di Vittorio Emanuele
Parsi
Questo testo offre un’interessante chiave interpretativa
delle dinamiche della politica internazionale. La tesi di fondo è che l’ordine
liberale affermatosi nel secondo dopoguerra ha abdicato, a partire
dall’affermarsi delle politiche liberiste negli anni Ottanta, alla sua capacità
di comporre democrazia e mercato, entità che non si necessitano ma se convivono
inducono l’una e l’altra a trarre il meglio di sé.
Il nuovo ordine globale neoliberale, se di ordine può
parlarsi, ha tradito le sue promesse e fallito la storica occasione di
capitalizzare la scomparsa nel nemico storico (il comunismo) per favorire una
maggiore distribuzione della ricchezza. Il mercato , privo di controlli sul
piano internazionale e nazionale, ha fatto il suo corso aumentando le
diseguaglianze.
Il mondo come lo abbiamo conosciuto rischia di schiantarsi
contro i nuovi pericoli che si affacciano, come iceberg sulla rotta del
Titanic: ascesa delle potenze cinese e russa a contendere l’egemonia USA, polverizzazione
della minaccia violenta del terrorismo internazionale, l’eccentricità delle
politiche trumpiane (in particolare l’abbandono del multilateralismo e
dell’asse atlantico), crisi delle democrazie occidentali attaccate dalla
popolocrazia.
Nel descriverli Parsi approfondisce in maniera informata
molti dei principali dossier della politica internazionale: ma resta sullo
sfondo, e denominatore comune tanto dei fatti internazionali quanto della crisi
interna di molti paesi, la critica (banalizzando direi “da sinistra”) alla
svolta compiuta nell’epoca del neoliberismo e della deregulation , quanto il
sistema liberale ha rinunciato alla sua capacità e volontà di regolare, di
affermare il primato della politica sull’economia, di perseguire scopi di
giustizia e solidarietà per il maggior numero di persone.
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