sabato 17 settembre 2016

Anche nel tuo peggior momento

Nella sempre più depressa Serie A fra le maggiormente depresse dovrebbe essere la tifoseria friulana, reduce da tre annate orribili e con prospettive di una quarta sulla falsariga (non mentano i due estemporanei successi), salvi miracoli sempre sperati con l'ottimismo/ottusità del vero tifoso.

In tutto questo, complice forse il nuovo stadio, un paio di bei cori trascinanti, l'anno scorso abbiamo fatto un tifo mai visto a queste longitudini. L'amore per la maglia, forse perchè non stimolato dai risultati nè da una squadra che la indossi con dignità, si è fatto sentire più forte .

Il coro del momento ben rappresenta questo stato d'animo:

Siamo l’armata bianconera
noi siamo la curva nord
anche nel tuo peggior momento
io giuro ti accompagnerò
bianconero è il color
che ci sale dal cuor
forza vinci solo per la curva nord


Storia del coro su "football a 45 giri"



mercoledì 14 settembre 2016

Servizio pubblico

La mia trasmissione preferita cambia faccia.



Puntate monografiche, il conduttore interroga uno studioso, partecipano i più  riconosciuti storici italiani. Sapientemente mixati al parlato filmati e frammenti di fiction. 
Si cerca con successo di conciliare l'aspetto culturale e il rigore scientifico ad un linguaggio televisivo accessibile a tutti.

In altri termini, vero servizio pubblico.

Ogni sera la replica su Raistoria de "Il tempo e la storia" è  appuntamento quasi irrinunciabile.
Quest'anno a gran sorpresa cambio di conduzione.
Mi ero affezionato a Max Bernardini, ma buon lavoro a Michela Ponzani!

L'elenco delle puntate su wikipedia

L'elenco delle puntate sul sito di raistoria



martedì 6 settembre 2016

Ma dai!

Tutto vero...

"No ai profughi", sgarbo dei sindaci leghisti a Mattarella: in massa a Brescia disertano l'incontro
La clamorosa protesta contro le posizioni del presidente della Repubblica sull'accoglienza. 

Il Presidente delle Filippine dà del figlio di puttana a Obama
Del resto quell'impertinente aveva osato criticare i suoi metodi che prevedono l'eliminazione fisica di presunti spacciatori e umanità varia.

Un libro sul plebliscito veneto del 1866 "la grande truffa"
La bufala sbarca in Veneto. Non è una mozzarella ma una indigeribile paccottiglia. Pagata con fondi pubblici.

giovedì 1 settembre 2016

Prosopopea e realtà del "modello Friuli"

Ho spesso guardando con fastidio dettato dal pudore l'enfasi che spesso usiamo per parlare del dopo terremoto 1976, nel descriverlo come una storia di successo.
Mi è talvolta sembrato impoprio rivolgersi a persone appena colpite da immane sciagura con il piglio di chi, avendone subita una analoga, mostra quanto bravo è stato a riuscirne.
Che siamo un popolo "salt, onest e lavorador" non dovremmo dircelo da soli.
E tuttavia.
In questi giorni più volte sono state riportate cifre e racconti, fatti da terzi, in cui la comparazione fra le varie ricostruzioni fa realmente risaltare quella post-76 come un punto di riferimento ineguagliato. 
Stamane persino Massimo Bordin, nel citare il "modello Friuli", ha detto: "era giusto il modello, probabilmente... Probabilmente un qualche peso lo ebbe anche il fatto che fosse il Friuli ad aver sopportato quel terribile terremoto. Persone molto serie, molto concrete, ne sono venute fuori rapidamente e con il minimo di fatti corruttivi che sono pure inevitabili".
Forse allora la prosopoea autoincensatoria descrive una realtà di cui non bisogna vergognarsi di essere orgogliosi.
Forse il fastidio ed il pudore derivano dall'inabitudine nazionale a mostrare le cose positive, in favore di una voluttà di autodenigrazione che è costume senza pari negli altri popoli. 

mercoledì 31 agosto 2016

Parce sepultis (vivisque).

Al solito lucidissimo e non prono al conformismo Carlo Nordio, una delle menti migliori d'Italia.

