venerdì 10 febbraio 2017

Coreide (3). I campioni

Per una tifoseria abituata a veder partire i suoi migliori, forse più di altre è difficile identificarsi con dei giocatori.
Sempre più radi, allora, sono i cori direttamente dedicati ai giocatori.
Li meritano non i fuoriclasse o i tecnicamente raffinati (quando c'erano), ma quelli che dimostrano il cosiddetto "attaccamento alla maglia".
Le lacrime di Coda dopo una partita sulla Juve ne hanno fatto giocatore apprezzato più di fenomeni veri e presunti, che nemmeno hanno trovato quel po' di paraculaggine sufficiente per vellicare l'orgoglio di un popolo che ama sentirsi coccolato per la sua specialità.
Sono molto semplici talvolta, questi cori.
Non si può che risalire alle origini:
ZI-CO, ZI-CO, ZI-CO, ZI-CO
Tanto era lo stupore di avere un simile craque tra noi, che nulla di più della semplice acclamazione venne in mente ai capi ultrà per il più grande di tutti.
Il giovane centravanti che comprammo di lì a poco dal Catania, e che lottava come un leone, promettendo mirabilie poi compiute su altri campi, venne adottato come un figlio, ed era invocato come il nome di battesimo:
A-ndre-a, A-ndre-a, A-ndre-a!
Anni duri, in cui la nuova dirigenza comprava spesso campioni in declino, la cui generosità non poteva sopperire le lacune della squadra o un -9 in classifica:
Ciccio-gol, ciccio gol, ciccio gol,
Ciccio-gol, ciccio gol, ciccio gooool,
Ciccio-gol, ciccio gol, ciccio gol,
Ciccio-gol,
Ciccio-gol!
Si lanciava anche qualche giovanotto di belle speranze, il cui cognome e le doti guerriere di cui dava prova (da giovane) non poteva che rievocare l'epopea dell'omonoma armata:
Branca, Branca Branca
Leon Leon Leon Leon
fiù
bum
Tornò due, volte, il Van Basten dei poveri, e nell'ultima mostro così poco impegno che l'animale nel coro venne sostituito, al momento della contestazione, da un epiteto con stessa desinenza ma significato non elogiativo...

Con lui, in quegli anni giocava anche un campione venuto dall'Argentina, amato come come pochi altri:
M'innamoro solo se
solo se segna Abel Balbo
Abel Abel Abel Balbo
portaci sempre più in alto.
Grandi attaccanti, in una squadra in cui si era già affacciato uno dei capitani simbolo, Alessando Calori, cui, unico tra i nostri, è spettato il classico che fu anche di Franco Baresi

Un capitano, c'è solo un capitano, un capitano

Nel suo periodo terminò l'ascensore con la B, vennero gli anni del grande Zac e del fromboliere tedesco che ci aprì le porte dell'Europa.

Fin da subito amatissimo, nella prima partita riconosciuto come uno dei nostri:
O-li-ver, O-li-ver, O-li-ver,
O-li-ver, O-li-ver, O-li-veeer,
O-li-ver, O-li-ver, O-li-ver,
O-li-ver,
O-li-ver!
In anni in in cui altrove giocava il vero fenomeno, uno così l'avevamo solo noi:
Eeeeeh, Biehroff Oliver,
ce l'abbiamo noi
ce l'abbiamo noi
sono cazzi tuoi!
Implacabile bomber e capocannoniere davanti a Ronaldo:
Si chiama Oliver Biehroff
Si chiama Oliver Biehroff
Si chiama Oliver Biehroooooff...
... e segna sempre lui!
E segna sempre lui!
Del resto in quella squadra aveva fortissimi compagni che lo supportavano. Come dimenticare chi
Correva a cento all'ora sulla fascia laterale
vai Jo-na-tan
vai Jo-na-tan
La fantasia correva al di là dell'Atlantico, ricordando John Brown:
Scende Bachini sulla fascia lateral
mette al centro un bellissimo pallone
arriva Biehroff che di testa segnerà
l'Udinese vin-ce-rà!
I protagonisti erano tanti. Uno si fece amare per la sua semplicità, tanto da ricevere al passo d'addio un inusitato riconoscimento di "frut furlan":
Paolo
Paolo Poggi,
forza dribbla tutti quanti
e tira in porta
e facci un grande goool
Paolo, Paolo Poggi.

Del resto quella squadra formidabile si issò al terzo posto con un calcio d'attacco:
M'innamoro solo se
solo se segna il tridente
Bierhof Amoroso Poggi
Son tre punti anche oggi.
Il Marcio all'inizio stentò. Poi fu anche lui capocannoniere e se ne andò dopo molti gol e dopo aver udito un coro dedicato a suo figlio, nato il giorno prima.
Anche i comprimari avevano il loro spazio:
Giuliano Giannichedda, oh, oh
Oh-oh, Jor-gen-sen
Oh-oh, Jor-gen-sen
Oh-oh, Jor-gen-sen
Pi
ne
da!
Pi-ne-da!
Gigi Turci, olè

Oliver poi andò al Milan. Complice una lustratura di scarpe a Weah dopo un goal, i tifosi se l'ebbero a male. Capitò poi a molti altri: Rossitto, Spalletti, Pizzarro, Iaquinta, De Sanctis.

Non certo al grande mister:
Zaccheroni olè
Tutti gli allenatori hanno avuto il loro coro fin dalla prima partita, all'incirca al decimo minuto. In certi casi è durato poche partite (Beppe Iachini!). Come nessuno però:
Fran-ce-sco Gui-do-lin
la la la lallà
Fran-ce-sco Gui-do-lin
la lallà lallà!

Dopo Calori fu la volta di Sensini e Bertotto. Semplice semplice:
Alè alè Nestor Sensini
Va-lerio Ber-to-tto, e-eh, o-oh.
In attacco abbiamo avuto altri buoni giocatori:

Che ce frega di Ronaldo
noi c'abbiamo Muzzi-gol.Muzzi -gol!
Alternati a giocatori, ehm..
Dino Fava gol
Dino Fava gol
Dino Fava gol
Dino Fava gol!
Finchè non si riaccese la luce. Semplicemente:
Totò!Totò!Totò!
Invocazione, ringraziamento, saluto ad un grande campione. Fece coppia con almeno due grandi di poche parole, ma di straordinaria classe, amati al pari e forse più del bomber napoletano
Qua-glia-rellasfonda la rete!
Sanchez!
Sanchez!
Un coro poi, magari si fa volentieri perchè suona bene:
Oe, oe, oe oe
Flo-ro, Flo-res
E poi, c'è il tributo agli eroi della curva, amati per le doti guerriere:
Maurizio Domizzi, 
ee, oo
Il difensore romano ne ispirava anche uno un po' più anni ottanta:
Spacca Lavezzi,
Domizzi spacca Lavezzi
spacca Lavezzi,
Domizzi spacca Lavezzi
Ma il vero idolo era uno in cui identificarsi, uno per cui la maglia era una seconda pelle:
Uno di noi,
Giampiero Pinzi!
Il massimo riconoscimento, riservato di recente anche al mister che parla in marilenghe, non a caso un tifoso:

Uno di noi,
Gigi Delneri!

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