domenica 30 luglio 2023

Và dove ti porta il cuore

di Susanna Tamaro

 


Fu un successo senza precedenti quando venne pubblicato. Ricordo che all'epoca veniva contrapposto a "Sostiene Pereira", ed io ovviamente parteggiavo per Tabucchi. Non è il mio genere, infatti, un "romanzo sentimentale"

La forma diaristico epistolare contribuisce all'originalità dell'opera, costringe a continua attenzione mentre si dipana il racconto dei rapporti tra la protagonista e le altre donne del rapporto, madre figlia e nipote, non senza drammi e  sorprese.

Ai pochi essenziali fatti si accompagna una continua riflessione sulla vita, su come le cose ci cambiano, o come possiamo (o non possiamo) cambiarle.

Sul destino, l'amore. Su quello che conta veramente, conoscere se stessi e seguire la propria strada, quella giusta.

Per avere a lungo vissuto e avere lasciato dietro di me tante persone, so ormai che i morti pesano non tanto per l'assenza, quanto per ciò che - tra noi e loro- non è stato detto.

Avevo detestato l'invadenza di mia madre, volevo essere una madre diversa, rispettare la libertà della sua vita. Dietro la maschera della libertà spesso si nasconde la noncuranza, il desiderio di non essere coinvolti. C'è un confine sottilissimo, passarlo o non passarlo è questione di un attimo, di una decisione che si prende o non si prende; della sua importanza ti rendi conto solo quando l'attimo è trascorso. Solo allora ti penti, solo allora comprendi che in quel momento non ci doveva essere libertà ma intrusione: eri presente, avevi coscienza, da questa coscienza doveva nascere l'obbligo ad agire. L'amore non si addice ai pigri, per esistere nella sua pienezza a volte richiede gesti precisi e forti. Capisci? Avevo mascherato la mia vigliaccheria e la mia indolenza con l'abito nobile della libertà"

Quando si hanno i tuoi anni generalmente non ci si pensa, ogni cosa che accade la si vede come frutto della propria volontà...Soltanto più in là ti accorgi che la strada è già fatta, qualcun altro l'ha tracciata per te, e a te non resta che andare avanti... Verso i sessanta, quando la strada alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti, vedi una cosa che non avevi mai visto prima: la vita che hai percorso non era dritta ma piena di bivi, ad ogni passo c'era una freccia che indicava una direzione diversa; da lì si dipartiva un viottolo, di là una stradine erbosa che di perdeva nei boschi. Qualcuna di queste deviazioni l'hai imboccata senza accorgertene, qualcun'altra non l'avevi neanche vista; quelle che hai trascurato non sai dove ti avrebbero condotto, se in un posto migliore o peggiore; non lo sai ma ugualmente provi rimpianto... Lungo i bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dietro o devia spesso si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino.

Se io avessi capito allora che la prima qualità dell'amore è la forza, gli eventi probabilmente si sarebbero svolti in modo diverso. Ma per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità, sapere tutto di se, anche le cose più nascoste, le più difficili da accettare.... Ai comuni mortali, alle persone come me, come tua madre, non resta che il destino dei rami o delle bottiglie di plastica. Qualcuno - o il vento- a un tratto ti butta nel corso di un fiume, grazie alla materia di cui sei fatto invece di andare a fondo galleggi; già questo ti sembra una vittorie e così, subito, cominci a correre; scivoli svelto nella direzione in cui ti porta la corrente... poi con il tempo e i chilometri, gli argini si abbassano, il fiume si allarga, ha ancora i bordi ma per poco. "dove sto andando?" ti domandi allora e in quell'istante davanti a te si apre il mare. Gran parte della mia vita è stata così. Più che nuotare ho annaspato. Con gesti insicuri e confusi, senza eleganza nè gioia, sono riuscita soltanto a tenermi a galla.

"I giovani" dice spesso nel mezzo di un discorso "non hanno cuore, non hanno più il rispetto che avevano una volta".  Per non farla andare oltre annuisco, dentro di me però sono convinta che il cuore sia lo stesso di sempre, c'è solo meno ipocrisia, tutto qui, I giovani non sono naturalmente egoisti, così come i vecchi non sono naturalmente saggi.

Trovare scappatoie quando non si vuole guardare dentro se stessi è la cosa più facile al mondo. Una colpa esterna esiste sempre, è necessario avere molto coraggio per accettare che la colpa -  o meglio la responsabilità -  appartiene a noi soltanto.

Forse potrai capirmi soltanto quando sarai più grande, potrai capirmi se avrai compiuto quel percorso misterioso che dall'intransigenza conduce alla pietà.

