sabato 26 marzo 2022
Viva, viva, viva la libertà
lunedì 3 gennaio 2022
La felicità del lupo
di Paolo Cognetti
E anche la mia, a prendere in mano un altro libro di Paolo Cognetti.
Quattro storie, quattro persone in cerca di una loro strada nella vita (da trovare, da non perdere, da ricominciare a desiderare), che si ritrovano in un periodo lungo un anno in uno sperduto paese di montagna.
Cercando la felicità, che ognuno insegue a modo suo, un po' come il lupo che certe volte se ne va anche dagli ambienti che sembrano più congeniali, non si capisce perchè
Lì dove si colgono le cose essenziali, che Cognetti sa descrivere parlando di cosa si prova nel bosco, su una cima, su un rifugio.
E la vera bellezza.
Libro che si legge tutto d'un fiato, e poco dopo già mancano Fausto e Babette, Silvia e Santorso
Quanto dura un attimo
di Paolo Rossi con Federica Cappelletti
My wonderful Ligosullo
Una camminata all'aria aperta, tra le nostre montagne, è quello che ci vuole.
Lasciata una città immersa in nebbia e umidità, raggiungiamo l'amata Carnia, e quello che era il suo più piccolo Comune, in poco meno di un'ora.
Dopo un caffè all'Osteria al Camoscio, lasciamo la macchina nel parcheggio del Castello Valdajer (pieno), e ci inoltriamo per una salutare passeggiata lungo la strada. A breve raggiungiamo il punto ove gli spazzaneve hanno terminato il loro lavoro, e procediamo sulla strada innevata per circa un 'ora, quando viene l'ora di rientrate.
Ci aspetta ancora il Camoscio, dove accanto ad un autentico fogolar possiamo gustare, senza eccessive pretese, dei piatti tipici in un'ambiente fiabesco.La vera bellezza.
domenica 2 gennaio 2022
Il migliore dei capodanni
Era da qualche anno una fissa, sempre rimandata nei vari giorni di festa per i soliti motivi.
Stavolta mi sono impuntato, viste anche le condizioni climatiche irripetibili, ed il primo giorno dell'anno sono asceso sulla più classica delle montagne, il monte Cuarnan.
Sarà pure una "mezza montagna", ma non è stata priva di fatica la salita dal solito versante di Montenars, stavolta usando il verso orario. In un paio di occasioni ho avuto la tentazione di fermarmi, ma ho resistito pensando cosa avrei detto ai miei figli sulla necessità di vincere la fatica per arrivare alle vere soddisfazioni. Devo comunque mettermi in testa che nelle mie condizioni questa non è una passeggiata facile facile, ma una ascesa che va fatta con il dovuto rispetto.
Alla base alle 9 (parcheggio di Jouf pieno!), arrivo in cima alle 11.15, con una breve sosta al ricovero Pischiutti poco sotto la base. C'è un sacco di gente, forse una celebrazione di una ricorrenza, alcuni sono in maniche corte vista la temperatura eccezionale.
Il panorama consente una vista fino al mare, è bello essere lassù e mi trattengo più del solito, anche il tempo di un pisolino goduto come non mai.
La vera bellezza.
domenica 12 dicembre 2021
Che bella cosa, sentirsi compresi
La prossima volta che tornerà al Friuli, da avversario, Luca Gotti riceverà un grande tributo di applausi.
Se li è guadagnati in anni di lavoro da tecnico serio e preparato, nei quali ha fatto quel che ha potuto con il materiale umano che ha avuto a disposizione, e con un comportamento talmente educato e rispettoso da farlo apparire un pesce fuor d'acqua al confronto con i suoi rissosi ed egocentrici colleghi.
Se li è guadagnati, in più, con un bel messaggio lasciato su una pagina a pagamento del Messaggero, nel quale il ringraziamento alle persone che l'hanno aiutato e gli sono state amiche è accompagnato ad un "elogio del friulano" citato da Maurizio Corona (legge, pure!).
Non provenisse da lui, parrebbe simile ad un esercizio di paraculaggine ricordare la forza morale di un popolo mai piegato dalle avversità. E' bello che sia stato capace di legarla al significato che ha l'Udinese per la sua terra e la sua gente, e a quel che significa onorare questa maglia, per questo stesso motivo.
Lui lo ha capito, ci ha capiti. Temo non altrettanto i suoi giocatori, incapaci di essere una squadra che lotta per vincere e non un gruppo di professionisti che rendono la loro prestazione sportiva. E' per questo, per non essere riuscito (lui come i suoi predecessori) ad infondere nei ragazzi quanto gli era ben chiaro che Gotti non è più l'allenatore dell'Udinese.
C'è chi riesce ad andarsene da gran signore, ricordando nell'ultimo saluto l'importanza del comportamento al di là della vittoria:
Le partite di calcio si vincono e si perdono, e tutti sappiamo che vincere è bello e importante, ma è importante anche come ci si comporta vicino a quella maglia, con dedizione al lavoro, serietà, compostezza, umiltà, rispetto, ma anche orgoglio e caparbietà. Io ci ho provato, qualche volta mi è riuscito e qualche volta meno, però ci provato.
Lavoro, serietà, compostezza, umiltà, rispetto, orgoglio e caparbietà.
Grazie per averci capito, per essere stato uno di noi.
