sabato 18 marzo 2017

Più splendori che sbagli


Interessante questo articolo de L'Espresso che con la direzione Cerno ha una rinnovata attenzione ai radicali.
La parte sugli sbagli va via un po' corta: ma l'aspetto rilevante è l'aver individuato la peculiarità vera della nostra storia: Che i Radicali, in tutte le loro numerose metamorfosi, abbiano intuito quanto si andava annunciando nella società italiana è un fatto inoppugnabile.
Poco importa se Esposito individua un paradosso fra tale merito e la "durata", errando clamorosamente in quanto si parla del più longevo partito italiano, ed in quanto il paradosso è la proporzionalità inversa fra la lungimiranza ed i riscontri elettorali.
E' bello leggere, anche ora che #ètuttofinito, che 
Se già alla fine degli anni Cinquanta coglievano la crisi del centrismo democristiano che avrebbe portato alla nascita del centro-sinistra, negli anni Ottanta già si collocavano in quell’orizzonte postpartitico oggi pienamente realizzato. Ma la loro grande intuizione risale agli anni Sessanta, quando essi entravano in sintonia con una svolta di grande portata. Si tratta di quel salto antropologico che possiamo definire biological turn, destinato a cambiare irreversibilmente la forma e la materia della politica. Quella che allora si contagiava, dai campus delle Università americane ai boulevard di Parigi, era la centralità assunta dalla vita biologica nelle dinamiche politiche.
E, più che i raffinati riferimenti intellettuali, è bello leggere un riconoscimento come questo:  che Basterebbe la restituzione dell’onore a Enzo Tortora per conferire un significato alla storia del Pr.



Grazie, Marco Pannella

martedì 14 febbraio 2017

Un giorno all'improvviso

m'innamorai di te.
Il cuore lo hai poi fatto sussultare più volte,
mentre in piedi, davanti alla tv,
accompagnavo i tuoi scatti
che ci hanno fatto sognare
che forse la sfortuna si può battere
E' stato un bel sogno, Marco.


venerdì 10 febbraio 2017

Coreide (3). I campioni

Per una tifoseria abituata a veder partire i suoi migliori, forse più di altre è difficile identificarsi con dei giocatori.
Sempre più radi, allora, sono i cori direttamente dedicati ai giocatori.
Li meritano non i fuoriclasse o i tecnicamente raffinati (quando c'erano), ma quelli che dimostrano il cosiddetto "attaccamento alla maglia".
Le lacrime di Coda dopo una partita sulla Juve ne hanno fatto giocatore apprezzato più di fenomeni veri e presunti, che nemmeno hanno trovato quel po' di paraculaggine sufficiente per vellicare l'orgoglio di un popolo che ama sentirsi coccolato per la sua specialità.
Sono molto semplici talvolta, questi cori.
Non si può che risalire alle origini:
ZI-CO, ZI-CO, ZI-CO, ZI-CO
Tanto era lo stupore di avere un simile craque tra noi, che nulla di più della semplice acclamazione venne in mente ai capi ultrà per il più grande di tutti.
Il giovane centravanti che comprammo di lì a poco dal Catania, e che lottava come un leone, promettendo mirabilie poi compiute su altri campi, venne adottato come un figlio, ed era invocato come il nome di battesimo:
A-ndre-a, A-ndre-a, A-ndre-a!
Anni duri, in cui la nuova dirigenza comprava spesso campioni in declino, la cui generosità non poteva sopperire le lacune della squadra o un -9 in classifica:
Ciccio-gol, ciccio gol, ciccio gol,
Ciccio-gol, ciccio gol, ciccio gooool,
Ciccio-gol, ciccio gol, ciccio gol,
Ciccio-gol,
Ciccio-gol!
Si lanciava anche qualche giovanotto di belle speranze, il cui cognome e le doti guerriere di cui dava prova (da giovane) non poteva che rievocare l'epopea dell'omonoma armata:
Branca, Branca Branca
Leon Leon Leon Leon
fiù
bum
Tornò due, volte, il Van Basten dei poveri, e nell'ultima mostro così poco impegno che l'animale nel coro venne sostituito, al momento della contestazione, da un epiteto con stessa desinenza ma significato non elogiativo...

