sabato 18 gennaio 2025

Il ritorno della razza. Le radici di un grande problema politico contemporaneo

 di Andrea Graziosi


Mi faccio tentare dal nome di Andrea Graziosi, che anticipa con queste pagine un più ampio volume sulla rilevanza politica delle differenze tra gli uomini.

Buona parte dell'opera è dedicata ad un excursus storico, a partire dalla romanità, sulle concezioni che vi sono state nel mondo occidentale sul rapporto tra l'universalità degli appartenenti al genere umano e le differenziazioni tra gruppi di essi, tenendo ovviamente conto del criterio di distinzione e degli esiti giuridico-politici delle medesime.

Alla tragedia cui ha portato il razzismo scientifico un secolo fa ha fatto seguito una reazione di rigetto del concetto di razza, cui però sono seguiti da un lato la sostituzione  dell'argomento dell'ineguaglianza biologica delle razze con quello dell'assolutizzazione della differenza tra le culture, dall'altro l'utilizzo dello strumento della razza come fondamento delle "affirmative actions".

Le dinamiche economiche e demografiche comportano inevitabilmente un aumento della quota di popolazione che si connota per differenze di colore e di religione, aumento che si incrocia con l'invecchiamento della popolazione e con una situazione di aspettative decrescenti, in maniera che il tema dei "diversi" è da anni politicamente sensibile ed infatti costantemente posto al centro di un dibattito fermo a preconcetti e argomenti retorici e spesso aprioristici (aggiungo io, tanto sul piano dell'indiscriminata accoglienza quanto su quello dell'ostilità venata di reale razzismo).

La sollecitazione di Graziosi è nel senso di aprire una discussione razionale e aperta sul tema di una integrazione che è necessaria, utilizzando le esperienze di altri paesi, ponendo la necessaria attenzione all'ascolto delle componenti che si sentono minacciate, ma anche ricordando un paio di punti fermi.

Il primo è che l'utopia di società, stati e popoli etnicamente puri, i cui riferimento sono storicamente inesistente, è comunque finita.

Il secondo è che "gli esseri umani, nella loro infinita varietà e diversità, sono tali in quanto individui dotati di ragione, lingua, coscienza e libero arbitrio e non perchè appartengono a questo o quel gruppo collettivo o categoria. Queste categorie possono essere e spesso sono espressione di differenze reali e sono altrettanto spesso utili, e persino indispensabili, all'analisi della realtà. ma anche quando lo sono è fondamentale ricordare che si tratta comunque di nostre creazioni intellettuali transeunti e instabili, che radunano e accomunano 'senza chiedere permesso' esseri umani liberi di cambiare idea, responsabili delle proprie scelte e che come tali vanno trattati e rispettati"



martedì 24 dicembre 2024

A questo punto

Che settimana.

Qualche giorno fa ho dovuto prendere una decisione difficile. Credo di aver fatto la cosa giusta, ero preparato a scegliere, ho scelto la mia vita. La settimana prossima inizio un nuovo lavoro, un nuovo ruolo atteso così tanto. Oggi compio 50 anni, momento inevitabile di considerazioni, di bilanci.

Il primo ordine di considerazioni mi porta a riconoscere di essere stato, tutto sommato, fortunato. Ho avuto sinora ottima salute, contro ogni aspettativa di chi avesse guardato ad un regime alimentare discutibile. Mi sono ritrovato prerogative intellettuali (tra cui spicca una memoria fuori dal comune) sufficienti per quello che dovevo fare, ed un carattere che alla prova dei fatti mi ha aiutato, nella capacità che non molti conoscono (o mi ri-conoscono) di accettare con il giusto distacco le cose belle e le cose brutte. 

Soprattutto sono stato messo nelle condizioni di fare quello che volevo e potevo. I miei genitori mi hanno dato tutto quello che mi serviva, in termini materiali e non. Quando ho avuto una famiglia, mia moglie si è assunta gran parte del lavoro in casa. I miei suoceri mi hanno accolto nella loro famiglia, fornendo alla mia un grande aiuto.

Quello che ho fatto, quello che è stato e che non è stato, dipende quindi esclusivamente da me.

Com'è andata? Questo genere di giudizi dipende dai parametri, come la delusione e la soddisfazione sono una funzione tra aspettative e risultati. La maggior parte delle persone tiene conto dei beni materiali, della posizione sociale o lavorativa. Sono cose importanti, parametri oggettivi che io rispetto. 