Mane diu, Luca, mandi
sabato 20 novembre 2021
sabato 13 novembre 2021
La costruzione del Medio Oriente
di Bernard Lewis
Libro di ampio respiro, nel quale la cultura dell'autore riesce a collocare i fatti che analizza nell'arco di fenomeni plurisecolari, fornendo un quadro di rara nitidezza.
Tre sono i leit motiv dell'opera, organizzata in capitoli cui viene premessa la definizione dell'area interessata nei suoi fondamentali elementi geografici, antropologici, storici.
Il primo è l'interpretazione del rapporto con l'Occidente, nel periodo di due secoli che segue l'avventura Napoleonica, come una vera e propria "terza conquista", dopo quella araba e quella turca, che pur non eguagliandole per durata e profondità, ha esercitato effetti considerevoli sia politici che sociali, di fatto riassumibili nella "costruzione del Medio Oriente".
La seconda è il rilievo fondamentale del ruolo che gli islamici attribuiscono alla religione. Diversamente che nella civiltà Occidentale, ove la religione è un sistema di fede e di culto, separato (e in epoca moderna di solito subordinato) rispetto alla collocazione nazionale e politica, l'Islam è una religione totalizzante, che non accetta di ridursi a fede e culto privato e intende permeare l'intera organizzazione sociale e politica, imprimendo un marchio di identità che supera ogni altra forma di identità ideologica, politica o nazionale.
Con la crisi dell'impero ottomano, il rapporto con i popoli occidentali sino ad allora considerati (oltre che infedeli) barbari ed incolti, ha apportato rilevanti modifiche conseguenti all'importazione di tecnologia e metodi produttivi, tramutandosi in soggezione politica e militare con la creazione in luogo dell'unica autorità politica (accettata anche per il collegamento con il fattore religioso) di una serie di stati per lo più privi di radici storiche.
L'importazione di modelli politici e costituzionali, nonchè di valori estranei alla cultura mediorientale, è fallita proprio in ragione del costante riferimento alla comunità religiosa ed al sistema di valori sociali, egualitarismo e comunitarismo, ad essa (astrattamente) collegati.
Vengono analizzate nei vari capitoli, con riferimenti che ben illustrano l'erudizione di Lewis, le evoluzioni dei tentativi di importare i valori liberali e democratici, ma anche il concetto europeo di patria, evidenziando come essi (al pari delle diseguaglianze aumentate sul piano economico sociale, dopo la scoperta della ricchezza petrolifere) abbiano causato una profonda avversione nei confronti dell'Occidente, palesatasi con i movimenti ascrivibili al "socialismo arabo", al "nazionalismo etnico", e più recentemente al fondamentalismo islamico.
L'analisi di Lewis, finalmente, fornisce strumenti per comprendere le cause della "rivolta dell'islam", e e dare il giusto peso al fatto che il fondamentalismo è una lettura politica dell'Islam, non certo l'unica possibile, ma profondamente legata al sentire di larghi strati della sua gente.
Il terzo leit motiv, che si ritrova ove la trattazione dei singoli temi scende nell'analisi, è l'individuazione dei quattro "poli" dell'area (Egitto, Mezzaluna fertile, Altopiano iranico e penisola Anatolica) che si sono succeduti quali centri del potere politico, e la trattazione del loro rapporto come una costante della storia dell'area.
L'ossimoro mancante
Quello che più ci manca, che più dobbiamo sforzarci di cercare, sono i gesti esemplari fatti nell'ombra.
venerdì 5 novembre 2021
Il diritto e il favore
Molto spesso mi frulla in testa quel verso di Francesco De Gregori.
Di questa terra senza misura
Che già confonde la notte e il giorno
E la partenza con il ritorno
E la ricchezza con il rumore
Ed il diritto con il favore
E l'innocente col criminale
Ed il diritto col carnevale
Confondere il diritto con il favore: difficile esprimere in forma più sintetica ed esatta il vizio antico di questo cavolo di pianura.
Accettare che ci siano delle regole, il rispetto delle quali è compreso come motivo di benessere per tutti, e quindi perseguito anche se non se ne trae un diretto vantaggio, ed anche se comporta un sacrificio.
Considerare la loro infrazione una grave offesa alla comunità ed ai singoli individui che la compongono. Additare alla pubblica vergogna chi cerca mezzi per aggirarle, fregando non solo gli altri, ma anche se stesso.
Considerare i diritti che esse prevedono facoltà l'esercizio delle quali non richiede implorare nè ricevere benevolenza; ottenerne all'occorrenza ragione dagli organi deputati.
Sono questi comportamenti che a noi intelligentissimi italici danno un po' noia, fanno torto alla nostra creatività e al nostro saper vivere. E' già, che in fondo il furbo è più simpatico della persona seria. Lo ammiriamo, chi riesce a fottere gli altri (meglio ancora se lo Stato) e magari a farla franca.
Lo giustifichiamo come uno che si difende da una sistema che non funziona, che si arrangia ad ottenere una visita con una conoscenza perchè altrimenti l'avrebbe tra due anni: e non capiamo che alimentiamo un circolo vizioso. Invece di pretendere che le cose funzionino (partecipando all'impresa con la nostra piccola parte di correttezza), quel che ci spetterebbe ci va bene di averlo di straforo; e se manca agli altri, ce ne infischiamo.
Diventare tedeschi, no.
Ma provare un po' di vergogna (o almeno imbarazzo), invece che di vanto, per i nostri difetti, forse sarebbe un buon inizio nel mollare questa cultura del chiagni e fotti.