto Coppi da Castellania. Requiscas in pace, povero vecchio amico. La sola certezza che tu finalmente riposi può consolare in parte noi che restiamo
L'ho letto qualche mese fa, pubblico ora per poter riportare la parte sopra in corsivo. L'avevo dato a mio padre, di cui è stato l'idolo sportivo insieme a Gianni Rivera (tutti e due della provincia di Alessandria, come papà). "Io a Coppi gli ho stretto la mano, a Pontedecimo all'arrivo del Giro dell'Appennino", dice con orgoglio.
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