lunedì 30 marzo 2020

Grazie, fratelli. Che ci accomuni la buona memoria.

Da diverso tempo ho avuto modo di osservare l'ottimo livello di integrazione nel nostro paese dei cittadini di origine albanese.
Lavoratori, fieri della propria origine, rispettosi delle tradizioni del Paese che le ha accolti.
Il gesto del governo albanese di oggi, ed il discorso del primo ministro che lo accompagna, rende onore a tutti loro e a tutto un popolo.


sabato 28 marzo 2020

Ci meritiamo Sergio Mattarella


In un discorso breve ma dai contenuti alti e forti il nostro Presidente ha distillato riflessioni di grande intelligenza.
Nell'affrontare il tema dell'Europa ha introdotto la fondamentale distinzione tra le istituzioni che nell'Unione rappresentano l'organismo sovranazionale, che sinora hanno corrisposto alle aspettative di un Paese così colpito dall'emergenza, da quello che rappresenta gli stati membri, che non l'hanno ancora fatto.
E poi, quella frase: "La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse".

Conforta poter contare su un capo così.


venerdì 27 marzo 2020

Edizione straordinaria (4)

da Niente di nuovo sul fronte occidentale, di Erich Remarque
Poi comincia a spiegare dove si debba spezzare in Francia il fronte avversario, e di quando in quando si rivolge a me: «Dovreste farla un po' finita con quella vostra eterna guerra di posizione. Date una buona scoppola a quelle canaglie, e avremo la pace».
Gli rispondo che a nostro avviso non è possibile aprire una breccia nel fronte nemico. Quelli di là hanno troppe riserve. Inoltre la guerra è alquanto diversa da ciò che qui si immagina. Ma lui ribatte con sussiego, e mi dimostra che io non ne capisco nulla.
«Naturale, così pare al singolo individuo» dice «ma non bisogna perdere di vista l'insieme. E l'insieme voi non lo potete giudicare: voi non vedete che il vostro piccolo settore. Arrischiate ogni giorno la vita, ciò è altamente onorevole - ciascuno di voi dovrebbe avere la croce di ferro - ma l'importante è che il fronte nemico sia spezzato in Fiandra e poi respinto indietro tutto, procedendo da nord a sud.»
E qui soffia, e si asciuga la barba. «Respinto indietro come un tappeto che si arrotola, dall'alto in basso. E poi puntare su Parigi.»

mercoledì 25 marzo 2020

Fragile

di Marco Van Basten

Le autobiografie dei campioni non sono un genere da me prediletto, ma per Marco Van Basten era necessaria un'eccezione.
Campione di classe purissima e di eleganza inarrivabile, la sua è una storia rimasta un po' a metà, interrotta incredibilmente da un infortunio che ne ha dimezzato la carriera. 
Ciononostante il mio parere è che la sua grandezza come attaccante lo elevi ad un livello cui solo Ronaldo (quello originale) può accedere. 
E' una grandezza che non gli viene riconosciuta, generalmente: nelle graduatorie dei più grandi, il suo nome spesso non figura. 
Il libro è strutturato in parti (la giovinezza, il Milan, la caviglia, il dopo), con capitoli che non rispettano l'ordine cronologico, e spesso prendono spunto da un episodio, da una partita, da un gol, per raccontare qualche aspetto della persona.
Una persona indubbiamente complicata, forse irrisolta, quella che risulta da molte pagine che appaiono quasi un esercizio di autoanalisi (il rapporto con la madre, con il padre, con Cruyff).
Una persona che appare ammettere con sincerità la sua normalità e le sue debolezze di uomo, a partire dal titolo scelto, al racconto dei "problemi" finanziari e delle alterne (eufemismo) fortune come allenatore.
Di calcio si parla, certo. Direi anche. L'aspetto più interessante è l'opinione espressa sul calcio di Sacchi, a suo dire (ma non solo) eminentemente difensivo. Il racconto del contrasto con il mister, non certo nuovo, è tuttavia accompagnato dall'ammissione di aver ecceduto. 
Marco van Basten, il migliore centravanti di sempre, il migliore della migliore squadra della storia. 
Che eroe, per la mia gioventù.
Che finì la stessa sera della sua vita di calciatore, il 18 agosto del 1995: lui a San Siro a salutare i tifosi, io in quella tenda sulle pendici del Monte Cacciatore.    

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Edizione straordinaria (3)

Ecco una cosa che non si può dire, probabilmente.
Le scelte drammatiche di questi giorni pongono delle alternative tra la tutela della salute e l'andamento dell'economia nei prossimi mesi ed anni, ed anche lo stato della democrazia.
Nella discussione pubblica appare scontato, incontestabile, che salvare ogni singola vita abbia la priorità, che non sia in discussione la preferenza alle scelte che salvano delle persone.
Il discorso è a mio avviso più complesso.
E' chiaro che evitare il rischio che muoiano dieci milioni di persone, ad esempio, comporta ogni genere di sacrificio.
Si consideri all'opposto l'ipotesi di una scelta che salvi una sola persona, al costo della perdita di un milione di posti di lavoro. Onestà vuole che nessun governo avrebbe esitazione nel decidere di non prenderla.
Tutto quello che sta nel mezzo tra queste due ipotesi, è ponderazione di interessi, scelta politica. 
Ed è esattamente in quel mezzo che ci troviamo in questo momento.
Il governo non è di fronte a decisioni eticamente necessitate: deve fare scelte politiche di cui si assume la terribile responsabilità.

sabato 21 marzo 2020

Edizione straordinaria

Da un mese la vita di questo Paese è stravolta. Tutti in casa, morti a centinaia (al giorno). E' annunciato a minuti un nuovo messaggio del Presidente del Consiglio che probabilmente annuncerà una nuova stretta. Nessuno sa veramente quanto durerà.
Mi sono imposto di non fare polemiche; del resto molte cose non capisco. Per ora sto bene e vista la mia situazione logistico-familiare non risento troppo delle attuali misure. 
Come sempre confido nella scienza, qualunque cosa accada. 

Trent'anni di cattivi pensieri

Son passati circa trent'anni dal tempo in cui, quindicenne, cominciai a leggere con avidità e curiosità adolescenziale "La Repubblica", allora ricca di firme straordinarie. 
Fra i molti articoli che divoravo e ritagliavo non mancavano tutti i fenomenali pezzi "A parer mio" di Beniamino Placido, e la rubrica settimanale "Sette giorni di cattivi pensieri", nella quale Gianni Mura spaziava dentro e fuori lo sport, aiutando il lettore a dare la giusta dimensione ai suoi splendori e alle sue miserie.


In questi giorni terribili la scomparsa di Mura mi lascia l'ultimo (vero) cattivo pensiero: uno alla volta se ne sono andate tutte le persone che leggevo e ascoltavo per imparare, per capire; per scoprire un'idea originale o semplicemente sentire una storia ben raccontata.