giovedì 26 novembre 2020

Ho visto Maradona

E' morto Maradona.
Mentre sto sbadigliando davanti ad una stanca riunione a distanza, mi mostrano un messaggio con questa frase senza senso.
Nonostante la notizia non giunga del tutto inaspettata, raramente ho avuto la sensazione di una mancanza che mi è parsa così impossibile; c'è sempre stato, Maradona, da quando ho memoria e lui era già il migliore al mondo. 

Il re del calcio, il campione che ha interpretato al massimo livello questo fantastico sport mostrando inimmaginate acrobazie, ora non c'è più.
Il funambolo geniale che inventava traiettorie impossibili era anche un uomo fragile, incline ad autoassolversi dagli altri errori che gli sono costati infinite cadute, e si era già giocato più d'una vita.
Qualcuno distingue il fenomenale calciatore dall'uomo, sottendendo o declinando un giudizio negativo sul secondo. Non cercando nel campione necessariamente un esempio, registro che da tutti i suoi compagni e avversari mai si è alzata una voce negativa, tutti a volergli bene; e allora di quei giudizi sinceramente dubito.

Come tifoso per me era un avversario. Era il migliore, ci segnava e ci faceva rosicare. C'ero quando a  Udine fece le prove del gol di mano (Zico se la prese moltissimo, fu la sua ultima partita con noi se non erro). Un'altra volta che in cinque minuti recuperò un 2-0 ero tra quelli che schiumavano di rabbia vedendolo esultare, e poi allargare le braccia in segno quasi di scusa.
Contro il Milan impegnò dei duelli d'altri tempi, lui la genialità e l'individualismo contro l'organizzazione della macchina da guerra sacchiana. 
Quella notte del 90 a Napoli, poi ci tolse il sogno di un mondiale che era nostro.

Del perchè il calcio sia lo sport più amato è stato l'evidente emblema, lui piccolo e brutto ma indiscutibilmente il più forte. 

Gianni Brera (il Maradona del giornalismo sportivo) trovò per lui alcune tra le sue parole più belle: 
Maradona è la bestia iperbolica, nel senso infernale, anzi mitologico di Cerbero: se fai tanto di rispettarlo secondo lealtà sportiva, lui ti pianta le zanne nel coppino e ti stacca la testa facendola cadere al suolo come un frutto dal picciolo ormai fradicio. E' capace di invenzioni che forse la misura proibiva a Pelè, morfologicamente irregolare nei soli piedi piatti, peraltro funzionali nella bisogna pedatoria. Maradona è uno sgorbio divino, magico, perverso: un jongleur di puri calli che fiammeggiano feroce poesia e stupore (è dei poeti il fin la meraviglia). Talora uno dei suoi piedi serve fulmineamente l' altro per una sorta di paradossale ispirazione atta a sorprendere: ma quando vuole, questo leggendario scorfano batte il lancio lungo che arriva, illumina, ispira: capisci allora che i ghiribizzi in loco erano puro divertissement: esibizione per i semplici: se il momento tecnico-tattico lo esige, in quelle tozze gambe animate dal diavolo entra solenne il prof. Euclide. E il calcio si eleva di tre spanne agli occhi di coloro che, sapendolo vedere, lo prediligono su tutti i giochi della terra.

Ma sì, forse sei stato un sogno: ho visto Maradona, innamorato son.



Altro articolo di Brera, tanto per duplicare i motivi di nostalgia:






lunedì 10 agosto 2020

Capanno Brunner

 Scelgo questa meta per un'escursione facile con amici.

Trovata con un po' di fatica la partenza del sentiero, poche centinaia di metri sopra il lago del Predil, ascendiamo costeggiando il limpidissimo Rio Bianco; in un'oretta di percorso tutto nel bosco arriviamo al ricovero, che usiamo come appoggio per un pic-nic.

Al ritorno i più coraggiosi provano il piacere di rinfrescarsi i piedi nel Rio, prima di una sosta nella bellissima cornice del lago.

Facile facile.




Lago Volaia

 Ascensione del 5 luglio.

Più volte ho definito questo laghetto "il posto più bello del Friuli", certamente è il mio posto, in cui ho chiesto (ed ero serio) di portare le mie ceneri.

All'arrivo al Tolazzi la fila delle macchine parcheggiate è sterminata, del resto di tanta bellezza non su può pretendere l'esclusiva.

Da un po' non facevo la salita, che impiega un paio d'ore, con l'ultimo tratto appena un po' impegnativo per un po' di pendenza.

Il rifugio Lambertenghi - Romanin è chiuso per restauro, peccato. Mangiamo i panini a fianco del lago, un breve pisolo d'ordinanza e poi devo cedere all'insistenza dei ragazzi per rientrare. 

Non capite cosa vi perdete.


 

venerdì 7 agosto 2020

Coppi e Bartali

 di Daniele Marchesini

Il motivo per cui questo breve libro mi ha un po' deluso si collega paradossalmente al motivo per cui l'ho scelto.

E' un testo di uno storico, e quindi si parla del contesto in cui si formò la rivalità tra i due campioni, del suo significato politico e sociale, del ruolo nella rinascita del Paese nel dopoguerra.

Così la bicicletta metafora della rinascita; le vittorie al Tour momento in cui si risollevava l'orgoglio nazionale; i due campioni attratti a simbolo dei due mondi cattolico e laico.

