di Bernard Lewis
Libro di ampio respiro, nel quale la cultura dell'autore riesce a collocare i fatti che analizza nell'arco di fenomeni plurisecolari, fornendo un quadro di rara nitidezza.
Tre sono i leit motiv dell'opera, organizzata in capitoli cui viene premessa la definizione dell'area interessata nei suoi fondamentali elementi geografici, antropologici, storici.
Il primo è l'interpretazione del rapporto con l'Occidente, nel periodo di due secoli che segue l'avventura Napoleonica, come una vera e propria "terza conquista", dopo quella araba e quella turca, che pur non eguagliandole per durata e profondità, ha esercitato effetti considerevoli sia politici che sociali, di fatto riassumibili nella "costruzione del Medio Oriente".
La seconda è il rilievo fondamentale del ruolo che gli islamici attribuiscono alla religione. Diversamente che nella civiltà Occidentale, ove la religione è un sistema di fede e di culto, separato (e in epoca moderna di solito subordinato) rispetto alla collocazione nazionale e politica, l'Islam è una religione totalizzante, che non accetta di ridursi a fede e culto privato e intende permeare l'intera organizzazione sociale e politica, imprimendo un marchio di identità che supera ogni altra forma di identità ideologica, politica o nazionale.
Con la crisi dell'impero ottomano, il rapporto con i popoli occidentali sino ad allora considerati (oltre che infedeli) barbari ed incolti, ha apportato rilevanti modifiche conseguenti all'importazione di tecnologia e metodi produttivi, tramutandosi in soggezione politica e militare con la creazione in luogo dell'unica autorità politica (accettata anche per il collegamento con il fattore religioso) di una serie di stati per lo più privi di radici storiche.
L'importazione di modelli politici e costituzionali, nonchè di valori estranei alla cultura mediorientale, è fallita proprio in ragione del costante riferimento alla comunità religiosa ed al sistema di valori sociali, egualitarismo e comunitarismo, ad essa (astrattamente) collegati.
Vengono analizzate nei vari capitoli, con riferimenti che ben illustrano l'erudizione di Lewis, le evoluzioni dei tentativi di importare i valori liberali e democratici, ma anche il concetto europeo di patria, evidenziando come essi (al pari delle diseguaglianze aumentate sul piano economico sociale, dopo la scoperta della ricchezza petrolifere) abbiano causato una profonda avversione nei confronti dell'Occidente, palesatasi con i movimenti ascrivibili al "socialismo arabo", al "nazionalismo etnico", e più recentemente al fondamentalismo islamico.
L'analisi di Lewis, finalmente, fornisce strumenti per comprendere le cause della "rivolta dell'islam", e e dare il giusto peso al fatto che il fondamentalismo è una lettura politica dell'Islam, non certo l'unica possibile, ma profondamente legata al sentire di larghi strati della sua gente.
Il terzo leit motiv, che si ritrova ove la trattazione dei singoli temi scende nell'analisi, è l'individuazione dei quattro "poli" dell'area (Egitto, Mezzaluna fertile, Altopiano iranico e penisola Anatolica) che si sono succeduti quali centri del potere politico, e la trattazione del loro rapporto come una costante della storia dell'area.
Nessun commento:
Posta un commento