Senza nulla togliere ho maggiormente dato peso, nella mia vita, alle emozioni e alle relazioni. Ho coltivato varie passioni, le stesse che Margherita aveva ben disegnato (aggiungendo la musica a quelle che avrei indicato io), che mi hanno dato molto. Il piacere di leggere una pagina di Borges o di Sciascia, la vera bellezza contemplata dalla cima di una montagna, la gioia di esultare per un goal in curva nord. Ho conosciuto molte persone di valore che mi hanno gratificato della loro amicizia, persone che magari non sento da anni, ma grazie alle quali ho provato l'impagabile e impareggiabile soddisfazione di sentirmi una persona stimata.

Per me è abbastanza, non ho molto alto da chiedere per me. Certo conto di leggere parecchi altri libri, almeno quelli della lista che avevo preparato per quest'anno, di scalare molte altre montagne, e magari di finire il giro d'Italia degli stadi con Riccardo. 

In realtà quello che mi resta veramente da fare riguarda i miei figli. Io li osservo, spesso con la presunzione di capire cosa pensano, ogni tanto li rimbrotto, spero che capiscano che è perchè imparino. Si impara dallo studio (ahi), dall'esempio e dagli errori, e quindi se posso faccio notare questi ultimi. 

Vedo in loro e nei loro amici dei bravi ragazzi di cui la mia generazione ingenerosamente si lamenta, non capendo che dei loro mali siamo noi i responsabili. E' ora che ci diano un bel calcio nel sedere.

Certo ragazzi, senza farla troppo lunga, due cose le devo dire.

La prima è che le cose belle non capitano da sole, bisogna andarsele a prendere, prepararsi e fare fatica. Se voglio andare su una cima la scelgo giorni prima studiando il percorso adatto alle mie forze; guardo il tempo, preparo lo zaino e i panini; prendo la cartina e il k-way, perchè potrebbe piovere. Parto per tempo e poi, per arrivare su, faccio tutta la fatica necessaria.

La seconda è che nella vita ci si può limitare a soddisfare i bisogni materiali, che nei casi sfortunati sono avere qualcosa da mangiare e l'affitto pagato, in quelli buoni l'I-phone nuovo e la casa al mare. Ma ci sono anche delle persone che oltre a questo studiano, leggono, cercano di capire come funziona la vita, il mondo, i rapporti tra le persone e di migliorare, se si può questi aspetti. Per fare questo bisogna leggere qualche libro, guardare dei film o ascoltare persone che hanno la capacità di alzare lo sguardo e di astrarsi dal quotidiano del reale (e ancor più dal virtuale). A mio avviso è meglio appartenere a questa minoranza di persone.

Ora basta. I figli miei spero che trovino la loro strada, quel che mi resta da fare è aiutarli in questo. E la devono scegliere loro. Io so che sono e saranno delle brave persone, e questo è l'orgoglio della mia vita.

domenica 15 dicembre 2024

Noi vogliamo gente che...

quando perde è incazzata.

Basta conferenze stampa postpartita in cui "non sono queste le partite in cui dobbiamo fare punti".

Se con le prime 7-8 le perdiamo tutte allora non si deve andare a perdere in casa del Venezia.

Quando cavolo lo ribaltiamo un pronostico?

Questi vanno a giocare da veri professionisti, offrono la loro prestazione di 90 minuti e se ne tornano a casa contenti. Obbligazione di mezzi. In verità non gliene frega niente di vincere, ma solo di rispettare il contratto e di mettersi in mostra per guadagnarne uno migliore.

Non sono tutti così. Gente come Conte e Gattuso quando perdono sono sicuro che non dormono due notti. 

I nostri invece, assecondati dalla mancanza di ambizione che respirano dalla società, si adeguano sempre verso il basso... e abbiamo visto a Frosinone quanto può costare.

Non è uno spettacolo, è sport, competizione, bisogna provare a vincere.

Noi vogliamo vincere. E loro? 

sabato 7 dicembre 2024

Lo stato sono loro

A margine della condanna di Turetta minore attenzione è stata riservata, comprensibilmente, al capo della sentenza nel quale veniva condannato a ingenti somme per risarcire le persone offese. 

