mercoledì 25 marzo 2020

Edizione straordinaria (3)

Ecco una cosa che non si può dire, probabilmente.
Le scelte drammatiche di questi giorni pongono delle alternative tra la tutela della salute e l'andamento dell'economia nei prossimi mesi ed anni, ed anche lo stato della democrazia.
Nella discussione pubblica appare scontato, incontestabile, che salvare ogni singola vita abbia la priorità, che non sia in discussione la preferenza alle scelte che salvano delle persone.
Il discorso è a mio avviso più complesso.
E' chiaro che evitare il rischio che muoiano dieci milioni di persone, ad esempio, comporta ogni genere di sacrificio.
Si consideri all'opposto l'ipotesi di una scelta che salvi una sola persona, al costo della perdita di un milione di posti di lavoro. Onestà vuole che nessun governo avrebbe esitazione nel decidere di non prenderla.
Tutto quello che sta nel mezzo tra queste due ipotesi, è ponderazione di interessi, scelta politica. 
Ed è esattamente in quel mezzo che ci troviamo in questo momento.
Il governo non è di fronte a decisioni eticamente necessitate: deve fare scelte politiche di cui si assume la terribile responsabilità.

sabato 21 marzo 2020

Edizione straordinaria

Da un mese la vita di questo Paese è stravolta. Tutti in casa, morti a centinaia (al giorno). E' annunciato a minuti un nuovo messaggio del Presidente del Consiglio che probabilmente annuncerà una nuova stretta. Nessuno sa veramente quanto durerà.
Mi sono imposto di non fare polemiche; del resto molte cose non capisco. Per ora sto bene e vista la mia situazione logistico-familiare non risento troppo delle attuali misure. 
Come sempre confido nella scienza, qualunque cosa accada. 

Trent'anni di cattivi pensieri

Son passati circa trent'anni dal tempo in cui, quindicenne, cominciai a leggere con avidità e curiosità adolescenziale "La Repubblica", allora ricca di firme straordinarie. 
Fra i molti articoli che divoravo e ritagliavo non mancavano tutti i fenomenali pezzi "A parer mio" di Beniamino Placido, e la rubrica settimanale "Sette giorni di cattivi pensieri", nella quale Gianni Mura spaziava dentro e fuori lo sport, aiutando il lettore a dare la giusta dimensione ai suoi splendori e alle sue miserie.


In questi giorni terribili la scomparsa di Mura mi lascia l'ultimo (vero) cattivo pensiero: uno alla volta se ne sono andate tutte le persone che leggevo e ascoltavo per imparare, per capire; per scoprire un'idea originale o semplicemente sentire una storia ben raccontata.

venerdì 28 febbraio 2020

Neanche con il coronavirus è possibile avere un po' di giustizia

Questa non la volevo proprio sentire.
La Procura di Lodi ha aperto un'inchiesta, per verificare se sono stati commessi errori nella gestione del "paziente-1". 
L’iscrizione di procedimento, allo stato a carico di ignoti – ha spiegato -, è apparsa doverosa, seppur con la consapevolezza che ogni eventuale responsabilità è tutta ancora da dimostrare nel pieno rispetto delle garanzie difensive".
Ma come, l'iscrizione nel registro delle notizie dei fatti costituenti reato non dovrebbe seguire la presenza di una notizia di reato?
E' ormai normale che inchieste vengano aperte per cercarle, le notizie?
E' proprio necessario, nel mezzo (all'inizio) di un'emergenza, andare subito alla caccia di un colpevole? 
Che magari formalmente il dottor Chiaro avrà le ragioni che giustificano il suo operato. 
Ma che in questo Paese di ogni stormir di fronde come di ogni vera tragedia, dal campionato di calcio al terremoto, dalle imprese di Fabrizio Corona al crollo del ponte Morandi, da cos'è un partito (o una fondazione) a se una certa dose di metanolo fa diventare il vino non più vino, debba sempre occuparsi un pubblico ministero, è una delle ragioni della profonda sfiducia verso il futuro.
Che poi i veri colpevoli messi sotto inchiesta sono inversamente proporzionali al numero dei titoli di giornale guadagnati da certi PM.
Non rappresento nessuno io, tanto meno il pensiero comune: ma ad essere stanco dell'esercizio ipertrofico e irresponsabile del potere che piu' dovrebbe tutelare  i miei diritti, senza essere sospetto di lamentarmi "pro domo mea", credo di non essere il solo.
Signori giudici, in nome dei diritti che il vostro lavoro mi garantisce, per il rispetto che provo per la vostra funzione, vi chiedo di provare ad esserne degni.

sabato 22 febbraio 2020

Dove eravamo rimasti?

Un po' indietro, con i miei libri (e con tutto il resto).











