Qualche Capodanno fa mi soffermavo sulla particolarità di un momento, lo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, in cui ci si abbraccia(va) e si festeggia(va), tutti animanti dalla speranza che l'anno nuovo sarà migliore di quello che lasciamo; e poi mai oggetto di una verifica.
L'abbiamo fatto anche un anno fa: "viva il 2020!", "speriamo che sia un buon anno!", "auguri!".
Visto com'è andata, è comune certezza che il 2021 sarà migliore.
Io forse leggo troppo articoli e bollettini della Fondazione Hume (non male quello del 1 gennaio), ma ho l'idea abbastanza netta che il 2021 sarà peggiore.
Per buona parte dell'anno la situazione sanitaria ed i rapporti sociali saranno gli stessi che stiamo vivendo; sperabilmente non avremo lo stesso numero di persone che ci lasciano, ma non ci sarà nemmeno la situazione di solidarietà e compostezza che almeno inizialmente ci ha caratterizzato; anzi subentrerà la stanchezza e l'insofferenza per il perdurare della situazione e probabilmente la rabbia (non una salutare presa di consapevolezza, una sorda e pericolosa rabbia) per la prova data dalla nostra classe dirigente in questo frangente.
La situazione economica volgerà ad un drammatico peggio, mentre il debito che stiamo accumulando diventerà un'ipoteca sempre più grande per il futuro dei nostri figli, nell'incapacità ormai conclamata di cogliere l'occasione di una svolta storica.
C'è uno scenario alternativo?
Ci vorrebbero dei leader (purtoppo).
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