Ne ha ricevuta da un professore di diritto penale che, intervistato dal Corriere in merito alla probabile insolvenza di un venticinquenne condannato all'ergastolo, ha indicato de iure condendo la necessità che lo stato si faccia carico di questo debito.

In pratica lo stato dovrebbe risarcire i danni provocati dagli autori di fatti illeciti che siano insolventi.

Meritorio dal punto di vista dei danneggiati, questo punto di vista è a mio avviso indice di atteggiamento molto diffuso che, nel fare appello al concorso della spesa pubblica rispetto a questa o quella meritevole esigenza, dimentica che la stessa è finanziata da tutti noi.

Quando pensiamo ad una agevolazione fiscale, ad un contributo pubblico, a dei bonus o a delle opere pubbliche, automaticamente ci immedesimiamo nella condizione dei potenziali fruitori, mai in quella (statisticamente ben più frequente, ad occhio) dei finanziatori, quali siamo (almeno nella misura in cui paghiamo le tasse, e qui il "tutti" di poco sopra...)

Lo stato ci va bene quando è mucca da mungere, meno quando ci presenta il conto. Ho già ricordato le parole di Facci: Ora come allora, nessuno si indigna per gli evasori fiscali, a meno che non siano di ricchezza esuberante e perciò soggetti a invidia sociale. Nessuno associa gli evasori a un danno anche per se stesso, Nessuno pensa che un sacco di gente fruisce di servizi che non ha contribuito a pagare. nessuno collega l'evasione al debito pubblico che durante la "rivoluzione" fu messo in conto ai soli partiti. Nessuno soprattutto, si illude che gli evasori abbiano una connotazione politica. Il discorso non è quello dei nullatenenti con lo yacht, o del popolo che paga in nero - si è scoperto- anche le bare. In Italia persiste una mentalità pre-civile che vede in ogni tassazione quel genere di prevaricazione indebita che per secoli appartenne al gabelliere straniero, come se fossimo ancor nel 1860 e tuttora reduci dalle occupazioni di arabi, austriaci, francesi o spagnoli.

Lo stato deve fare questo, deve fare quello... pagano "loro".

sabato 16 novembre 2024

Alessandro il Grande

 di Lorenzo Braccesi

Le biografie non sono il mio genere preferito, ma bisognerà ben fare un'eccezione per uno dei più straordinari esponenti del nostro genere.
O, forse bisognerebbe dire, per l'autore di imprese tra le più straordinarie delle nostra storia.
Perchè dell'uomo, non solo della persona ma a anche dell'uomo pubblico, si sa veramente poco, ed il lavoro dello storico è una non facile "cucitura" tra quanto riportato dalle fonti coeve e ipotesi supportate dalla logica.
Braccesi ovviamente affronta, dopo il tema del rapporto con i genitori e (nel caso del padre) della loro eredità politica, l'evoluzione di un percorso in cui il campione della grecità diventa (anche) l'erede dell'impero egizio e persiano, lentamente staccandosi dalle origini per dar corso al progetto di un impero universale.
Le tensioni che questo passaggio determinò furono probabilmente l'aspetto determinante della vita dell'uomo Alessandro, la capacità di immaginarlo furono la misura della sua eccezionalità, che si confrontava anche con la discussa pretesa di derivare la propria origine dalla divinità


sabato 9 novembre 2024

Lunga è la strada

L'Italrugby nella mia città, nel mio stadio, che occasione!

Dall'altra parte ci sono i Pumas, hanno battuto da poco il Sudafrica, ma noi abbiamo fatto il miglior 6 Nazioni di sempre e vogliamo misuraci.

Il primo dubbio è la scelta del settore... il rugby andrebbe visto dai distinti, ma tradire la Curva Nord... non si può.

La partita è discreta, i Pumas sono di livello superiore, teniamo botta fino al 10 del secondo tempo, poi arriva una grandinata che punisce oltre i meriti, sottolineando una differenza più marcata di quella reale. 

Senza il tifo organizzato la festa che pure c'è è dimezzata, i 20mila presenti al Friuli stentano a farsi sentire.

NB: è la prima volta che vedo l'Argentina, veder calciare quel mancino con il numero 10 mi ha fatto un certo effetto. Si chiama Albornoz, al posto di Zarraga non credo sfigurerebbe troppo.

