La vevi dite jo.
Non senza compiacimento ho terminato la lettura di questo libercolo, trovandovi ottimamente scritte alcune delle idee che avevo provato a sintetizzare qui: chiudendo il post con le stesse parole che, al passato, Polito usa come sottotitolo.
Il libro si compone in due parti, la seconda della quale si occupa maggiormente del lavoro dei giovani, del sistema formativo - universitario, e quindi è meno attinente al tema che mi interessa, che poi è sempre il sottotitollo.
L'apertura dichiara subito la tesi:
Questo è un libro contro i padri. Non contro i padri che abbiamo avuto, ma contro i papà (e i papi e i papini e i paponi) che siamo stati e siamo. I padri che abbiamo avuto, come il mio, hanno fatto il loro. Non che ci fossero molto, né che noi gli abbiamo permesso di esserci tanto, nelle nostre vite: non disponevano di tutto il tempo libero di cui disponiamo noi, all’epoca loro il pane era nero e la fatica tanta. Non dico dunque che ci aiutarono con il loro esempio, con i loro consigli, con la loro guida, tranne in rari ed encomiabili casi. Ma si prestarono a fare ciò che da mondo è mondo un padre deve fare: opporsi al figlio. Diventarne la controparte. Incarnare uno stile di vita diverso. Impersonare il passato. Consentire che il figlio gli si rivolti contro, e così facendo conquisti la sua emancipazione. Perché se non hai un padre da cui allontanarti, non c’è modo di avvicinarti all’età adulta e al futuro. Io me ne sono accorto perfino fisicamente quando mio padre se n’è andato: era stato proprio sfidando la sua autorità morale, ribellandomi a quel costante richiamo al senso del dovere ora scomparso insieme con lui che ho costruito l’individuo che sono.
Diversamente noi (mi associo alla generazione di Polito, che pure ha ventanni più di me) abbandoniamo il ruolo di padri per fare i fratelli, i "sindacalisti dei nostri figli" (stessa espressione usata da Ricolfi da Marzullo), arrivando a capovolgere il motto di Jobs facendolo diventare: "Restate sazi, restate conformisti".
Il familismo amorale, descrizione della base morale di una società arretrata, ha protratto i suoi effetti in una continua ricerca di protezione di figli cui si cerca di rendere tutto facile in nome di pretesi diritti per tutti, in nome di un egualitarismo che uccidendo il merito in realtà tradisce la mancanza di stima nei loro confronti e uccide l'autostima e la capacità di essere autonomi. E dai papà orsetto nascono ragazzi-peluche, che alla prima difficoltà si accartocciano su stessi.
E già, la colpa è nostra. Certo aiutati dalla temperie del tempo e dalle ideologie che attribuivano ogni colpa ai vari "sistema, abbiamo permesso che questa fosse l'epoca della fine dei doveri ed il trionfo dei diritti: che preludono alla mancanza di sforzo, fatica e merito per ottenerne il bene della vita.
Il padre etico sostituito dal padre affettivo e accuditivo è una buona sintesi, accompagnata dalla descrizione dei modi in cui sono sdoganate moralmente pratiche come la raccomandazione e la copiatura.
Ho trovato mirabile anche la parte in cui Polito si occupa del momento in cui si manifesta compiutamente tutto il servilismo dei padri e delle madri italiane nei confronti della propria prole, il momento in cui l’accudimento ossessivo tocca livelli parossistici e produce effetti tragicomici: l’ora dei compiti a casa. Scartate progressivamente le tre possibilità (far fare i compiti ai figli; fare i compiti ai figli, fare i compiti con i figli), l'unica soluzione collima con quello che ho sempre sostenuto io: E allora, direte voi, che si fa? I compiti devono pur farli, i nostri figli. Appunto: devono pur farli. Cioè: li devono fare loro.
Dopotutto giunge poi quel momento. Tutto, successo e insuccesso, felicità e infelicità, ascesa e caduta, a un certo punto della vita dei nostri figli dipenderà totalmente dall’ambiente extrafamiliare in cui vivono. Da una certa età in poi, la cosiddetta peer pressure, e cioè la pressione competitiva e omologante del gruppo dei pari età diventa la spinta decisiva.
E allora quello che possiamo fare è solo dar loro gli strumenti, e se possibile creare l'ambiente e le condizioni per cui si orientino al meglio.
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