L'Italia del tempo presente

di Paul Ginsborg

Libro molto interessante.
Per la prima volta mi ritrovo tra le mani un testo autenticamente storiografico su un periodo che ho vissuto.
La narrazione storica classica occupa un parte minoritaria del testo, in cui il piatto forte sono le analisi di contesto. Ginsborg spazia dalle premesse economiche (L'economia italiana tra vincoli e sviluppo), all'analisi di carattere sociale (Le gerarchie sociali di una nazione opulenta), con particolare attenzione al tema della famiglia nella società, ed antropologico, analizzando l'evoluzione dei consumi in rapporto anche al mutare dei consumi (anche di tipo culturale) L'attenzione al ruolo della società civile, in rapporto alla nuova cultura di massa, è vista nel suo ambivalente ruolo con la crisi della politica. Importanti pagine sono dedicate allo stato, al rapporto tra la pubblica amministrazione e le persone.
Tutto conduce al drammatico 1992, che viene raccontato nelle sue diverse concomitanti crisi.
L'Italia vista dal Palazzo di Giustizia di Milano; dagli imprenditori veneti in anni di leghismo rampante; da Montecitorio assediata dalla fine di un'era politica; dalla banca d'Italia nelle ore decisive per riagganciare il paese all'Europa; da Palermo con le autostrade fatte saltare in aria.
Letto oggi il libro risulta inevitabilmente datato grazie al senno del poi (basta pensare che si insiste sull'entusiasmo del Paese per l'Europa come grande risorsa); tuttavia la ricchezza degli informazioni che rende insieme ad un quadro di insieme non semplice, oltre all'onestà di certi giudizi forse non confacenti alle idee dell'autore (quale quello sulla levatura riformatrice della legislatura del 1987-1992 ed in particolare dell'ultimo governo Andreotti) confermano che (a parer mio) Ginsborg è uno storico di classe rara

sabato 15 febbraio 2020

domenica 8 dicembre 2019

Cose che non si possono dire

Nei giorni scorsi un direttore di giornale sportivo si preso del  bieco razzista per aver titolato "Black Friday" la presentazione di una partita (giocavasi di venerdì) i cui protagonisti erano Smalling e Lukaku.
Ci sarebbe da discutere, ma...
Ci sono argomenti su cui esprimere una opinione non conformista non è possibile.
Omofobia, razzismo, violenza sulle donne sono cause troppo importanti, forse, perchè siano ammessi dei distinguo che rischiano di aprire una sponda ai beceri, agli ignoranti, ai violenti.
Senza portare il cervello all'ammasso, offriamo dunque il nostro silenzio come modesto contributo alle buone battaglie. 

domenica 16 giugno 2019

Sarri alla Juve

Maurizio Sarri me l'aspettavo una persona diversa. La Juventus, invece, è proprio lei.

Se c'è qualcosa che assomiglia a un tradimento, sia pure con tutto quanto di meno grave può avere questa parola quando si parla di sport, è questo contratto.
Il punto è semplice. Se Ibra va all'Inter e poi al Milan, se Ronaldo passa alla Juve, i tifosi lo accettano. 
Quando però uno sportivo si identifica con la maglia, si propone come il campione (in senso antico) di una tifoseria, di un popolo, certe scelte non le può fare.
Ma ve lo immaginate De Rossi che va alla Lazio?
Uno come Ancelotti, contattato più volte dall'Inter, una volta lo disse: Non ci vado, ho la mia storia, che mi piace, non posso.
Inutile dire che il calcio è cambiato, che questo è il professionismo, che ha comandare sono i soldi. 
Sono tutte cose che sono compatibili con il rispetto delle emozioni dei tifosi, che sono ciò che alimenta questo business.
Il cliente non ha sempre ragione?
Rispetto per i tifosi-clienti.

lunedì 3 giugno 2019

Ciao

Amici, pordenonesi, colleghi,
prestatemi i vostri schermi (solo per pochi attimi, non temete)
Salve sempre possibili novità, domattina prenderò servizio nel nuovo ufficio. La tempistica con cui è pervenuta l'ufficialità delle nomine, pur lungamente attese, non mi ha permesso di salutar alcuni di voi e ne sono dispiaciuto.
Negli ultimi 57 mesi ho trascorso gran parte del mio tempo nel nostro ufficio, tra di voi. Durante questo periodo ho incontrato alcune grandi delusioni, più d'una delle quali per circostanze occorse a persone a me care; ho avuto diverse soddisfazioni, principalmente connesse alle volte in cui mi avete fatto sentire utile. Mi sono talvolta solennemente incazzato; ho riso, scherzato, sprecato improbabili calembour, abusato della capacità di sopportazione di Mauro. Ho sperimentato (a tratti) gli inestimabili vantaggi ritraibili dell'esercizio della pazienza. Ho provato a offrire le poche, semplici cose che chiedevo a voi: serietà, impegno, applicazione, capacità di comprendere il punto di vista dell'altro. Il tentativo di essere all'occorrenza "Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace". A volte mi sono sentito inascoltato, dolendomene. Ma in onestà devo ringraziarvi per essermi sentito circondato, con rare eccezioni, da un tanto rispetto, talora anche da amicizia, che conservo entrambi come tesori.
Delusione, gioia, rabbia, divertimento, amicizia: in poche parole, un pezzo di vita che si chiude, per me.
Nel dirvi con gratitudine che è stato un piacere condividerlo con voi, conto sulla vostra indulgenza per le volte nelle quali posso aver mancato di prestarvi l'attenzione che vi attendevate, e per le decisioni che possono avervi scontentato.
Vi lascio con l'ultima segnalazione di un articolo pubblicato su "Il sole 24 ore" del 5 maggio scorso, che mi è stato recentemente d'aiuto, nella speranza che possa all'occorrenza servire anche a qualcun altro di voi.

Buon lavoro, e non perdiamoci di vista, eh!

Paolo