 



mercoledì 30 ottobre 2024

Locus desperatus

 di Michele Mari


Nel mondo fantastico di Michele Mari si incontrano uomini-morchia, libri che parlano, etichette metalliche fedeli, incubi che sono più veri della realtà, doppi ovunque.

Protagonista è il rapporto con le cose conservate, collezionate ed amate, al punto da diventare parte della persona che detenendole dà loro vita, ma al tempo stesso le accoglie come parte della propria, e della loro stessa identità.

Ansia di dover cercare la prossima parola sul vocabolario, dubbi costanti sulla probabilità che sfugga una citazione o il senso di una delle molteplici invenzioni. Letteratura pura.

sabato 19 ottobre 2024

La verità sul dossier mafia -appalti

 di Mario Mori e Giuseppe De Donno


Questo volume contiene la versione di due dei diretti interessati ad una delle più delicate vicende giudiziarie della storia "recente". 

Si tratta di due servitori dello stato coinvolti in quella vicenda (purtroppo) esemplare dello stato della nostra civiltà giuridica che è stato il "processo trattativa"; usciti completamente assolti, descrivono oltre ad alcuni dei fatti ivi considerati il lavoro da loro compiuto in relazione all'integrazione del fenomeno mafioso con ampi stati dell'imprenditoria e delle amministrazioni locali, in un sistema esaminando il quale la mafia appariva un fenomeno ben più ampio, complesso e integrato nella società di quello che appare ove si consideri esclusivamente il suo ramo militare.

Sono di certo interesse la narrazione di come certi innovazioni di metodo nella attività di polizia giudiziaria e nelle indagini abbiano al tempo stesso contribuito a grandi risultati ma anche incontrato grandi resistenze; e, per chi legge, trovare il nome di una impresa della mia città più volte nominata.

L'inchiesta non ebbe un seguito, non è dato di comprendere i motivi di quanto accadde nell'estate 1992.

Il beneficio del dubbio va forse concesso ai magistrati che presero determinate decisioni, anch'essi servitori dello stato. Di certo materia per gli storici ce n'è.  

Che peccato non avere potuto raccogliere l'opinione di Massimo su questa vicenda e su questa ricostruzione

Storia sociale del calcio argentino

 di Osvaldo Bayer


Questo volumetto e la sua quarta di copertina promettevano parecchio.

In realtà è un'agile storia del calcio argentino fino al 1986, in cui rimane molto sullo sfondo quello che non è la cronaca dello svolgersi dei vari campionati, contornato da notizie interessanti sulla nascita delle varie squadre.


mercoledì 16 ottobre 2024

Ho visto

Ieri sera ad un certo punto è entrato Daniel Maldini, ed in quel momento ho pensato a quante ne ho viste, in quello stadio.

ho visto quel gol di Gerolin

ho visto esordire in serie A Paolo Maldini e Alessandro Nesta

ho visto Gabriel Omar Batistuta segnare una tripletta, e poi Malesani in braghe corte

ho visto Ronaldo marcare su assist di Roberto Baggio

ho visto Zidane inciampare su un tabellone dopo aver segnato 

ho visto il primo e meno famoso gol di mano di Maradona

ho visto Napoli vincere il suo terzo scudetto

ho visto Paolo Rossi il giorno del suo rientro dalla squalifica, il 2 maggio 1982

ho visto al Mondiale del 90 Michel farne 3 ai coreani 

ho visto Modric entrare dalla panchina nel Tottenham del giovane Bale

ho visto Baggio, alla prima da pallone d'oro, farne uno di tacco e uno dopo aver scartato tutta la difesa

ho visto Totò Di Natale fare goal alla Reggina e al Chievo, e a tantissime altre squadre

ho visto Zico segnare il gol della vittoria contro il Real Madrid e la Roma campione d'Italia

ho visto il Verona di Bagnoli farsi rimontare da 0-3 e poi farcene 5 

ho visto Platini strappare il pareggio davanti al Galinho infreddolito e deluso

ho visto i corner di Mihajlovic

ho visto le punizioni di Edinho

ho visto la Juve godere il 5 maggio 2002

ho visto una tripletta di Iaquinta in Champions

ho visto Alex Del Piero piangere quel giorno che gli cambiò la carriera

ho visto Amoroso fare un sombrero a Maldini

ho visto Zoff alla prima come allenatore della nazionale, far esordire il giovane Francesco Totti

