venerdì 6 luglio 2018

Titanic


di Vittorio Emanuele Parsi

Questo testo offre un’interessante chiave interpretativa delle dinamiche della politica internazionale. La tesi di fondo è che l’ordine liberale affermatosi nel secondo dopoguerra ha abdicato, a partire dall’affermarsi delle politiche liberiste negli anni Ottanta, alla sua capacità di comporre democrazia e mercato, entità che non si necessitano ma se convivono inducono l’una e l’altra a trarre il meglio di sé.
Il nuovo ordine globale neoliberale, se di ordine può parlarsi, ha tradito le sue promesse e fallito la storica occasione di capitalizzare la scomparsa nel nemico storico (il comunismo) per favorire una maggiore distribuzione della ricchezza. Il mercato , privo di controlli sul piano internazionale e nazionale, ha fatto il suo corso aumentando le diseguaglianze.
Il mondo come lo abbiamo conosciuto rischia di schiantarsi contro i nuovi pericoli che si affacciano, come iceberg sulla rotta del Titanic: ascesa delle potenze cinese e russa a contendere l’egemonia USA, polverizzazione della minaccia violenta del terrorismo internazionale, l’eccentricità delle politiche trumpiane (in particolare l’abbandono del multilateralismo e dell’asse atlantico), crisi delle democrazie occidentali attaccate dalla popolocrazia.
Nel descriverli Parsi approfondisce in maniera informata molti dei principali dossier della politica internazionale: ma resta sullo sfondo, e denominatore comune tanto dei fatti internazionali quanto della crisi interna di molti paesi, la critica (banalizzando direi “da sinistra”) alla svolta compiuta nell’epoca del neoliberismo e della deregulation , quanto il sistema liberale ha rinunciato alla sua capacità e volontà di regolare, di affermare il primato della politica sull’economia, di perseguire scopi di giustizia e solidarietà per il maggior numero di persone.

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