di Leonardo Sciascia
"Le cose sono sempre semplici", sostiene Candido Munafò, protagonista di questo racconto filosofico che del Candido di Voltaire è citazione, omaggio, direi una "cover".
Ma è il suo desiderio di nominare le cose con il loro nome a procurargli varie disavventure, che determinano gli episodi fondamentali della sua vita, e a far apparire questo giovane mite, testardo e riflessivo agli occhi del mondo, come un "piccolo mostro" (singolare coincidenza con il caso di cronaca di questi giorni: anche la madre lo chiama "piccolo mostro").
Il suo essere oltre che Candido realmente candido lo porta a trovare incomunicabilità tanto con le due chiese (quella reale e il PCI) quanto con la Sicilia, e a sentirsi a casa sua solo in una Parigi che sospetto essere la metafora della letteratura.
Ma è poi vero che le cose sono sempre semplici? Non è forse la complessità la cifra delle cose? Forse le cose di tutti giorni e la nostra realtà sono complesse, mentre per le grandi questioni deve alla fine trovarsi la bussola che indica la via e le rende semplici?
Mumble mumble.
Postilla: è una meraviglia la copertina dell'edizione di Adelphi. Con quella carta così morbida che ti sembra di accarezzare la pelle di un bambino, quel verdolino così elegante, quella foto che fa tanto labirinto borgesiano...
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