Nel tutto sommato composto atteggiarsi dei più nel dopo terremoto non manca di stonare l'immediata apertura di indagini giudiziarie dal finale già scritto da taluni media.

Il giudice veneziano mi risparmia la fatica di trovare le parole, le sue le condivido una a una.
La ragione più forte della "tentazione di veicolare il dolore e la rabbia verso persone e istituzioni" 


«Dopo il terremoto - dice Carlo Nordio - si è scatenata una corsa spasmodica alla ricerca del colpevole, si additano presunti responsabili di qua e di là, ma questo meccanismo mi lascia perplesso. Mi pare che la società contemporanea, laicizzata, cerchi il capro espiatorio per superare tragedie che altrimenti sarebbero insuperabili, con il loro carico di morte e di dolore»

«Non sono nato ieri e faccio di mestiere il pubblico ministero, ma segnalo un modo di ragionare che secondo me è distorto. Si parte in automatico alla ricerca del colpevole e, siccome siamo in Italia e tutto viene giurisdizionalizzato, il colpevole diventa imputato a furor di popolo e va alla sbarra. Mi pare che in questi giorni si stia assistendo allo stesso fenomeno»

«No, dobbiamo perseguire la tangente, il falso, l'abuso, ma il disastro colposo non ammette scorciatoie. E poi dobbiamo metterci in testa che nel codice penale non esiste l'imponderabile, anche se nel nostro Paese sono stati processati perfino i professori che non avevano previsto, poveretti, il terremoto dell'Aquila».

Sul solco medesimo, per una volta condivisibile, Sallusti

Il tuttologo a chiamata, presidente a chiamata  non manca di manifestare al solito intelligenza e correttezza, ma al servizio di un interventismo comodo soprattutto alla politica della "generazione di fenomeni".
Si ha l'impressione che la differenza da Nordio la faccia il quarto di secolo di differenza anagrafica. Chissà se nel 2040 Cantone ci crederà altrettanto.

giovedì 25 agosto 2016

Forza azzurri, però...

Olimpiade vissuta intensamente davanti alla TV, pronti a tifare per gli sconosciuti beniamini azzurri.
Onestamente le gare cui tenevo di più hanno lasciato in bocca l'amaro della delusione.
Atroce quella del prode e grandissimo Nibali, titanico anche nella malasorte che l'ha privato di una vittoria degna delle imprese eroiche del grande ciclismo.

Fortissima quella dell'Italvolley, arrivato ancora ad un centimetro dalla vera (e meritata) gloria.

Bravi sì i nostri cecchini, i forti schermidori, i duri lottatori.
Ma negli sport che danno le maggiori emozioni (con forse l'eccezione di Viviani e Paltrinieri) siamo forse mancati.
Bravi tutti, ma...

sabato 30 luglio 2016

Fiumi di parole...

Da alcuni giorni mancano, per fortuna, notizie di nuovi attacchi la cui frequenza rischiava di diventare una abitudine quotidiana.
Tacciono purtroppo anche voci intelligenti in grado di spiegare, distinguere, far comprendere, per lasciare posto a slogan, hastag e trend di varia caratura ma di eguale inutilità, a formulette semplificatorie buone solo per fortificare le opinioni delle opposte tifoserie del pensiero massificato.
Siamo in guerra!
Mi può star bene la capacità della parola di risvegliare le coscienze, ma la domanda che subito farei a chi la pronuncia è: e allora che si fa?
Sospetto e temo che la risposta più sincera potrebbe essere: "facciamoci portare un altro caffè! Corretto al sambuco, grazie".

Azioni terroristiche commesse da pochi uomini pronti a tutti e votati alla morte, soprattutto decisi a uccidere quanti più "nemici" possibile come unico scopo, insanguinano l'Europa. Sono commesse in nome di una religione e per deliberato odio verso la civiltà cui apparteniamo, da persone che vi sono nate. Colpiscono obbiettivi impossibili da difendere, danno un folle "senso" alla vita di disadattati ed esclusi pronti all'estremo sacrificio come momento che riscatta un'esistenza.

Che si fa?

