Altri tempi, quell'anno in cui mia madre bambina vide per la prima volta un uovo di pasqua.
Da queste parti non ce n'era per scialare, e mio nonno non era certo uno da farsi intenerire dai desideri di due bambini.
Fu la zia di Torino, città del cioccolato e del nascente miracolo industriale, a far avere ai pargoli la meraviglia, fino ad allora solo sognata, in un tempo in cui le immagini erano soprattutto nella fantasia.
L'emozione per il sogno fattosi cioccolato fu tanta che, al momento del dunque, mancò il coraggio di scartare l'uovo, sopraffatto dal desiderio di preservare una cosa tanto speciale.
"Lo terremo per l'anno prossimo."
E fu così che l'aprirono la pasqua successiva, ovviamente andato a male.
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