venerdì 5 novembre 2021

Il diritto e il favore

 Molto spesso mi frulla in testa quel verso di Francesco De Gregori.

Di questa terra senza misura
Che già confonde la notte e il giorno
E la partenza con il ritorno
E la ricchezza con il rumore
Ed il diritto con il favore
E l'innocente col criminale
Ed il diritto col carnevale

Confondere il diritto con il favore: difficile esprimere in forma più sintetica ed esatta il vizio antico di questo cavolo di pianura

Accettare che ci siano delle regole, il rispetto delle quali è compreso come motivo di benessere per tutti, e quindi perseguito anche se non se ne trae un diretto vantaggio, ed anche se comporta un sacrificio. 

Considerare la loro infrazione una grave offesa alla comunità ed ai singoli individui che la compongono. Additare alla pubblica vergogna chi cerca mezzi per aggirarle, fregando non solo gli altri, ma anche se stesso. 

Considerare i diritti che esse prevedono facoltà l'esercizio delle quali non richiede implorare nè ricevere benevolenza; ottenerne all'occorrenza ragione dagli organi deputati.

Sono questi comportamenti che a noi intelligentissimi italici danno un po' noia, fanno torto alla nostra creatività e al nostro saper vivere.  E' già, che in fondo il furbo è più simpatico della persona seria. Lo ammiriamo, chi riesce a fottere gli altri  (meglio ancora se lo Stato) e magari a farla franca. 

Lo giustifichiamo come uno che si difende da una sistema che non funziona, che si arrangia ad ottenere una visita con una conoscenza perchè altrimenti l'avrebbe tra due anni: e non capiamo che alimentiamo un circolo vizioso. Invece di pretendere che le cose funzionino (partecipando all'impresa con la nostra piccola parte di correttezza), quel che ci spetterebbe ci va bene di averlo di straforo; e se manca agli altri, ce ne infischiamo.

Diventare tedeschi, no. 

Ma provare un po' di vergogna (o almeno imbarazzo), invece che di vanto, per i nostri difetti, forse sarebbe un buon inizio nel mollare questa cultura del chiagni e fotti



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