di Romani Prodi con Marco Ascione
Pur non essendo un appassionato di autobiografie di personaggi noti, ho letto con interesse questa di Romano Prodi.
C'era l'epoca in cui i premier erano i migliori. Dei primi della classe, persone che potevano essere avversate per idee o storia personale, ma di cui era difficile negare le doti intellettuali e politiche: come per Prodi, vale ovviamente anche per Berlusconi.
I fatti narrati sono ricchi di interesse perchè, in gran parte noti da chi, come me, li ha vissuti leggendone sui giornali, può scoprirne aspetti che solo i diretti protagonisti possono rivelare.
Filo conduttore di un'esperienza, come dichiarato nelle conclusioni del Professore, è la costante ricerca del dialogo, prerogativa difficile da esercitare ma l'unica che può, diversamente dalle prese di posizione tetragone, portare a risultati concreti.
Nei vari capitoli si ricordano le tre esperienze di governo, la stagione alla Commissione ed i rapporti con Russia, Cina ed il continente africano; nel segno di un riformismo dalle caratteristiche peculiari, della via Emilia, difficile da inquadrare nelle più classiche categorie.
Il messaggio finale riguarda la persistente importanza dell'evoluzione dell'Europa (con relative difficoltà) in un soggetto politico capace di ergersi a fianco di Usa e Cina, contribuendo così non solo ai suoi interessi, ma anche a mutare il carattere delle nuova competizione globale.
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