L'impressione sommessa è che per una volta l'operato di chi ci dirige sappia essere più capace di individuare risposte di quanto viene non solo dalla pancia dell'opinione pubblica, ma anche da un ceto intellettuale mai come ora incapace di dipanare la complessità che è la cifra di questa situazione.

Sconfiggere sul loro territorio le milizie dello stato islamico
La risposta militare è in corso, a quanto apprendiamo non senza risultati, con l'avanzata in Siria ed Iraq.
Arrestare i terroristi e prevenire gli attentati
La risposta in termini di ordine pubblico è per forza di cose affidata all'attenzione degli apparati di sicurezza cui dovremo riconoscere mezzi, fiducia, pazienza nel subire piccole limitazioni nella nostra libertà ed abitudini, e anche la possibilità di sbagliare.

Includere, non respingere, i mussulmani d'Europa
Bisogna dar forza alle componenti pacifiche, con politiche concrete che non regalino alla propaganda estremista la maggioranza silenziosa. Sì alle moschee, via gli imam che incitano all'odio e che sono sono arrivati  qua, con i soldi dei paesi finanziatori dei tagliagole, per predicare negli unici luoghi di preghiera consentiti dall'attuale miope politica. Senza pretendere che ad ogni sparo di un islamico milioni scendano in piazza per scusarsi, dialoghiamo con chi è disposto a convivere in pace. 

Non umiliare, ma avvicinare le potenze regionali.
Arroganti illusioni postcoloniali sembrano alimentare la politica estera di alcune delle decadenti "potenze" europee. A Paesi con storia più antica della nostra, abituati per secoli a vedere l'Europa come terra di barbarie, non ci si può accostare con il piglio di chi si pretende portatore una civiltà ed istituzioni superiori (in taluni casi, ormai di dubbia desiderabilità), nè con l'atteggiamento di chi impone la propria legge in nome di una superiore moralità (del tutto dubbia anch'essa). Senza recedere dai principi, con paesi come Russia e Turchia si deve dialogare per portarli dalla parte nostra, come ha fatto l'amministrazione Obama chiudendo lo storico accordo con l'Iran.  Diventa sinistra la sagoma di un Trump, in tempi in cui ci sono già in giro un Putin ed un Erdogan.

Puntare tutto sul nostro way of life.
Lo confermano la dolce vita dei giovani iraniani ed i tragici contrasti fra le ragazze occidentalizzate e le loro famiglie tradizionaliste: è più forte l'appeal della vita, della libertà, di ogni costrizione imposta contro la natura umana. Dobbiamo attendere che trionfi anche in quei paesi ed in quelle famiglie, non imposta ma conquistata da loro, il desiderio di un rossetto e di una minigonna. E aiutarli in questo (vedi il punto precedente).

Non cedere alla paura
Guai a rinunciare a noi stessi, alla voglia di viaggiare, incontrarsi, cenare fuori, leggere una vignetta. Non diamogliela vinta a quelle canaglie. Questa è più facile, nessuno qui è pronto a rinunce personali. 

Le virtù che ci servono come il pane (oltre che dei leader all'altezza) sono più d'una.
Sopra tutte la pazienza, nel senso di capacità di sopportare le inevitabili perdite di una lotta che si protrarrà purtroppo a lungo. 
Tanta, tanta intelligenza.
E la forza straordinaria di cercare nell'altro quello che ci accomuna a lui.

domenica 24 luglio 2016

Scritto appena ieri

Se è vero che in ogni società le idee dominanti sono le idee della classe dominante, in Italia, in presenza di una borghesia sempre più sterile di idee, sembra ormai raggiunto il punto in cui semplicemente è la corruzione della classe dominante ad essere diventata corruzione generale. E così, siamo prossimi al giorno in cui il conformismo borghese ed il conformismo proletario avranno portato a compimento il loro processo di fusione in un unico, informe, straripante conformismo plebeo.
Alberto Aquarone, Alla ricerca dell'Italia liberale, 1972.

sabato 2 luglio 2016

Unità nazionale

E' il 2 luglio, sono le 18, attendiamo la partita, è un raro momento di unità nazionale.
Le partite della nazionale sono l'unico momento in cui ci sentiamo tutti (Marco Travaglio a parte) una cosa sola.
Se si vince.
Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede. (Il buio oltre la siepe - Harper Lee)