sabato 24 settembre 2022

Vota e fai votare... Giampaolo Pozzo

Ecco il programma definitivo:

Giochiamo partita per partita, la mia speranza è di andare in Europa, la squadra è attrezzata poi, si sa, ci vorrà anche un pizzico di fortuna, il non avere infortuni gravi ma siamo una società ed un popolo ambiziosi: pensiamo di avere il diritto a qualche soddisfazione importante


God save the King

Ci sono campioni che diventano simboli di uno sport, ne impersonano l'essenza, al dà di essere stati i migliori o più vincenti di sempre

Jordan, Alì, Valentino. Fausto Coppi e Ayrton, anche per il risvolto tragico.

Ancora di più, forse Roger Federer ha impersonato il tennis: classe, eleganza, determinazione, cui ha aggiunto un tocco di leggerezza che lo ha elevato sopra gli altri supercampioni con cui si è battuto.


L'addio, in un doppio con Rafa, con Djokovic e Borg in panchina, con McEnroe sull'altra, è stato all'altezza del personaggio; ascoltare per credere le parole che gli ha riservato John.

Viva il tennis, viva lo sport, viva Roger Federer. 

lunedì 19 settembre 2022

Non mi svegliate

Ho già dichiarato qual è il sogno.

Martinez non ha segnato, abbiamo vinto in rimonta come da copione che vorremmo aver scritto noi.


Gol preso a freddo, dimostriamo grande freddezza e forza, per venti minuti non li facciamo uscire dalla meta campo. Mai vista una squadra così in difficoltà.

Dopo il fortunato ma meritato pareggio, ce la giochiamo alla pari per mezzora a cavallo dell'intervallo, le diamo e le prendiamo.

Negli ultimi minuti calano e affondiamo il colpo, da manuale, quando è troppo tardi per recuperare.

Dopo la quinta vittoria, si potrebbe pensare all'analogo traguardo di Oddo, e a quel che successe dopo.

Preferisco pensare a quel giorno di dicembre 1997, quando Oliver volò alto, li battemmo e capimmo di essere forti. Anche allora nessuno voleva lasciare lo stadio, l'ho sempre pensato come l'apice della nostra storia.

Come nei sogni, è un sogno, non mi svegliate



Il partito radicale

di Gianfranco Spadaccia
Quando con un amico ho commentato l'uscita di questo libro, abbiamo subito convenuto su un dettaglio: che bella copertina!
La consueta eleganza dell'edizione Sellerio si sposa magnificamente con il rosso della rosa nel pugno, simbolo che (qui subisco un inevitabile "transfert ideologico") mi ispira freschezza, modernità, libertà.
Spadaccia verga una testimonianza dettagliatissima di una vita in larga parte identificatasi con l'attività politica e con il soggetto in cui l'ha in gran parte praticata, il partito radicale.
Un po' storia alla maniera in cui viene scritta dai giornalisti, un po' libro di memorie, l'opera sottrae all'oblio una serie di ricordi che senza di lui sarebbero certamente andati persi, legandoli alle vicende di un movimento politico unico per caratteristiche e per i risultati che ha saputo raggiungere in rapporto alle (poche) forze.
Veniamo a conoscenza di importanti particolari su alcune decisioni sull'organizzazione e sulle campagne, che ci portano a vederle su una luce nuova.
Il punto di vista di Spadaccia oltre che al rapporto con Pannella è legato, soprattutto nella fase centrale, alla possibilità di perseguire un'alternativa a sinistra agli equilibri sclerotizzati della Prima repubblica.
A partire dagli anni 90, in coincidenza con il periodo in cui ho cominciato a interessarmi ai radicali, Spadaccia lasciò l'impegno diretto, la parte del libro che si occupa di questa fase è una cronaca dall'esterno.

sabato 17 settembre 2022

Il cavaliere e la morte

di Leonardo Sciascia.
Una delle ultime opere di Sciascia, con un tocco di Friuli visto che venne scritta durante un soggiorno che lo vide ospite del "Premio Nonino".
Scriveva Beniamino Placido che fare cultura vuol dire invogliare a prendere in mano un libro. La lettura di Sciascia riesce benissimo in questo, quando superata l'ammirazione per l'erudizione che traspare dalle sue pagine e un po' di vergogna per la propria ignoranza (attenuata dalla soddisfazione di aver sfogliato, come il ragazzo dell'ottantanove arrestato, la 'Rivoluzione francese' di Mathiez), ti porta a compilare l'elenco delle prossime letture.
Primo della lista, l'Isola del tesoro.
Dev'essere stato uno dei "giusti" di Borges, quello contento che esista Stevenson, ad aver detto che quella lettura è "quanto di più si poteva assomigliare alla felicità".
Questa volta l'autore della vera indagine, tutta intellettuale, che comprende il delitto più di quella ufficiale, è un poliziotto. Non il commissario, il Vice.
Alle prese con il male che gli impone continuamente davanti agli occhi, con l'incisione di Dürer, il tema della morte, formula subito il dilemma intorno al quale ruota l'inchiesta: i figli dell'ottantanove sono stati creati per uccidere Sandoz o Sandoz è stato ucciso per creare i figli dell'ottantanove?
I riferimenti alla storia recente appaiono immediatamente comprensibili, l'intento etico del libro è enunciato in un'intervista del 1987: "Il mio ruolo è di dire le cose che noto o che scopro nella realtà: due e due fanno quattro e, identificate certe promesse, il risultato sarà inevitabile. Basta conoscere la storia italiana per capire che cosa capita oggi o accadrà domani. Non ho nessun dono profetico: basta, ripeto, conoscere e osservare, e aver il coraggio di opporsi al conformismo e alla verità ufficiale".
La comprensione della realtà diventa arte raffinata, vera e grande letteratura, in un racconto composto di parole lievi e raffinate, personaggi tratteggiati con poche pennellate, chicche lasciate qua e là tra riferimenti letterari e fulminei giudizi con i quali viene incenerita la parola "paninoteca" piuttosto che la "conversione" degli ex tabagisti.