Tuttavia la totale assenza dei riferimenti alle imprese sportive, e forse il confronto (inevitabilmente perdente) con "Coppi e il diavolo" di Brera mi hanno fatto arrivare alla fine con la sensazione che mancasse qualcosa.



Risorgimento e capitalismo

 di Rosario Romeo

Preso dall'entusiasmo estivo ho affrontato questo classicissimo della storiografia italiana.

Il primo saggio, in cui critica-rassegna la storiografia marxista che si accodò all'interpretazione gramsciana del Risorgimento come rivoluzione sociale mancata, appare letto oggi veramente un affare per specialisti; ripensare al momento in cui fu scritto dà tuttavia una diversa considerazione dello spessore di chi concepì.

Nel secondo saggio si analizza, numeri alla mano, uno dei presupposti della interpretazione contestata; ponendosi con chiara strumentazione marxiana il problema dell'accumulazione del capitale necessaria alla pretesa rivoluzione mancata. Romeo ritiene che la conservazione delle grandi proprietà terriere, insieme alle misure protezioniste e fiscali che gravarono soprattutto sui ceti contadini, abbiano permesso l’accumulazione dei capitali necessari all’industrializzazione e alla modernizzazione del paese 

Ninfa dormiente

 di Ilaria Tuti

Non leggerei mai un libro di questo genere se non fossi guidato dal pregiudizio favorevole per Ilaria Tuti, non scevro da bieco "nazionalismo gemonese".

Lettura sempre avvincente, la Tuti scrive bene e con evidente preparazione ed ha azzeccato con Teresa Battaglia un personaggio che alla fine del libro comincia subito a mancarti. 

Non amo troppo (o per niente) i riferimenti esoterici, e quindi il finale non è tra i miei preferiti; forse in alcune descrizioni traspare lo sforzo dell'autrice di dimostrare quanto è brava.

Serbi, croati, sloveni

 di Joze Pirjevec

Complice lo scaffale di Lignano mi sono appropriato di questo breve libro che avevo regalato a mio padre, all'epoca desideroso di conoscere un po' meglio la storia dei nostri vicini.

Anche per recuperare l'interrotta lettura de "Le guerre Jugoslave", dello stesso autore, che non so se riprenderò (troppo di dettaglio la descrizione degli eventi).

In questo testo Pirjevec tratta in tre sezioni la storia di tre dei tre popoli che composero la Jugoslavia, evidenziando il formarsi delle identità nazionali, che nelle secolari vicende di frammentazione politica è avvenuta soprattutto per contrapposizione con quella dei vicini.

Utile lettura, come compendio. Tra i due libri non ho però trovato il livello di approfondimento che cercavo sul periodo che mi interessa, che è il Novecento. 

Il censimento dei radical chic

 di Giacomo Papi

Ho preso questo libretto per onorare l'annuale tradizione di un acquisto alla "Libreria Pineta".
Ne ho ricavato una lettura divertente e capace di lasciare quel po' di amaro in bocca che ti procurano certe satire della realtà.
Un professore viene ucciso bastonate perchè in TV ha usato parole troppo difficili, e pertanto si è dimostrato uno di quei "nemici del popolo" che sembrano essere diventati gli intellettuali.
Tra i protagonisti del romanzo un ministro dell'Interno di chiara ispirazione, che aizza i peggiori istinti, trae occasione dall'omicidio per promuovere un censimento dei "radical chic", ma finisce a sua volta alla berlina perchè di nascosto guardava film d'essay.  
Alcuni riferimenti nemmeno troppo velati alla storia del Novecento rendono sinistri i sorrisi che spesso strappa la scrittura dell'autore.
Un po' in pamphlet ed in poche pagine quel che Nichols  ci ha spiegato ne "La conoscenza e i suoi nemici".

M. Il figlio del secolo

 di Antonio Scurati

Ecco un libro che di mio probabilmente non avrei comprato, ma per fortuna mi è stato regalato.

L'intuizione folgorante dell'autore è che l'ascesa al potere di Mussolini, nel periodo 1919-1925, ha avuto tratti letterari, romanzeschi (e forse anche drammatici).

Potendo attingere ad una quantità sterminata di documentazione, che padroneggia peraltro in maniera ammirevole, l'autore parte da documenti, discorsi, lettere, rapporti di pubblica sicurezza, per costruire episodi, e da essi una trama una in cui dei fatti narrati diviene fondamentale l'aspetto soggettivo di chi ne fu protagonista. Costruendo una serie di personaggi il per cui percorso dà vita ad un romanzo potente.

Si sa già come va a finire, è più semplice indugiare a riflettere su cosa pensarono veramente Margherita Sarfatti, D'annunzio, Giacomo Matteotti.  

Personalmente ho ritrovato echi di molte letture su Mussolini, tra cui mi appare dominante quella di De Felice; ancora voglia di rileggere.

Todo Modo

 di Leonardo Sciascia

Temo sia venuto il momento di ammettere che non sono all'altezza di essere un lettore di Leonardo Sciascia.

Non basta la sensazione che (mi povr'om) sfuggano i più, tra i colti riferimenti artistici, letterari e filosofici che l'autore semina nel plot giallo: stavolta mi trovo anche smarrito nella conclusione.

 Il piacere che dà la lettura di una prosa semplice, leggera ma accuratissima si accompagna ad un impulso immediato: quello di rileggerlo