Con lui, in quegli anni giocava anche un campione venuto dall'Argentina, amato come come pochi altri:
M'innamoro solo se
solo se segna Abel Balbo
Abel Abel Abel Balbo
portaci sempre più in alto.
Grandi attaccanti, in una squadra in cui si era già affacciato uno dei capitani simbolo, Alessando Calori, cui, unico tra i nostri, è spettato il classico che fu anche di Franco Baresi

Un capitano, c'è solo un capitano, un capitano

Nel suo periodo terminò l'ascensore con la B, vennero gli anni del grande Zac e del fromboliere tedesco che ci aprì le porte dell'Europa.

Fin da subito amatissimo, nella prima partita riconosciuto come uno dei nostri:
O-li-ver, O-li-ver, O-li-ver,
O-li-ver, O-li-ver, O-li-veeer,
O-li-ver, O-li-ver, O-li-ver,
O-li-ver,
O-li-ver!
In anni in in cui altrove giocava il vero fenomeno, uno così l'avevamo solo noi:
Eeeeeh, Biehroff Oliver,
ce l'abbiamo noi
ce l'abbiamo noi
sono cazzi tuoi!
Implacabile bomber e capocannoniere davanti a Ronaldo:
Si chiama Oliver Biehroff
Si chiama Oliver Biehroff
Si chiama Oliver Biehroooooff...
... e segna sempre lui!
E segna sempre lui!
Del resto in quella squadra aveva fortissimi compagni che lo supportavano. Come dimenticare chi
Correva a cento all'ora sulla fascia laterale
vai Jo-na-tan
vai Jo-na-tan
La fantasia correva al di là dell'Atlantico, ricordando John Brown:
Scende Bachini sulla fascia lateral
mette al centro un bellissimo pallone
arriva Biehroff che di testa segnerà
l'Udinese vin-ce-rà!
I protagonisti erano tanti. Uno si fece amare per la sua semplicità, tanto da ricevere al passo d'addio un inusitato riconoscimento di "frut furlan":
Paolo
Paolo Poggi,
forza dribbla tutti quanti
e tira in porta
e facci un grande goool
Paolo, Paolo Poggi.

Del resto quella squadra formidabile si issò al terzo posto con un calcio d'attacco:
M'innamoro solo se
solo se segna il tridente
Bierhof Amoroso Poggi
Son tre punti anche oggi.
Il Marcio all'inizio stentò. Poi fu anche lui capocannoniere e se ne andò dopo molti gol e dopo aver udito un coro dedicato a suo figlio, nato il giorno prima.
Anche i comprimari avevano il loro spazio:
Giuliano Giannichedda, oh, oh
Oh-oh, Jor-gen-sen
Oh-oh, Jor-gen-sen
Oh-oh, Jor-gen-sen
Pi
ne
da!
Pi-ne-da!
Gigi Turci, olè

Oliver poi andò al Milan. Complice una lustratura di scarpe a Weah dopo un goal, i tifosi se l'ebbero a male. Capitò poi a molti altri: Rossitto, Spalletti, Pizzarro, Iaquinta, De Sanctis.

Non certo al grande mister:
Zaccheroni olè
Tutti gli allenatori hanno avuto il loro coro fin dalla prima partita, all'incirca al decimo minuto. In certi casi è durato poche partite (Beppe Iachini!). Come nessuno però:
Fran-ce-sco Gui-do-lin
la la la lallà
Fran-ce-sco Gui-do-lin
la lallà lallà!

