domenica 19 aprile 2020

L'unificazione legislativa e i codici del 1865

di Alberto Aquarone
Studio molto specifico sui codici dei 1865; c'è una prima parte con un breve studio ed un'altra, estremamente interessante ma difficilmente fruenda da un lettore "normale", documentaria, con i progetti di legge, interventi parlamentari e via dicendo.
E' stato un po' uno sfizio, questo, preso a scatola chiusa per via dell'autore.

venerdì 17 aprile 2020

Non manca solo agli imbecilli

L'urlo di Emanuele Macaluso al funerale laico di Massimo Bordin, riecheggiato dal titolo di questo post, nella sua esagerazione esprimeva vero dolore. 
Io sono tra quanti, un anno dopo la sua scomparsa, lo provano veramente, ancora oggi, per la mancanza di Massimo.
Le parole dei tanti che oggi lo ricordano (Chiocci, Martini, Coccia, Bonino-Spadaccia; e Guido Olimpio, memore della straordinaria cultura di Bordin, che immagina di ritrovare "raro e disperso, in un mare di ritagli") sembrano non potere aggiungere molto a quanto già detto un anno fa. 
E tuttavia Massimo Teodori  non manca di rammentarci che "Massimo non era un “semplice cronista” come voleva auto-rappresentarsi, né un generico militante politico, e neppure soltanto quell’autorevole professionista della rassegna stampa che per anni ha generosamente donato a centinaia di migliaia di ascoltatori, oltre che alla classe dirigente del paese, il piacere di ascoltare le sue parole. E’ stato qualcosa di più della sommatoria di questi e altri aspetti della sua multiforme attività.

E’ stato un protagonista del nostro tempo. Con una cultura politica in cui sulla giovanile passione per la sinistra di classe aveva innestato una vocazione liberaldemocratica dedita allo stato di diritto, alla giustizia giusta e al socialismo libertario e riformatore. Con l’intelligenza di chi sa riconoscere a prima vista uomini e cose e ne sa valutare vizi e virtù, autenticità e fasullaggini. Con la forza intellettuale del monaco laico che non si pavoneggia di saggi ma guarda a quell’olimpo antiautoritario e minoritario in cui brillano le stelle dei grandi eretici del Novecento, fossero i coraggiosi dissidenti storici del comunismo, gli appassionati rivoluzionari trotskisti, o i cantori libertari alla Albert Camus e George Orwell fino al nostro Leonardo Sciascia, scrittore per eccellenza fuori dalle righe".
Personalmente ho apprezzato molto il ricordo del TG5 e soprattutto un articolo straordinario del ministro Peppe Provenzano su "Il Manifesto", che parla di Sicilia, della Caltanissetta del dopoguerra, di Macaluso e delle conversazioni su Sciascia. Lo scrittore che "ci aveva ammonito sui ricordi, al punto da scoraggiare anche queste righe: «La morte è terribile non per il non esserci più ma, al contrario, per l’esserci ancora e in balìa dei mutevoli ricordi, dei mutevoli sentimenti, dei mutevoli pensieri di coloro che restano». Anche questa profezia di Sciascia mi si è sembrata avverarsi, spesso contro Sciascia. Solo pochissime eccezioni, su tutte Bordin". E che veniva citato da Bordin «Io non sono un garantista: sono uno che crede nel diritto, che crede nella giustizia» per poi chiosare: «Sciascia credeva nella giustizia secondo diritto, che è fatta anche di sostanza».  E ancora Bordin che al quarantennale de "L'affaire Moro" parla del Pierre Menard delle Finzioni di Borges. 
Provenzano ha definito il suo ricordo "strettamente personale". Cogliendo un punto fondamentale, che Bordin era parte della vita di moltissime persone. Ognuno ha il suo ricordo, ritrovare in quello di un altra persona Sciascia, Pierre Menard e quel libro di Macaluso è stato un po' come ri-conoscerla.












lunedì 13 aprile 2020

Sei problemi per don Isidro Parodi

di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares

In cerca di svago, riprendo in mano questo singolare libro, unico giallo scritto da Borges (sia pure a quattro mani con Adolfo Bioy Casares).
Comincio a ritrovare nel volume una carta d'imbarco Roma - Trieste del 13 marzo 2013. Del resto uso segnalibri "datati" (scontrini, biglietti del treno o del bus) apposta per poter riandare, anni dopo, al momento in cui lessi un libro.  
Fantastico è l'aggettivo perfetto e pregnante per descrivere le opere del poeta argentino, e questa, pur essendo una sorta di divertissement, lo merita appieno.
Le funamboliche tirate verbali messe in bocca ai diversi personaggi divertono e lasciano costantemente nel dubbio se si tratti di prosa o satira, a volte strappano vere risate. Il rovesciamento del punto di vista operato da Isidro Parodi nelle poche, conclusive parole, consente di svelare l'enigma, forse nemmeno così nascosto, se l'attenzione non fosse andata più che alla trama al meraviglioso mondo di parole che la compone 
E probabilmente sfugge, al solito, al poco colto lettore (me provr'om) qualche tema filosofico e qualche topos letterario, nei diversi racconti, pur collegati tra loro, che compongono l'opera.
Delizioso. 

domenica 12 aprile 2020

Le origini dell'imperialismo americano

di Alberto Aquarone
Ho scoperto ancora all'Università questo autore, di cui sono diventato un modesto cultore.
In questo testo, molto specialistico, affronta da par suo la tematica del sorgere e del particolare atteggiarsi dell'imperialismo americano nei tre lustri che iniziano dal fatidico 1898.
Ci si trova a seguire le vicende del console in Manciuria, nelle discussioni fra favorevoli e contrari  all'annessione delle Filippine, nell'appoggio riluttante dato dal Dipartimento di stato a questo o a quel dittatore sudamericano.
La mano sapiente di Aquarone, capace di tirare le fila della mole sterminata di materiale esaminata ed offerta al lettore, di orientarsi in una complessità non negata ma interpretata con rigore storiografico. 
L'apparato delle note, che impressiona per la cultura e l'ampiezza di documentazione che sottintende, evidenzia una volta di più quale virtuoso della storia è stato Aquarone. 

