Non mi capacito di come alla protesta del popolo iraniano, che sta diventando (e perchè sta diventando) una vera rivoluzione contro il regime oscurantista e assassino che da quarantanni opprime quel magnifico Paese, sia dato così poco spazio sui nostri media e nella discussione pubblica.
Trovo piuttosto giusto il parallelo che è stato fatto dall'appello del partito radicale con la lotta del popolo ucraino per resistere all'aggressione russa, ed il suo invito a fornire agli iraniani uguale, se non maggiore, sostegno.
Da occidentale satollo e sicuro della mia vita, dei miei beni e dei miei diritti (con qualche attenzione per questi ultimi) un po' mi vergogno a non fare nulla per questi ragazzi che stanno rischiano la loro vita per conquistare libertà fondamentali come quella di camminare a capo scoperto, baciarsi, bere una birra. Cinquantenne senza molto di più da chiedere alla vita, sarei veramente pronto a metterne in questione parte per chi ne ha una davanti.
L'altroieri hanno bruciato la casa di Khomeini, forse è una svolta di quella che sta diventando una vera rivoluzione, di persone senza paura perche non hanno da perdere che una vita che non vale la pena di essere vissuta, a fronte di quella che spetta a qualsiasi persona umana.
Cerco e non trovo, in giornali italiani e stranieri, le notizie che pur posso ricavare dalle cronache di Mariano Giustino.
Tra i pochi, ma importanti gesti, ho molto apprezzato la partecipazione dei Colplay che al loro concerto al Monumental hanno suonato "Baraye".
Bisognerebbe far vedere le immagini di questi ragazzi che manifestano per i loro connazionali in Australia, le loro lacrime, per far capire anche agli animi più induriti quello che forse le parole non riescono a spiegare.
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