Dopo Calori fu la volta di Sensini e Bertotto. Semplice semplice:
Alè alè Nestor Sensini
Va-lerio Ber-to-tto, e-eh, o-oh.
In attacco abbiamo avuto altri buoni giocatori:

Che ce frega di Ronaldo
noi c'abbiamo Muzzi-gol.Muzzi -gol!
Alternati a giocatori, ehm..
Dino Fava gol
Dino Fava gol
Dino Fava gol
Dino Fava gol!
Finchè non si riaccese la luce. Semplicemente:
Totò!Totò!Totò!
Invocazione, ringraziamento, saluto ad un grande campione. Fece coppia con almeno due grandi di poche parole, ma di straordinaria classe, amati al pari e forse più del bomber napoletano
Qua-glia-rellasfonda la rete!
Sanchez!
Sanchez!
Un coro poi, magari si fa volentieri perchè suona bene:
Oe, oe, oe oe
Flo-ro, Flo-res
E poi, c'è il tributo agli eroi della curva, amati per le doti guerriere:
Maurizio Domizzi, 
ee, oo
Il difensore romano ne ispirava anche uno un po' più anni ottanta:
Spacca Lavezzi,
Domizzi spacca Lavezzi
spacca Lavezzi,
Domizzi spacca Lavezzi
Ma il vero idolo era uno in cui identificarsi, uno per cui la maglia era una seconda pelle:
Uno di noi,
Giampiero Pinzi!
Il massimo riconoscimento, riservato di recente anche al mister che parla in marilenghe, non a caso un tifoso:

Uno di noi,
Gigi Delneri!

domenica 29 gennaio 2017

L'America di Donald

Va avanti sulla strada, quello che ha promesso lo vuole fare.
In dieci giorni è riuscito a inimicarsi tutti.
Protezionismo, isolazionismo, razzismo, azzeramento di alleanze settantennali, limitazione dei diritti civili e della tutela dell'ambiente sono scelte legittime in un'ottica democratica.
Certo hanno due caratteristiche fondamentali: sono sbagliate perchè non portano realmente a realizzare gli interessi dichiarati da chi le propugna, e abdicano ai valori bisecolari di una nazione che era la guida del mondo progredito.
Che abbiano la maggioranza negli Stati Uniti (e, temo, in molti Paesi tra cui il nostro) dice molto sulla capacità delle classi dirigenti di fare il loro lavoro, cioè spiegare le cose e convincere le masse di quale è, al di là delle facili apparenze, il loro bene.
God Save America.

sabato 28 gennaio 2017

S'io fossi POTUS...

Dai Corrado.
Ti ho scoperto.
Mi facevi talmente sbellicare quando facevi Bertinotti che la sparava così grossa, ma così grossa. E poi, dicevi: ho raccontato un sacco di cazzate. Facciamo gli scherzi, ci divertiamo.
Non lo posso dimenticare, e ti ho riconosciuto sotto quel pel di carota.
Allora, come hai detto?
Vicepresidente: un antiabortista spianato.
Agli Esteri: un socio di Putin.
All'ambiente:  un negazionista dei cambiamenti climatici.
All'agricoltura: il re dei concimi.
Al lavoro: un sostenitore dell'automazione dei processi produttivi.
Poi un antiadarwinista, un ebreo ortodosso, un simpatizzante del Ku Klux Klan.
Basta Corrado, ci hai fatto ridere dai. Adesso ridacci il Presidente.


venerdì 27 gennaio 2017

Ma dai!

Vediamo se ho capito.
La nostra Costituzione consente una legge elettorale con premio di maggioranza al 40% (ma non più basso), il ballottaggio no, la candidatura plurima sì, ma non con l'opzione, con il sorteggio...
Aveva ragione Pannella quando sosteneva già molti anni fa (è impressionante quanti ragionamenti politici potrebbero iniziare con questa proposizione) che la Consulta poteva essere meglio denominata Corte Anticostituzionale. Per essere precisi, la definiva (lui) la cupola della mafiosità partitocratica.
Diciamo più modestamente che è luogo di decisioni politiche, in cui si compongono equilibri politici, con scelte talvolta rese necessarie dalle vacanza delle sedi preposte (ops, c'è un Parlamento?), e che magari quando accontentano tutti non vengono criticate nemmeno se si spingono clamorosamente oltre quanto sarebbe concesso all'organo garante della legalità costituzionale.
Ma accettare che la Carta del '46 sia violata da un ballottaggio o da una candidatura plurima, che al Parlamento non sia consentita autonomia nella più politica delle leggi è troppo per chi, da questo minuscola angolo di Belpaese, spera ormai soltanto di poter sussurrare: Il Re è nudo!

mercoledì 25 gennaio 2017

C'era un ragazzo, che come me...

