martedì 10 luglio 2018

Il Reis. Come Erdogan ha cambiato la Turchia


di Marta Ottaviani

Ho inseguito questo testo fin dalla sua pubblicazione, uditane all’epoca la presentazione su radioradicale, e nell’ambito del mio grande interesse per la Turchia e per questo novello Sultano, che considero pericoloso più o meno alla stregua di un Hitler. Due anni dopo ne avrebbe avute di cose da aggiungere, la Ottaviani, nei giorni in cui Erdogan giura da Presidentissimo, completando la sua opera di ottenere il potere assoluto (ma forse non la sua opera in assoluto).
Dopo un primo capitolo in cui si riassume la storia della Turchia repubblicana, con attenzione particolare ai vari golpe militari che l’hanno contrassegnata, l’ascesa di Erdogan viene raccontata nelle sue fasi, nel suo rapporto con le “tre Turchie” che la Ottaviani individua: quella laica delle elite ricche ed occidentalizzate, quella islamica della Turchia profonda, soprattutto la terza Turchia del ceto medio che, mai ascoltato dai gruppi al potere, ha finito per dare credito a chi, almeno nella prima fase, le ha offerto una speranza di miglioramento.
La Ottaviani racconta in gran parte da testimone, oltre che da giornalista, anche una serie di presentimenti solitari man mano fattisi realtà.
Nel descrivere l’ascesa al potere del Reis non manca di illustrare i motivi reali di un consenso crescente, che individua in taluni indubbi successi amministrativi ed economici, e soprattutto nell’aver saputo offrire a larghi strati del suo Paese un’alternativa che sapesse includerli nel discorso pubblico. Abilità, fortuna e soprattutto ambiguità di fondo si sono mescolati nella fase in cui fu decisivo anche l’appoggio internazionale, che volle vedere più il proclamato intento di democratizzazione rispetto al dimesso (apparentemente) aspetto islamizzante.
Particolare attenzione dedica la Ottaviani ad alcune svolte, in particolare la rivolta di Gezi Park in cui potè vedere per l’ultima volta parte della “terza Turchia” in piazza per il proprio futuro, come ad aspetti importanti quali i rapporti con l’estero e la questione curda.
La passione che si legge in ogni pagina corrisponde ad un anticlimax della speranza, che al termine sembra completamente dissolta.
Testo molto interessante e agevole, in quanto dichiaratamente a metà fra un testo accademico ed un instant book, letto tutto d’un fiato.

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