ho visto Marco Van Basten fare sfoggio della sua grande eleganza, Shevcenko farne uno dei suoi, Kakà segnare su rigore

ho visto Baresi alzare il braccio per chiamare il fuorigioco

ho visto Righetti entrare duro  

ho visto il Borussia Dortmund perdere ai rigori

ho visto Oliver mettere in ginocchio la difesa dell'Inter, quel giorno che ci siamo sentiti veramente grandi

ho visto Calori mandare in B l'Atalanta

ho visto contro l'Ajax come può morire un sogno bellissimo

ho visto un gol di Carsten Jancker

ho visto Mannini segnare con il portiere a terra

ho visto il Barcellona giocare senza allenatore e con le riserve, ma erano Iniesta e Giuly, e un ragazzo argentino restare seduto in panchina

ho visto segnare Luca Vialli e Bobby gol (un sacco di volte)

ho visto il Pampa Sosa far gol alla Juventus

ho visto Maicosuel tirare il cucchiaio

ho visto i riflettori andare in blackout, ma poi il Mancio ha riacceso la luce

ho visto l'ultimo gol in A di Ciccio Graziani e di Stefano Borgonovo

ho visto Courtois raccogliere due volte il pallone nella porta dell'Atletico

ho visto Fabio Quagliarella farci sognare e sfiorare la semifinale europea

ho visto l'Uruguay al Mondiale

ho visto Suarez con la maglia dei Reds, Lewandowski a secco con il Lech Poznan

ho visto Totti mandare affanculo l'arbitro senza essere nemmeno ammonito

ho visto schierati centravanti Ranegie, Teodorczik, Lasagna e Bajic, Maxi Lopez e Isaac Success

ho visto Mario Balotelli mostrare che campione avrebbe potuto diventare

ho visto Cristiano fare "siuuuu"

ho visto in finale dell'Europeo under 21 nascere la formidabile Spagna di quest'anno

ho visto Henok Goitom raggiungere l'Inter in pieno recupero

ho visto una doppietta di Di Lorenzo in nazionale

ho visto il Chelsea, l'Atletich Bilbao e il Vasco de Gama, il Werder Brema e il Polonia Varsavia, il Leverkusen e lo Sporting Lisbona, il Pana e l'Aalborg, il Salisburgo e lo Young Boys, Austria Vienna e Sigma Olomuc, il Rennes e l'AZ Alkmaar, lo Zenit e lo Slavia Praga, il Legia e il Widzew Lodz, il Celtic e il Paok, il Panionios e la Dinamo Zagabria, lo Sporting Braga e l'Anzhi, Arsenal e Tottenham, la Spagna, l'Austria e la Svizzera, la Slovenia e il Liechtenstein, la Georgia e Israele, il Taranto e l'Arezzo, il Cosenza e l'Ancona, il Carpi e il Chievo.

ho visto Arrigo Sacchi, Vicente Del Bosque, Carlo Ancelotti e Mourino, Trapattoni e Capello, Carletto Mazzone e Boskov, Claudio Ranieri e Marcello Lippi, Antonio Conte e Spalletti, Eriksson e Liedolhm, Alberto Zaccheroni e Francesco Guidolin

ho visto la mia squadra in Champions, in Coppa Uefa, in Europa League e in Intertoto

ho visto Zoff e Buffon, Scirea e Baresi, Nesta e Cannavaro, Pirlo e Tardelli, Ronaldinho, Kakà e Rivaldo, Gullit, Van Basten e Rijkaard, Sheva e George Weah, Maradona e Careca, Balbo e Sensini, Falcao e Bruno Conti, Graziani e Pulici, Zidane e Platini, Aguilera e Skhuravy,  Vialli e Mancini, Batistuta e Rui Costa, Beppe Giannini e Ciro Immobile, Gigi Lentini e Totò Schillaci, Elkjaer e Briegel, Pippo Inzaghi e Bobo Vieri, Donadoni e Franco Causio, Giancarlo Antognoni e Beccalossi, Alviero Chiorri e Ricky Maspero, Beppe Signori ed Enrico Chiesa, Didier Deschamps e Paulo Sousa, Gentile e Cabrini, Butragueno e Santillana, Rummenigge e Socrates, Mattheus e Beppe Bergomi, Ibra e Miro Klose, Gattuso e Tonali, Paolo e Daniel Maldini.

Non è andata male