domenica 22 luglio 2018

La conoscenza e i suoi nemici.

di Tom Nichols
Lo ammetto subito: ho scelto questo libro dopo averne sentito parlare da Saviano, nella puntata con Fazio in cui ha attaccato da par suo il “governo del cambiamento”.

Pur scritto con riferimento alla situazione americana, il testo affronta problemi con cui già ci confrontiamo, e che saranno sempre più attuali con lo scorrere del tempo.
La montante avversione non tanto contro gli intellettuali, quanto contro la competenza, deriva dal sommarsi al declinante livello culturale del venir meno della consapevolezza di chi sa meno.
Il fenomeno è da tempo ben percepibile, il merito di Nichols è concettualizzarne cause, sfaccettature, taluni effetti.
Il primo aspetto, connesso al generale declinare del principio di autorità, è il malinteso applicazione di un concetto “democratico” alla conoscenza, che travisa l’eguaglianza delle opportunità con l’eguale valore da attribuire alle opinioni: la separazione tra opzioni valoriali e ragionamenti sui fatti dovrebbe far ben comprendere che al giudizio di chi è qualificato, per scienza ed esperienza, su una materia, deve attribuirsi un valore maggiore quantomeno sui secondi. Misconoscere questo aspetto rende impossibile la conversazione pubblica e spesso quelle private, diventa frustrante per gli esperti, genera distorte convinzioni nella massa degli “spiegatori”, che purtroppo sono elettori.
Un altro aspetto è il declinare dell’istruzione superiore: la descrizione incentrata sull’università americana, vale ampiamente nelle conclusioni anche per noi, con tutte le differenze del caso, declinata nel titolo del capitolo “il cliente ha sempre ragione”.
Cuore della questione è l’accesso alla sterminata massa di informazioni su internet. Nichols analizza bene i problemi dei rapporti solo digitali e i meccanismi autoreferenziali che distorcono gli effetti positivi del web, generando in chiunque la convinzione di conoscere un argomento in pochi minuti (avendo a malapena letto il titolo di qualche post), normalmente avendo trovato le fonti che guardacaso confermano la propria opinione.
Non aiuta l’evoluzione del giornalismo inevitabilmente impoverito dalle libertà del mercato, che lo ha costretto a mixarsi sempre più con l’intrattenimento e la ricerca di consenso.
La preoccupazione dell’autore sono gli effetti sulla democrazia.
Ne vediamo gli effetti, aggiungo io, quando circolano slogan agghiaccianti tipo “uno vale uno”

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