... voleva vivere, non diventare un martire politico nè un un'immagine sui manifesti di Amnesty.

La lotta per la verità aiuta ad andare avanti chi resta, e si impone alle istituzioni per il rispetto che devono avere di se stesse.

Ma per quel ragazzo, sarebbe meglio che le luci si spegnessero per sempre.

Ciao Giulio!


sabato 21 gennaio 2017

E' un bel campionato

Bella partita stasera tra due squadre anche un po' simili.
Il Napoli ha probabilmente la fase offensiva migliore d'Europa, molto più divertente del Barcellona, ad esempio. Meno male che con i rischi assurdi che prende dietro lascia aperte le partite. 
La Roma vista al Friuli, tolti i fronzoli delle mezzepunte, ha una solidità granitica che sono indeciso se definire semplicemente spallettiana o forse juventina (aggettivi che, temo, diventeranno un giorno endiadi). Strootman e Naingo come simboli danno l'idea.
Il Milan è una bella realtà, un paio di gradini sotto, con tante soluzioni e quella voglia di giocarsela sempre. E poi con tanti ragazzi italiani.
La Juve... non è più lo schiacciasassi degli anni passati, sembra quasi lasciare uno spiraglio... Mi sa che l'ha chiesto Sky per esigenze di spettacolo. 
Tanto si sa come va a finire.

Coreide (2). Storia di un tifoso


Fra i tanti un coro, non fra i più gettonati, descrive bene la storia della molti di coloro che affollano la Nord.

E' sulle note di "Montagne verdi" e recita:

Mi ricordo le prime volte
quando in campo c'erano loro

Zico, Edinho, Massimo Mauro
Galparoli e Franco Causio.
Ero solo un ragazzino
con in tasca il mio coltellino
ma una freccia colpì il mio cuore
Udinese mio unico amore.
Poi trasferte pericolose
affrontate sempre con onore
ogni stadio che c'abbia visti
sempre stati protagonisti.
Oggi dopo piu di 20 (30) anni
quante gioie quanti dolori
ma il mio cuore ha i tuoi colori 
Udinese vinci per noi

I primi gruppi si sono formati nei favolosi (per il calcio) anni ottanta, quelli del "campionato io ti amo".

In una squadra risalita dalla serie C e riaffacciatasi alla ribalta dopo trentanni, una dirigenza coraggiosa e capace innestò alcuni campioni portando nella piccola Udine addirittura il grande craque del calcio mondiale, il grandissimo Zico. Siamo nel 1983 e con il Galinho giocano oltre ad un altro nazionale carioca un campione di classe mondiale come il Barone, ed un pugno di ragazzi di valore (Mauro, Miano, Gerolin, Virdis). Si parla di scudetto, i 25mila abbonati (quorum ego) si spellano le mani davanti a tanto spettacolo.
I miei otto anni sono i 14-15 dell'autore di questo coro, che entra nei primi gruppi in formazione (gli HTB?). 
Allora menare le mani era normale, il coltellino una dotazione standard, le trasferte pericolose c'erano pure come le frequenti cariche con la polizia e le scazzottate con le tifoserie avverse. Per salvare l'onore non occorreva vincere, bastava esserci e soprattutto non scappare.
Senza coltellino e senza trasferte, magari non in curva, c'ero anch'io, e come lui, che ora sarà quasi cinquantenne, ci sono ancora dopo trent'anni (il numero è stato modificato con il passare del tempo): tante gioie tanti dolori, ma siamo sempre qua, con l'orgoglio di tifare per questa maglia che è un po' parte di noi.