E poi quando davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e vai dove lui ti porta.

Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico

 di Eva Cantarella

Alla fine mi tolgo la curiosità di provare uno dei saggi di Eva Cantarella, da tempo appuntati nella wishlist.

I profili di interesse sono diversi, a partire dall'approccio comparativistico tra il mondo greco e romano.

Il rimarchevole impegno sulle fonti, poeti e commediografi di cui l'autrice è in grado di scovare versi pertinenti alla materia trattata, si accompagna alla padronanza in materia giuridica, che peraltro è costretta a dimostrare rispetto a fonti normative di cui è nota l'esistenza ma non il testo. 

A chi legge apparirebbe arduo trarre qualsivoglia conclusione da taluni dei versi esaminati: ma probabilmente è proprio la vastità della sua cultura che rende possibile l'operazione alla Cantarella.

Della diffusione e considerazione dell'omosessualità nel mondo antico, di cui peraltro è fornita un'analisi diacronica con l'evolversi dei costumi e delle condizioni economico e sociali, viene dato conto dando rilievo ad una differenza tra mondo greco ed romano, nel primo essendo l'omosessualità praticata (solo) con i giovani in passaggio all'età adulta una normale tappa della loro formazione, mentre a Roma la piena liceità pertineva al rapporto padrone - schiavo. In sostanza vi era un'area di "normalità" del rapporto omosessuale che per i greci era il rapporto pais-adulto, a Roma il rapporto proprietario con lo schiavo. Fuori da questa zona di accettazione sociale essi potevano trovare riprovazione, e da un certo momento anche sanzione giuridica, con interventi legislativi che di per sè evidenziano la vastità di fenomeni non facilmente controllabili.

La riprovazione e la punizione giuridica riguardavano esclusivamente l'omosessualità passiva, in particolare a Roma ove anche in tema di morale sessuale doveva trovare conferma l'assunto del vir romano dominatore e conquistatore.

Cantarella non manca di dedicare particolare attenzione alle donne, esaminando sia come si rapportassero all'omosessualità dei loro uomini, sia all'omosessualità femminile, rimarcando peraltro a più riprese la condizione di sostanziale "apartheid" cui erano confinate nella Grecia classica.

 

giovedì 27 luglio 2023

Il fisco e il fascismo

di Gianni Marongiu


Nel penultimo (per cronologia del periodo interessato) capitolo della sua storia fiscale dell'Italia Marongiu affronta il fatidico ventennio, dedicando attenzione oltre che all'aspetto strettamente fiscale anche a quello della spesa pubblica.

Dopo una breve introduzione sulla presa del potere del 1922, viene analizzata la "restaurazione finanziaria" nel primo triennio con alle finanze Alberto De Stefani. La concezione "manchesteriana" si accompagna ad una marcata autonomia del ministro, che pagate alcune "cambiali politiche" ai "pdaroni del vapore, operò nel solco delle politiche dei suoi predecessori, di indirizzo dichiaratamente liberistico (ove necessario corretto con il necessario pragmatismo), nel segno del "disboscamento della fiscalità di guerra, del perseguimento del pareggio di bilancio. La una riforma fiscale da lui adottata sull'imposta personale viene descritta in relazione alla moderazione di alcune scelte, in particolare riferite all'accertamento.

La sostituzione di De Stefani con Volpi fu per Marongiu il frutto di un nuovo equilibrio politico tra le forze industriali ed un regime maggiormente disposto ad assecondarne le esigenze.

Nella seconda metà dei Venti è il neo-protezionismo il segno caratterizzante, ove le scelte economiche si allineano a decisioni eminentemente politiche (battaglia del grano, "quota novanta", l'imposta sui celibi con tutti i suoi squilibri.

La concezione autoritaria si riflette nell'introduzione dei profili penali in materia di evasione, con la singolarità di una normativa che ne affidava l'esecuzione all'apparato amministrativo, nonchè sul ruolo recessivo riservato alla finanza locale. 

Nello stesso periodo il completamento dell'edificazione dello stato totalitario vede la sottomissione del sindacato, a tutto svantaggio delle classi meno abbienti che sopportano in termini di minor salario reale i maggiori sacrifici per l'edificazione del nuovo stato, mentre la gran pompa intorno al sistema corporativo non trova riscontro nella sua effettiva incidenza sulla realtà economica e sociale. 

Negli anni della crisi mondiale, che seppure più lentamente che altrove fece sentire i suoi effetti sul bilancio pubblico, emerge nuovamente la volontà di non incidere sul versante fiscale, addossando ancora ai ceti popolari (riduzione di stipendio e salari) il maggior carico.

