Della famosa frase di Boniperti che capovolge il motto di De Coubertin gli juventini fanno spesso sfoggio con l'orgoglio del più forte.
Magari i dirigenti farebbero meglio a proporre qualcosa di più edificante; di certo un simile atteggiamento non aiuta ad accettare le sconfitte che, ormai sconosciute in patria, non mancano in Europa.
Ancora meno una sconfitta bruciante e tremenda come quella di ieri, dopo aver accarezzato il sogno di un'impresa (che era ancora da conquistare).
Il Real, diversamente dal Barcellona martedì, è stato sempre in campo. Ha mancato molte volte il gol nel primo tempo, ha regalato il terzo, ha invaso la metà campo dei gobbi per tutto il secondo tempo. Tuttavia con un po' di buona sorte l'ottima partita della Juve stava diventando, oltre che lezione di calcio (gli spagnoli hanno ripassato quella del giorno prima), un capolavoro.
Ci si è poi messo di mezzo quel rigore, ahi.
Era fallo, per me: penso che anche se tocchi il pallone travolgere l'avversario non sia consentito.
Al Bernabeu diventano rigore anche i mezzi falli, figuriamoci i tre quarti di fallo. Fine dell buona sorte e addio impresa del secolo.
Nel complesso delle due gare la sfida è stata equilibrata, e quindi decisa dagli episodi.
Al Bernabeu diventano rigore anche i mezzi falli, figuriamoci i tre quarti di fallo. Fine dell buona sorte e addio impresa del secolo.
Nel complesso delle due gare la sfida è stata equilibrata, e quindi decisa dagli episodi.
Perdere così, tuttavia, fa male; si può anche scaturire come ha fatto Gigi Buffon, per rispetto della grandezza del quale è bene che cadano presto nel dimenticatoio le parole che sono poi uscite dalla sua bocca.
Dai, ci sono anche altre cose che contano. Ad esempio onorare la scuola italiana come hanno fatto le nostre squadre ieri e ierlaltro
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