Ci si converte sempre al peggio, anche quando sembra il meglio. il peggio, in chi è capace di conversione, diventa sempre il peggio del peggio.

La signora era magra, ma non sgradevolmente; la si poteva dire leggera, poichè leggero, di vibratile leggerezza, era il suo muoversi, il suo gestire.

Una legge, pensava, per quanto iniqua è pur sempre forma della ragione: per conseguirne il fine di estrema, definitiva iniquità, quegli stessi che l'hanno voluta e che l'hanno fatta, sono costretti a prevaricarla, a violentarla. 

Più volte fu costretto a dichiarare che si trattava di un presunto figlio dell'ottantanove; mai dimenticando, secondo diritto, il presunto: che come ognun sa è invece sinonimo, nel corrente linguaggio giornalistico, di colpevolezza certa.

Ma il mondo, il mondo umano, non aveva sempre oscuramente aspirato ad essere indegno della vita? Ingegnoso e feroce nemico della vita, di se stesso; ma al tempo stesso aveva inventato tante cose amiche: il diritto, le regole del gioco, le proporzioni, le simmetrie, le finzioni, le buone maniere..."

Ah, l'elenco.
Stevenson, Montaigne, Proust, Tolstoj, Leopardi, Gide, Hugo.

venerdì 16 settembre 2022

giovedì 15 settembre 2022

1984

di George Orwell

Invogliato da alcune citazioni nel libro della Soncini, mi sono finalmente confrontato con questa celeberrima opera.
Inevitabile la caccia ai passi in cui rinvenire gli aspetti profetici , su cui prevale poi il cuore del libro, la riflessione sul tema del potere e della solitudine dell' uomo di fronte ad esso.
La lotta per conservare un po' di umanità, legata al desiderio di non rinunciare al proprio corpo e al legame con ciò che rimane della verità danno un senso alla vita del protagonista, la sua sconfitta è il presagio del destino dell'uomo.
Particolarmente interessante è la descrizione del rapporto tra il linguaggio e la realtà. La neolingua è lo strumento con cui il socing costruisce il suo nuovo mondo, in cui il controllo poliziesco non sarà più necessario perché la libertà non potrà più nemmeno essere pensata.
Quel che mondo orwelliano è disegno mefistofelico, nel nostro mi appare sullo sfondo come possibile esito dell'impoverimento culturale: che ne sarà di milioni di persone per cui un libro sarà solo un oggetto di antiquariato?

Il sogno di una cosa

Sogna, il tifoso, non ragiona.
Lo sa, che quello che lo aspetta è, si spera sempre, il mantenimento della categoria. 
Quando va meglio, un anno senza patemi, un gioco accettabile, una vittoria di prestigio in casa.
E però, ogni volta che infiliamo due buone partite, la fantasia corre, agli anni buoni e anche più in là.
Con la Roma è stata notte magica. Lezione di calcio al re degli sbruffoni, incapace di fare fare ai suoi tre passaggi di fila, ma bravissimo a dare la colpa di un tracollo senza appello ai raccattapalle. 
Abbiamo goduto, abbiamo fatto un bel po' di casino, ma poi abbiamo ricordato il Guido: "stin calmuts". 
A Sassuolo siamo andati proclamando che ci bastava il pari. E siamo tornati con  3 punti figli di santa pazienza non meno che del talento di alcuni giocatori finalmente capaci di farci rivivere certe giocate.
Stin calmuts
Domenica c'è l'Inter, ci basta il pari.
Mica possiamo vincerne 5 di fila, poi c'è il Verona dove non possiamo fallire. Ci temono, non ci sottovalutetanno, si sono rinfrancati 
Stin calmuts.
È prudente, il tifoso che ne ha viste tante, più di tutte le delusioni.
Ma nel fondo del suo cuore, senza ammetterlo a nessuno, è chiaro quello che sogna, e sognerà fino a domenica e fino al gol di Martinez: il Leicester.