L'avventura etiopica, l'intervento in Spagna e la creazione dell'Impero volsero inevitabilmente al disavanzo, con spese eccezionali e gli effetti delle sanzioni a rendere drammatica (al netto della propaganda) una situazione economica, senza la necessaria decisione di porvi rimedio sul lato entrate, dove ambiziosi progetti di riforma anche sul piano amministrativo non trovarono concreta attuazione  (l'anagrafe triburaria, il contingente di studio, la codificazione), mancando (toh!) la volontà reale di por rimedio alla diffusa evasione.

La formula che viene utilizzata per descrivere la prevalenza della decisione politica sulla variabile finanziaria è "bilanci di guerra senza adeguate misure fiscali", in una chiara contraddizione tra la politica asseritamente e programmaticamente imperialista e quanto necessario, in termini di risorse, per renderla possibile.

mercoledì 26 luglio 2023

E se avessero ragione loro?

Nelle conversazioni con gli amici ricorrono sempre più spesso considerazioni negative sull'atteggiamento dei giovani verso il lavoro.
Niente di nuovo, i vecchi (cioè noi, adesso) hanno sempre lodato il bel tempo andato di quando le cose funzionavano, rispetto al futuro che vedevano nelle idee della generazione pronta a sostituirli.
Naturale (e ovviamente triste) che ora sia il nostro turno di querimonia.
Ora un campione non scientifico ma discretamente ampio di situazioni sembra descrivere una reale differenza nell'approccio ad un lavoro che per noi era considerato il naturale momento di esplicazione della personalità, da perseguirsi con un impegno tramite quale gli iniziali (e i successivi) sacrifici potevano consentire le naturali, moderate soddisfazioni.
Ora pare che le priorità siano altre. L'equilibrio lavoro tempo libero, le condizioni ed orari di lavoro, l'adeguatezza delle mansioni, la possibilità di rapido riconoscimento dei merito sono oggetto di immediate pretese fin dalla trattativa per l'assunzione, con il contorno di un'aneddotica che fa un po' rabbrividire noi (almeno in Friuli) adusi a lunga gavetta e atteggiamento da sotàn.
Perplessi osserviamo che l'arretramento delle competenze va di pari passo con l'innalzarsi delle pretese, che con scorno vediamo con un po' di affannosa incertezza assecondate, per assenza di alternative. Non c'è un popolo di aspiranti, pronti a fare le scarpe ai pelandroni, questo dobbiamo tenerci, e le aziende di preparano con corsi che aiutano i vecchi a comprendere le esigenze della generazione Z.
Del resto la colpa è nostra. 
Abbiamo distrutto la capacità formativa della scuola nel mentre sminavamo il percorso di vita dei nostri ragazzi da ogni genere di difficoltà: dove pretendevamo che imparassero la (pretesa) bellezza del sacrificio?
Per fortuna, avendo smesso di fare figli, abbiamo anche tolto loro la concorrenza, al punto che le aziende se li contenderanno.
Al COVID viene attribuita la sua parte. Dopo la great resignation ora leggo del quiet quitting: le persone fanno quel che è contrattualmente richiesto, niente di più, il lavoro è uno strumento e non il fine della vita. Non sono solo i giovanissimi a pensarlo, tra l'altro, e mi chiedo: ma se avessero ragione loro?
Abbiamo già fatto abbastanza danni; l'unica cosa che veramente rimprovero alla generazione Z è la mancanza di determinazione nel dare un bel calcio nel sedere a noi boomers, nel prendersi in mano il mondo mostrandoci che abbiamo sbagliato tutto.
Forza, ragazzi!

venerdì 21 luglio 2023

Bismarck. Il grande conservatore

di Franz Herre
Con la curiosità indotta dai recenti trascorsi berlinesi mi accingo a questa biografia presa alcuni anni fa a Gorizia.
Lo straordinario percorso del fondatore del secondo Reich viene ricostruito con una periodizzazione che evidenzia anche il mutare delle sue posizioni, attorno al punto fermo riassumibile nella formula della realpolitik, nella concezione della politica tutta incentrata sui rapporti di forza e sull'assenza di scrupoli giuridico- costituzionali.
Lo Junker, il Conservatore, il fautore di una realpolitik, il fautore di una grande Prussia, il fondatore di un impero, il conservatore del sistema, il difensore della pace e il monumento nazionale. I titolo dei capitoli sintetizzano cosa Bismarck si trovò ad essere nell'arco di una vita, al servizio al tempo stesso di un ideale di conservazione consustanziale al mantenimento dello status economico della sua classe di provenienza, quanto del mito del demiurgo che finì per essere e considerarsi, traendone anche gli indiscussi vantaggi.
L'aspetto che desta interesse è il rapporto con il tema nazionale, che contrariamente all'idea che si può a primo acchito avere fu del tutto recessivo e nella prima fase anche contrastato: "sono prima di tutto un monarchico, poi un buon prussiano, infine un buon tedesco".
L'omaggio formale alla dedizione verso il re, funzionale con il primo Guglielmo a mantenere la  piena direzione della politica imperiale, fu poi ciò che il secondo Guglielmo, interpretandolo alla lettera, usò come motivo della conclusione del "regno" del cancelliere. Un po' come un Paolo Maldini qualsiasi.