Tre canzoni

Quando sei nato, come per ogni primo figlio, mi sembrava che non esistesse null'altra cosa al di fuori di te.
Ascoltando questo pezzo di Lenny Kravitz, mi è capitato di chiedermi: dov' eri, prima?


La prima volta che ti ho visto, sullo schermo nello studio di un medico, ad un tratto il silenzio dell'attesa è stato interrotto dalle prime note di questa canzone. Allora non lo sapevo, che saresti stato anche tu, un po', uno sempre sulla luna.



Alla carica che dà la musica del Boss devi molto, un giorno forse te lo portò spiegare. Quando abbiamo saputo che arrivavi, allora, è stata la festa che può dare una vera sorpresa

  

mercoledì 8 aprile 2020

Restate a casa (ovvero la grammatica è importante)

E' vero, gira anche lo slogan #iorestoacasa.
Perchè restate a casa (seconda persona plurale) lo dice chi invece, per motivi vari, deve (cioè può) uscire.
C'è abbastanza disciplina, per ora; ma già si moltiplicano, dopo tutti quelli che avevano un buon motivo per consentire a se stessi una deroga, tutti quelli che hanno pazientato abbastanza da aver un un buon motivo per consentire a se stessi una deroga, magari il giorno di Pasqua.
Niente moralismo; e la consapevolezza che il rispetto di regole da parte di decine di milioni di persone non si ottiene con le multe ed i controlli, ma con la ragionevolezza di quanto viene richiesto.
Magari giusto una prece, che non si faccia i moralisti con le privazioni degli altri.

lunedì 6 aprile 2020

Edizione straordinaria (7). Siamo un modello

"Siamo un modello per il mondo".
Sì, ma non è un vanto se siamo osservati per conoscere gli errori da cui guardarsi

Edizione straordinaria (6). Il ruolo della politica

Ogni anno ci sono credo più di 300 morti per incidenti stradali.

Tuttavia continuiamo ad andare in macchina.

Chiudere la circolazione sarebbe un sacrificio impensabile per troppe persone, a fronte del risparmio di quelle vite.

Ora siamo in casa per 15.000 decessi. Sono forse molti di più, aumenteranno, molti sono stati risparmiati dalle misure di contenimento.

Da un punto di vista della decisione pubblica si dovrebbe calcolare il numero delle morti evitate, poi calcolare il danno provocato dalle misure, e valutare se vogliamo sostenerlo per raggiungere quel fine. C'è un punto in cui il numero dei morti diventa non più accettabile, allora si chiude.

Mi chiedo se la decisione iniziale di BoJohnson (accettare le morti differenziali senza nemmeno calcolare il danno all'economia) non sia altrettanto ideologica della nostra (salviamo tutti, costi quel che costi).

E' ovvio che dal punto di vista del singolo e dei suoi cari la vita non ha prezzo. Ma la "collettività" ragiona differentemente, dovrebbe perseguire la maggior utilità del maggior numero.

Anche nelle guerre si sacrificano delle persone (i militari) per difendere altri interessi, non sempre (quasi mai) la vita di molte altre persone. La politica decide.

La mia impressione è che la questione non si sia nemmeno posta, nella mente dei nostri governanti, per tacer dei forti dubbi sulla democraticità delle decisioni prese e sul loro impatto sulla libertà personale.

Certo, hanno fatto come noi anche tutti gli altri.

Ma la questione si ripropone uguale per la riapertura.

Qualcuno prenderà decisioni politiche?

"Decidono i medici" proprio non si può sentire.

giovedì 2 aprile 2020

Edizione straordinaria (5). Prime cause ai medici?

Già mi era molto dispiaciuto leggere di un'iniziativa giudiziaria sulla gestione del paziente-1, che spero abbia già trovato il suo posto nell'archivio.
Ora pare che studi legali e società pubblicizzino sul mercato iniziative giudiziarie, per gli infettati di COVID, con l'ovvio contorno dei patti di quota-lite.
Le associazioni forensi si sono dissociate, per fortuna.
Non sarò io a discutere dei diritti. I diritti sono tali perchè non si deve chiedere il permesso di esercitarli, perchè c'è sempre un giudice che ne può accertare l'esistenza.
E tuttavia.
Da molti anni penso che l'abuso della responsabilità civile sia uno dei gravi problemi del nostro paese. Per ogni problema, giù cause, vediamo se ne caviamo una sommetta. Nel campo medico questo ha provocato lo stanziamento di enormi risorse per costi assicurativi distolte dall'assistenza, ma anche la meno evidente (ma forse più grave) modifica del comportamento clinico dei medici, comprensibilmente inclini ad adeguarsi a protettivi protocolli anche quanto divergono (magari imponendo costosi accertamenti non necessari nel caso concreto) da quanto in loro responsabilità ritengono utile per la cura.
I medici che oggi sono considerati come eroi sono gli stessi che ieri venivano additati quali responsabili della "malasanità", e rischiano domani di vedersi addebitate alcune delle inevitabili conseguenze nefaste dell'attuale crisi.
Che venga evitato questo sfregio, in un modo o nell'altro.

Musica familiare

Ho messo in sottofondo la rassegna stampa del 2 aprile 2019, l'ultima di Massimo. Così, senza ascoltare le parole, come fosse una musica rassicurante e familiare. 
Melomani Bordiniani per sempre.