di Andrea Graziosi
Mi faccio tentare dal nome di Andrea Graziosi, che anticipa con queste pagine un più ampio volume sulla rilevanza politica delle differenze tra gli uomini.
Buona parte dell'opera è dedicata ad un excursus storico, a partire dalla romanità, sulle concezioni che vi sono state nel mondo occidentale sul rapporto tra l'universalità degli appartenenti al genere umano e le differenziazioni tra gruppi di essi, tenendo ovviamente conto del criterio di distinzione e degli esiti giuridico-politici delle medesime.
Alla tragedia cui ha portato il razzismo scientifico un secolo fa ha fatto seguito una reazione di rigetto del concetto di razza, cui però sono seguiti da un lato la sostituzione dell'argomento dell'ineguaglianza biologica delle razze con quello dell'assolutizzazione della differenza tra le culture, dall'altro l'utilizzo dello strumento della razza come fondamento delle "affirmative actions".
Le dinamiche economiche e demografiche comportano inevitabilmente un aumento della quota di popolazione che si connota per differenze di colore e di religione, aumento che si incrocia con l'invecchiamento della popolazione e con una situazione di aspettative decrescenti, in maniera che il tema dei "diversi" è da anni politicamente sensibile ed infatti costantemente posto al centro di un dibattito fermo a preconcetti e argomenti retorici e spesso aprioristici (aggiungo io, tanto sul piano dell'indiscriminata accoglienza quanto su quello dell'ostilità venata di reale razzismo).
La sollecitazione di Graziosi è nel senso di aprire una discussione razionale e aperta sul tema di una integrazione che è necessaria, utilizzando le esperienze di altri paesi, ponendo la necessaria attenzione all'ascolto delle componenti che si sentono minacciate, ma anche ricordando un paio di punti fermi.
Il primo è che l'utopia di società, stati e popoli etnicamente puri, i cui riferimento sono storicamente inesistente, è comunque finita.
Il secondo è che "gli esseri umani, nella loro infinita varietà e diversità, sono tali in quanto individui dotati di ragione, lingua, coscienza e libero arbitrio e non perchè appartengono a questo o quel gruppo collettivo o categoria. Queste categorie possono essere e spesso sono espressione di differenze reali e sono altrettanto spesso utili, e persino indispensabili, all'analisi della realtà. ma anche quando lo sono è fondamentale ricordare che si tratta comunque di nostre creazioni intellettuali transeunti e instabili, che radunano e accomunano 'senza chiedere permesso' esseri umani liberi di cambiare idea, responsabili delle proprie scelte e che come tali vanno trattati e rispettati"
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