giovedì 20 luglio 2023

O ce biel

Come la maggior parte degli udinesi ho avuto, ormai molti anni fa, una fase in cui non mancavo di mettere in evidenza la non comparabilità di Lignano con le vere località di mare. 
E che prezzi!
Ma...
...non è la semplice sensazione di benessere che ti prende in un luogo che riconosci, dopo tanti (più di quaranta) anni, come "casa".
Non è lo spostamento degli interessi dell'età matura, che ti porta ad apprezzare la comodità più di altri aspetti.
Non è il campanilismo che alla soglia del mezzo secolo ha capovolto la giovanile vocazione per l'altro, l'esotico.
Non è la mera osservazione di come in questa località trovino eguale e distinta soddisfazione le esigenze delle persone (delle fasi della vita)
È che lo trovo proprio bello questo posto. Curato e modernizzato con ammirabile attenzione da amministrazioni e privati, il contesto sia urbano che naturale in cui ci possiamo immergere a un'ora da casa ha la sua bellezza, modesta ma autentica, fondata su solide basi. Friulana?

La nostra guerra

Di Enrico Brizzi
Il prequel di un libro ucronico che avevo molto apprezzato, l'Inattesa piega degli eventi.
Nel precedente Lorenzo Pellegrini era (non un bravo centrocampista rovinato dal romanismo isterico ma) un giornalista sportivo inviato in Africa Orientale, negli anni del dopoguerra vittorioso di un'Italia fascista che si era schierata con gli Alleati contro Hitler.
In questo Lorenzo è un balilla dodicenne, figlio di un avvocato già diciannovista e squadrista, e ora donnaiolo avvocato nella Bologna del 42.
Gli eventi bellici, narrati con cura dei riferimenti ai reali protagonisti della guerra, accompagnano le vicende del ragazzo sfollato a Sansepolcro, un po' romanzo di formazione un po' cronaca con registro ironico di un'Italia sempre uguale a se stessa.
Forse Brizzi, che strappa a tratti anche vere risate, è andato un po' lungo nella parte finale

mercoledì 19 luglio 2023

Monte Peralba

La necessità di salire a Piani di Luzza mi consente di approcciarmi a questa frequentata meta, cui aspiravo da tempo.
Partendo da Lignano di buon'ora sono alla partenza alle 9.10. Di volata arrivo al Calvi, in circa quaranta minuti, proseguendo poi per la via normale. Il panorama che mi accompagna è straordinario tanto sul versante sud, quanto su quello nord che si apre dal Passo Sesis. La salita da agevole si fa più impegnativa nell'ultimo tratto, in cui aiutano delle corde metalliche, prima dell'ultimo tratto che consente di raggiungere la cima a quasi 2700 metri in circa 2h30 complessive.
Vista eccezionale 360 gradi, complice una giornata bellissima.
La vera bellezza.

domenica 2 luglio 2023

Monte Malvuerich Alto

Escursione programmata secondo la guida "i sentieri della memoria" ma eseguita con qualche (evitabile) deviazione.

Dalla partenza a quota 1300 sulla strada per Pramollo un breve tratto in discesa precede un'ascensione abbastanza ripida nel bosco, al termine della quale corde e scala sono necessarie per raggiungere il versante opposto, dal quale c'è ampia visione della val Pontebbana e della val Canale.

In un sentiero tra i mughi si raggiunge il bivio per la cima del Malvuerich basso, che trascuriamo per dirigerci rapidamente alla cima maggiore, dalla quale la visuale spazia da Pontebba a oltre gli impianti di Passo Pramollo.

Incontri in cima ci inducono nell'errore di trascurare la traccia suggerita dalla guida, procedendo in discesa per la via più breve, nella quale affrontiamo alcuni tratti esposti.

Almeno la via è accorciata, in maniera che quando riprendiamo il sentiero 433 e inizia a piovere manca poco per l'arrivo alla baita Winkel.

Dopo sosta ristoratrice  affrontiamo il tratto che manca per il recupero dell'auto.


La vera bellezza